Reggio, stamane la presentazione del progetto di Polizia “Una città senza crimine”
Diffondere la cultura della legalità tra i più giovani è uno degli obiettivi costantemente perseguiti dalla Polizia di Stato che stamane ha presentato il progetto “A-ndrangheta, Progettiamo una città senza crimine”, iniziativa, che avrà durata biennale, rivolta agli studenti del quarto anno delle scuole secondarie di II grado del territorio reggino.
I particolari sono statti esposti nell’Aula Magna Quistelli della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, con la partecipazione della Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie, della Prefettura di Reggio Calabria, del Consiglio Regionale della Calabria, della Città Metropolitana di Reggio Calabria, dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, della Magistratura del distretto di Corte d’Appello di Reggio Calabria, del Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, del Direttore Generale Miur Calabria, del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, di Libera contro le mafie e del’Osservatorio Regionale sulla Violenza di Genere.
Si tratta di un ampio progetto che prevede il coinvolgimento di 32 istituti scolastici, 64 docenti e 128 studenti interessati quali referenti delle scuole, 32 Tutor della Polizia di Stato, e 480 esperti che parteciperanno agli incontri organizzati tra la Polizia di Stato e gli studenti, che si svolgeranno nei primi sei mesi dell’anno scolastico appena iniziato, e che verteranno sulle materie: bullismo, i reati informatici e la violenze tra i giovani; violenza di genere; criminalità organizzata; droga, l’alcool e la ludopatia e per la sicurezza stradale e ferroviaria; coesistenza tra diversi.
Medici, magistrati, politici, operatori sociali, professori universitari, dirigenti di specialità della Polizia di Stato, imprenditori ed esponenti di comunità religiose, saranno invitati ad esporre ai ragazzi il proprio sapere su quei temi che li riguardano più da vicino nell’ambito del più ampio concetto di “legalità”. In primavera gli studenti, coadiuvati dai tutor della Polizia di Stato che li avranno seguiti nel percorso, realizzerannodei progetti di “Città senza criminalità” su uno dei temi specifici trattati, progetti che saranno poi non premiati, bensì valutati da una Commissione formata da personalità ed esperti, che valorizzerà i progetti più innovativi e rappresentativi, trasformabili in atti normativi.
Con l’inizio dell’anno scolastico 2020-2021 verrà costituita un’assemblea degli studenti referenti per l’elaborazione di una bozza di delibera di legge regionale e di delibera consiliare, per la formalizzazione del progetto, con l’assistenza dei tecnici dell’Assemblea Regionale e del Consiglio Metropolitano, e la delibera nel febbraio del 2021 verrà presentata e sostenuta dagli studenti nell’Assemblea Regionale e nel Consiglio della Città Metropolitana.
Alla presenza del Questore Maurizio Vallone, del rettore Marcello Zimbone e delle autorità civili e militari operanti sul territorio, il sindaco Giuseppe Falcomatà si è rivolto alla platea della sala “Quistelli” della Facoltà di Architettura parlando di ‘un’iniziativa importante che conferma quanto sia fondamentale costruire cultura della legalità nell’accompagnare il lavoro repressivo, fondamentale, messo in campo quotidianamente dalle forze dell’ordine’.
“Oggi – ha detto Falcomatà – come sta accadendo da qualche anno a questa parte, stiamo raccogliendo grandi risultati dalla sinergia istituzionale della cosiddetta “Squadra Città”, composta da istituzioni ed organismi di controllo e garanzia della pubblica sicurezza. Aprendosi sempre di più al territorio con percorsi di carattere educativo e culturale, la “Squadra Città” sta incidendo sulle coscienze utilizzando quella che è l’arma più importante: l’istruzione”.
“L’Italia – ha continuato il sindaco – secondo studi di alcuni importanti Istituti di ricerca, è il Paese che ha il maggior distacco fra “percezione dei problemi” e “problemi reali”. Spesso, nel comune sentire dei ragazzi, delle persone, dei cittadini, si avvertono prioritari problemi che, in realtà, non lo sono affatto. Fra questi, la ‘ndrangheta e la criminalizzata non sono ai primi posti. Queste iniziative, dunque, sono fondamentali proprio perché dagli studenti, dalle scuole, dall’università deve partire la consapevolezza della gravità di tali fenomeni e delle priorità del nostro paese”.
“La ‘ndrangheta – ha aggiunto - in un territorio che ha grandissimi problemi, soprattutto di lavoro e di futuro per i giovani, può affascinare, plagiare, coinvolgere e, purtroppo, prima o poi, in mancanza di alternative, stringere in un abbraccio mortale i più deboli o quanti non hanno sufficienti anticorpi per reagire. Ecco perché serve un lavoro di sinergia. Ecco perché, ogni azione, è volta al ripristino ed al mantenimento della legalità, anche quella che può sembrare più banale: fare un campo di calcio in una periferia significa raccogliere i ragazzi intorno ad una squadra e far loro apprezzare i valori del sacrificio, della solidarietà, della lealtà e dell’aiuto reciproco”.
“Realizzare piazze, non significa soltanto ripristinare il decoro urbano, ma dare uno sfogo ad un quartiere, a persone che altrimenti sono portate a stare in casa o a fare dell’altro. In questo senso – ha spiegato Falcomatà ragionando sul progetto - anche momenti di coinvolgimento degli studenti, il percorso di “a-ndrangheta” con questa alfa privativa, possono e devono incidere per arrivare a vivere una città senza mafie che dalla scuola e dalla consapevolezza dei problemi reali del Paese deve trovare linfa per controbattere e resistere. Un percorso di formazione ed educazione che renda le nostre coscienze prive della cultura ‘ndranghetista che molti hanno insita nel proprio modo d’essere e agire, deve tenere conto di ogni componente che unisca il Paese intorno a sentimenti e valori che alzano il livello di fiducia nelle istituzioni e nello Stato. Il progetto che si inaugura oggi va in questa direzione. Da sindaco di Reggio Calabria e della Città Metropolitana non posso che ringraziare il Questore Vallone – ha concluso - e l’Università per averlo portato avanti”.