Il mondo dell’agricoltura ha bisogno di aiuto, e le richiesta da parte di confederazioni ed associazioni sono sempre più frequenti. Tuttavia, allo stato attuale sembra molto difficile poter dare il proprio contributo, nonostante si sentano continuamente appelli e richieste specifiche.
di Francesco Placco
Mollare tutto e cambiare vita. Un’idea che sta passando per la testa a molti in questi giorni di attesa e di riflessione, e che si scontra con la paura del rientro al lavoro.
Paura dovuta, sia ben chiaro, non all’interruzione del periodo di quarantena ma alle difficoltà che si incontreranno sul posto di lavoro, e collegata al timore di poter perdere l’impiego o di trovare un ambiente completamente deteriorato.
C’è chi studia un piano B, nonostante le mille criticità del periodo, ed un’offerta allettante è arrivata dalla Coldiretti, che la settimana scorsa ha rilanciato il portale JobInCountry (QUI), un sito di annunci di lavoro nel settore dell’agricoltura, dove potersi candidare liberamente.
Ci sarebbe bisogno infatti di moltissimi braccianti: la stessa Coldiretti stima che manchino all’appello circa 200mila lavoratori (QUI) e che moltissimi campi coltivati rischiano di vedere perso il raccolto anche per colpa dell’invasione di animali selvatici (QUI).
Nelle ultime ore si sono sentite diverse proposte, dall’impiego degli operai boschivi e forestali alla “chiamata alle armi” di studenti e pensionati, fino alla regolarizzazione degli immigrati annualmente impiegati nei campi.
Tante ipotesi su un tavolo dove l’imperativo sarebbe trovare una soluzione il prima possibile, e dove i diversi approcci al problema si scontrano con le più concrete mancanze finanziarie, a partire dal sostegno alla retribuzione di chi si candida tramite l'introduzione dei voucher agricoli (QUI).
Nonostante tutte queste difficoltà, a poche ore dal lancio il sito JobInCountry ha registrato oltre 400 candidature (QUI), vedendo confermata la volontà di molti di fare la propria parte. Volontà che però si scontra direttamente con l’offerta di lavoro, che allo stato attuale non sembra in grado di poter assorbire tutte queste richieste.
Sul sito infatti, nell’arco di una settimana sono state inserite solo 16 offerte. Una miseria rispetto ai numeri di cui si parla, alla quale si aggiunge una beffa: la quasi totalità degli annunci di lavoro è riferita a posizioni aperte nel nord, mentre nel sud si registrano appena 2 domande.
In Calabria ad esempio c’è – attualmente – una sola offerta attiva, in provincia di Vibo Valentia. Numeri che, si spera, saranno destinati a cambiare in futuro, nell’arco di qualche settimana, ma che per adesso lasciano trasparire che l’idea bucolica di una vita in campagna rimarrà solo un’idea.