di Vito Barresi
Rwanda alla prova della memoria, nel lutto nazionale tutto il peso di vent'anni di dolore. E si torna a interrogarsi perchè quel 6 aprile del 1994 fu un giorno maledetto per il martoriato paese africano quando venne abbattuto il Falcon Dassault 50, con a bordo il presidente del Ruanda, Juvenal Habyarimana e il presidente del Burundi, Cyprien Ntaryamira, da parte di un gruppo di estremisti Hutu.
Solo dopo poche ore si scatenò uno dei genocidi più crudeli della storia umana nell'indifferenza del mondo. Per cento giorni (fino al 16 luglio 1994) tra gli 800 mila e 1 milione e 100 mila Tutsi e Hutu moderati furono uccisi per le strade (la popolazione del Ruanda nel 1994 era di circa 7 milioni di abitanti), molti a colpi di machete, sotto la guida di Radio Mille Collines che invitava a "schiacciare gli scarafaggi" indicando i luoghi dove si erano nascosti. 300 mila orfani e mezzo milione di donne violentate, moltissime volutamente infettate con l'Hiv.
A vent’anni dal genocidio che scosse e inorridì il mondo intero, adesso le tante sofferenze rimaste si allineano lungo l'asse dei rimorsi, degli errori e dei peccati che portarono a quella disumana mattanza. E tra i sospettati eccellenti persino il consiglio di sicurezza dell'Onu, il Palazzo di Vetro che incomprensibilmente, dopo l'inizio dei massacri, decise di ridurre i soldati a sua disposizione da 2.500 a 270.
IL RWANDA NEL FRATTEMPO È MOLTO CAMBIATO. Dal 2008 vanta il primato di nazione al mondo con una maggioranza femminile in Parlamento. Ma il sogno della "riconciliazione" è ancora molto lontano. Ovunque, tanti ex assassini continuano a convivere con i sopravvissuti al genocidio rwandese. Li chiamano “villaggi della riconciliazione” e se ne contano sette. A Mbyo vivono 53 famiglie: 16 di ex assassini pentiti, 23 di sopravvissuti e 14 venute chissà da dove. Il villaggio è diventato un’attrazione turistica. Un tour operator ruandese ha inserito il borgo nelle visite organizzate: “trucidatori e sopravvissuti vivono insieme in modo eccezionalmente armonioso - si legge nel depliant della Wildlife Tours - Rwanda, quasi invitati a visitare una sorta di paradiso del genocidio.”
CICATRICI E FERITE ANCORA APERTE. Lungo le strade del Rwanda restano i totem di atroci ricordi, le immagini mai sbiadite, sempre più nitide e amare, le scene apocalittiche di uno scontro incivile, frutto di avidità, sete di potere, diseguaglianze storiche e sociali, nel quadro di quella condizione geopolitica che ha fatto dell'Africa il gigantesco continente dei dannati della terra.
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