di Vito Barresi
Valla a sfatare la percezione che abbiamo in Italia che la prossima ondata migratoria, annunciata a partire da questa primavera, sarà come un invasione di massa di extraterrestri. E anche se qualcuno continua a chiedersi come si fa stabilire la cifra esatta di un esodo di proporzioni gigantesche, un flusso umano che oscilla da un minimo di trecentomila fino alla stima realistica di oltre seicentomila persone, l'ondata massiccia che si riverserà sulle coste meridionali italiana, lungo la riva sud del mediterraneo, sarà quasi intermante composta di emigrati africani.
Pressati dalla miseria, dalla fame, dalla siccità, profondamente trasformati dalle dinamiche evolutive di un inarrestabile crescita della popolazione e da un calo della mortalità infantile, nell'area sub sahariana interi eserciti di migranti sono già in movimento per riversarsi nelle vicine terre dell'Europa. A sud del grande deserto la situazione è del tutto opposta: il ritmo di crescita della popolazione è addirittura in forte aumento perché la fertilità non diminuisce mentre sta calando la mortalità, sopratutto quella infantile.
In Niger, Mali e negli altri paesi del Sahel, dove l'età media è di 17 anni, il miraggio della salvezza, nel mirino di queste nuove generazioni è soltanto il paradiso europeo. Secondo i dati dell'Onu quasi tutta l'immigrazione africana cercherà di collocarsi nelle grandi città europee, determinando un cambiamento sociale, culturale, etnico e religioso che allarma i residenti e alimenta la facile retorica dei politici che vorrebbero farne una crisi nazionale.
Ma a subire il grave impatto delle ondate migratorie sarà sopratutto il sud italiano che è poi l'area economicamente e strutturalmente più svantaggiata dell'intera Unione Europea. Come dimostra il caso dell'isola di Lampedusa la vera emergenza è soprattutto qui. Sotto accusa la gestione europea che come obiettivo la riduzione di «traffici criminali e migranti irregolari verso l'Ue» e delle «morti in mare».
Frontex, il faraonico programma europeo per la lotta all'immigrazione clandestina, un sistema di sorveglianza delle frontiere, coordinato a livello europeo, per quanto munito di ingenti fondi pari a centinaia di milioni di euro, con l'appoggio strategico di tipo militare, persino munito di aerei, navi, elicotteri, droni, non solo fa acqua da ogni parte ma rischia di naufragare clamorosamente ancor prima del 2020.
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