La notizia è (apparentemente) una buona notizia. Il commento del Sindaco, invece, ha (apparentemente) il sapore della fuga dalla realtà. E l’apparenza, spesso, inganna. Tutto è relativo, lo dice la fisica quantistica e lo dimostra ogni volta l’esperienza.
di Rori De Luca*
Parliamo di Stadio di Crotone, dell’azione del Comune contro le decisioni (allora) prepotenti ed ingiuste della Soprintendenza ai Beni Culturali dello scorso anno e del ricorso al TAR di Catanzaro che diede (allora) il primo risultato positivo, con l’accoglimento della richiesta di sospensiva, e che ha dato (oggi) il suggello definitivo a quell’iniziativa. Con la Sentenza che ha accolto nel merito il Ricorso (LEGGI).
Non me ne voglia il Sindaco. Anzi, di certo non me ne vorrà. Ma oggi leggo da lui che “…il contenzioso poteva essere evitato” (LEGGI). Leggo di una profonda amarezza e non ne capisco il perché.
Chi governa e chi amministra, sceglie. Ogni giorno sceglie e prende decisioni. Domani dovrà accettare le conseguenze di quelle scelte. La scelta di allora è stata giusta, è stata inevitabile, è stata premiata.
Quindi, oggi non c’è da provare alcun rammarico, ma anzi (ci sarebbe) da essere soddisfatti e confortati dal risultato ottenuto, nel nome dello sport, della città e dei crotonesi.
Ho usato il condizionale consapevolmente. Perché la buona notizia è solo apparentemente tale. Al contrario, nasconde una facile previsione del futuro prossimo. Perché la questione non è stata risolta in modo definitivo. Tutt’altro.
A parte l’ovvia considerazione che le Sentenze possono essere impugnate e che Ministero e Soprintendenza non si faranno probabilmente troppi scrupoli a ricorrere al Consiglio di Stato (ricordate cosa accadde per la sospensiva?), c’è una analisi dei fatti che è molto più importante della vicenda giudiziaria. E che merita tutta l’attenzione del primo cittadino. Ed anche la sua più autentica franchezza.
Le Sentenze possono essere impugnate:
Ministero e Soprintendenza avranno scrupoli
nel ricorrere al Consiglio di Stato?
Il tar ha accolto prima la richiesta di sospensiva e poi il ricorso nel merito per un preciso motivo. Eccolo: l’Amministrazione Pugliese (tale era e tale rimane), dopo una serie di innegabili errori e leggerezze, ha assunto una linea d’azione netta e consapevole a tutela dello Stadio Ezio Scida.
Ha costruito, passo dopo passo, i presupposti per giungere alla sospirata e giusta decisone di proroga dei termini concessi con la prima autorizzazione (di due anni prima) che nel frattempo era scaduta.
Amministrare è un lavoro delicato, da compiere con competenza, costanza e presenza. Proprio in quei giorni, a Luglio del 2018, esattamente un anno fa, la squadra di governo decise di avviare l’iter per individuare l’area dove collocare il nuovo stadio e di reperire le risorse finanziarie necessarie a realizzarlo. Tutto mediante l’indizione di manifestazioni di interesse e procedure ad evidenza pubblica.
Quella scelta è stata decisiva e (in parte) condivisa con la società di calcio. Tanto da essere alla base della Sentenza ed espressamente citata nella decisone del Giudice Amministrativo.
E allora, mi viene da chiedere, perché occuparsi dell’inerzia altrui e lamentarsi di ciò che altri avrebbero potuto fare e non hanno fatto? Tutto è relativo.
Nel mentre scorreva il lungo tempo
del processo amministrativo,
il Comune ha davvero fatto ciò
che aveva enunciato di voler fare?
Nel mentre scorreva il (lungo) tempo del processo amministrativo, il Comune ha davvero fatto ciò che aveva enunciato di voler fare?
Ha compiuto quel processo virtuoso che era (e sarebbe ancora oggi) il presupposto per ottenere quella proroga e scongiurare definitivamente ogni ulteriore attacco? Lo chiederò al Sindaco.
Mi piacerebbe essere smentito ma del processo finalizzato a definire l’area e reperire le risorse ed i partner per realizzare il nuovo stadio non v’è traccia.
Eppure è passato un anno intero; e in un anno quel procedimento amministrativo sarebbe dovuto essere compiuto e concluso. Al contrario, non ho mai più sentito parlare di idee, progetti e finanziamenti per la struttura sportiva.
E nemmeno ho notizie di bandi pubblici per il “project financing” (così era ipotizzato nella decisone che la Giunta assunse il 25 luglio 2018) destinato alla costruzione del nuovo Stadio di Crotone. Niente area, niente soldi, niente partner, niente di niente. La conclusione è drammatica? È vera.
Soffermarsi a godere del risultato non è affatto una cattiva idea. Gioire di ciò che si ha è il presupposto per trovare, progressivamente la pace interiore. Ed anche il movente per agire sempre in presenza e con tempestività.
Ma è pure il contrario della confusione e della divagazione. E allora, evviva il coraggio e ben venga la verità. Nessun dubbio. Il contenzioso non poteva essere evitato. E neppure doveva esserlo. Altrimenti oggi (e fino ad oggi) la Città sarebbe rimasta senza il suo Stadio.
Il Comune aveva avviato una procedura
per costruire il nuovo Stadio.
Un anno dopo non ha compiuto un solo passo.
Occhi aperti, però, Sindaco. Perché l’autorizzazione concessa a luglio del 2016 era (ed è) scaduta. La richiesta di una nuova concessione provvisoria non era (e non è) stata accolta. Il Tar ha sentenziato che le diffide del Soprintendente erano illegittime? Vero. Lo erano.
Perché il Comune di Crotone aveva avviato una procedura corretta per costruire il nuovo Stadio, con il concorso potenziale della società di calcio. Un anno dopo, però, quella procedura non ha compiuto un solo passo.
E se sopraggiungesse una decisione negativa? Se la richiesta di nuova concessione fosse respinta? Se fosse adottata una nuova diffida a demolire? Non venga qualcuno a dirci che (per un anno intero) non ci avete pensato. Perché non ci sarebbe più nulla da fare. Per lo Stadio, per la società, per la città e per i crotonesi.
Come dicevo, tutto è relativo. Ma ad ogni scelta corrisponde una conseguenza. È questa la legge universale che ci costringe ad essere franchi. Prima o poi.
* Sentire Crotone