Patto. Sostantivo maschile [latino pactum, derivato di pacisci «patteggiare» (che ha la stessa radice di pax pacis «pace»), participio passato pactus]. - 1. a. In genere, convenzione, accordo fra due persone o fra due parti. La spiegazione è tratta dal vocabolario Treccani ma a Crotone, come è noto, si sfugge spesso dalle definizioni ed un patto fa presto a trasformarsi nel modo più sicuro per far esplodere una guerra.
di Sr* L’Imprentinente
Una “guerra” è ciò che evidentemente si è bell’e scatenata, nelle ultime ore, dopo il diffondersi della notizia di un “patto” tra il sindaco di Crotone e il centrosinistra, Pd compreso, che prevede la candidatura del primo cittadino pitagorico alla presidenza della Provincia (QUI).
Una “guerra” che è esplosa non soltanto nella maggioranza guidata dal sindaco Vincenzo Voce ma quant’anche nelle fila dei Democrat.
A dire il vero c’è anche chi lo neghi questo “patto”, sebbene ammesso dallo stesso sindaco e confermato dal Partito Democratico.
Come il giovane Andrea Arcuri, di “Stanchi dei soliti”. A suo dire (mentre s’ode in sottofondo lo stridere dei vetri a cui pare cerchi di arrampicarsi) non v’è, a norma di legge, nessun collegamento tra le liste ed il presidente della Provincia.
Bene, bravo, ma a contraddirlo sono non uno, non due, non tre, ma (per il momento) quattro esponenti della sua stessa maggioranza, che hanno subito preso le distanze dalle decisioni di Voce.
A partire dalla consigliera comunale Giada Vrenna (QUI):
“Apprendo dalla stampa - sbotta - che il sindaco … si è autocandidato alla presidenza della provincia. Nessun passaggio nella sua maggioranza, né tantomeno - sottolinea rammaricata - nessuna discussione. Lo avrebbe deciso con pochi consiglieri ed il Pd, proprio quel partito che abbiamo sempre avversato. Enzo Voce così facendo ha tradito la natura civica di un progetto che la città ha premiato”.
E per ribadire il concetto prosegue:
“Per quanto mi riguarda non è la prima volta che non mi trovo in linea con questa amministrazione. Aspetto ancora che il sindaco riferisca le ragioni di un cambio di giunta che ha effettuato nella più totale solitudine, invece che coinvolgere nelle scelte i consiglieri della sua maggioranza. Per quanto mi riguarda non sosterrò questo progetto, che ancora una volta nasce nel chiuso delle stanze e non da un confronto democratico”.
Una netta presa di posizione che è seguita a quella di altri tre suoi colleghi, vale a dire i consiglieri comunali della città di Crotone Anna Maria Cantafora, Vincenzo Familiari e Salvo Riga (QUI).
Anche loro hanno appreso (come nel segreto di Pulcinella) che il patto ipotizzato si è concretizzato:
“il sindaco Vincenzo Voce ha deciso di candidarsi alle prossime elezioni provinciali del 18 dicembre con una coalizione partitica con la quale da tempo amoreggiava. La decisione assunta, per come è maturata, ci lascia perplessi e contrariati, sia per le modalità che per la sostanza”, sostengono afflitti.
Per i tre consiglieri di maggioranza, difatti, una scelta simile:
“andava condivisa e votata dall'intera maggioranza che sostiene l’amministrazione, ma anche perché in contrasto con quanto il primo cittadino di Crotone ha sempre dichiarato di voler fare, vale a dire una coalizione civica di ampio respiro in grado di coinvolgere tutti coloro i quali si riconoscono in un progetto politico-amministrativo slegato da ‘vecchie logiche di partito’: un’alleanza per il territorio che partisse dalla città capoluogo di provincia”.
Poi giù con l’affondo finale:
“Purtroppo, quanto avevamo provato a scongiurare, si è realizzato. Tale scenario rischia di snaturare il progetto politico con il quale ci siamo presentati alla città di Crotone un anno fa. Non possiamo che prendere le distanze da questo percorso, che mette in pericolo la genuinità di un progetto politico che ha avuto la sua forza propulsiva grazie alla partecipazione attiva di semplici cittadini che altro non vogliono che il bene della città di Crotone”.
Intanto c’è chi giura che i quattro consiglieri siano solo la punta dell’iceberg e che sarebbero diversi gli altri che non gradiscano (per usare un eufemismo) questo patto, alcuni dei quali si paleseranno, altri lo faranno nell’urna.
Considerando già i pezzi persi per strada da Voce (vedi le posizioni spesso critiche dei consiglieri Fabrizio Meo, Antonella Passalacqua e Carmen Giancotti) sarebbero già sette i consiglieri di maggioranza che non appoggeranno il sindaco.
E visto che si tratta di elezioni di secondo livello, con il voto ponderato di sindaci e consiglieri, le decisioni di quest’ultimi peseranno ed eccome, e potrebbero anche decidere le sorti della competizione.
Insomma, il patto tra Pd e Voce (con buona pace del giovane Arcuri) assomiglia tanto a quei matrimoni in cui sulla carta si lascia intendere di avere una dote allettante, ma che dopo il “sì” si scopre che tutto ciò che luccica non sempre è oro. O, meglio: non sono voti!
*Simbolo dello Stronzio