di Vito Barresi
Come in un dipinto di Leon Golub, quadri che portano la violenza urbana nel cuore della società opulenta, scorticando la coscienza levigata dei bravi cittadini democratici, immagini gigantesche dell'orrore quotidiano che tutti viviamo e pochi vogliono vedere, il caso del calciatore Riccardo Magherini, morto nella notte tra il 2 e il 3 marzo all’età di 40 anni, fa discutere e impressiona l'intera città di Firenze.
E scuote l'opinione pubblica il video postato sul canale Yuotube dal presidente della Commissione diritti umani del Senato, Luigi Manconi, un filmato angosciante in cui si guarda e si sente quel che ribolle sotto il coperchio di una strana nottata lungo le strade del capoluogo toscano. I movimenti disperati di una persona, le membra prigioniere di un uomo tra un muro grigio e nero, le figure intorno che hanno lo stesso colore del muro e forse la stessa cinica durezza.
C'è qualcosa che allarma e suscita disagio nei fotogrammi girati in tempo reale di quel cortile fiorentino, ore 1.21, quando una pattuglia dei carabinieri ferma Magherini. Solo 12 minuti dopo arriva l’ambulanza arrivi Borgo San Frediano, ne passeranno oltre 23 prima che l’ex calciatore viola, sia consegnato a un medico. Dati che emergono dalla scansione di più di cinquanta minuti di telefonate, ricomposta dagli investigatori.
Ma ancor di più adesso fanno testo e contano le immagini e le voci di un fermo concitato e ruvido. La vittima che grida ripetutamente aiuto. Sul cadavere ecchimosi ed escoriazioni, sulle braccia, le gambe, le tempie, l’addome e, soprattutto, alla schiena.
Adesso tutti lo ricordano come un bravissimo ragazzo, estroso, un po' naif, che faceva l'arredatore e che aveva fra i suoi clienti soprattutto dei facoltosi arabi. Con la Fiorentina aveva vinto il Torneo di Viareggio. Ma l'ultima partita l'ha persa proprio in casa, a Firenze dove la sua storia di vita è andata d'un colpo fuori gioco, oltre la curva gigliata dei colori viola.
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