di Vito Barresi
Al bar? Si muore. Si, proprio così al bar si muore ma non come in una canzone di Gianni Morandi, quanto per mano di killer che improvvisamente dopo decenni sono tornati a uccidere sulla scena urbana di Crotone. Città della Calabria apparentemente laterale e defilata nella mappe delle nuove 'ndrine, quasi immune dalla presenza di una locale di 'ndrangheta, se non nella frazione di Papanice, piuttosto territorio spartiacque, diviso tra le varie influenze di altri gruppi malavitosi radicati e attivi nell'entroterra provinciale (Isola, Cutro, Cirò).
Dopo la condanna all'ergastolo e la morte del vecchio patriarca Luigi Vrenna, da tutti conosciuto come “u Zirru”, qui si era vissuta una lunga 'pax' mafiosa, in qualche modo, sospettano gli inquirenti, proprio infranta dall'omicidio di ferragosto.
Sta di fatto che l'agguato, avvenuto poco dopo la prima serata con molti turisti tedeschi in giro sulla via Poggioreale, le modalità della sparatoria e il curriculum della vittima sono adesso al vaglio degli investigatori che potrebbero trarre dagli indizi, conferme e informazioni utili a tracciare un nuovo quadro di assetti ed equilibri criminali nella città di Pitagora.
In un ex capoluogo di provincia allo sbando, una città in grave crisi d'identità socio economica e culturale, senza più alcuna strategia di sviluppo futuro, con un'Amministrazione comunale che la maggioranza dei cittadini giudica assente, ritardataria e fin troppo interessata ai giochi della politica, anche in vista delle regionali, con un sindaco, crollato da tempo negli indici di gradimento in zona retrocessione, un Vallone bis che la gente critica aspramente quanto inutilmente, quotidianamente assediato da gruppi sempre più numerosi di disoccupati, diseredati, impoveriti che ne chiedono le dimissioni per inefficienza e ignavia, l'irrompere di questo omicidio dovrebbe suonare come un campanello d'allarme per la sicurezza pubblica e democratica, inducendo soprattutto le istituzioni comunali, provinciali e prefettizie a prendere atto che qualcosa è davvero cambiato.
I crotonesi sono alle prese con una crisi impressionante che ha desertificato i sistemi produttivi e circuiti economici. In ogni angolo si vedono poveri, stranieri che cercano l'elemosina come in un slum alla George Gissing, riproducendo a tratti il teatro di un Harlem della Calabria, un ghetto nero, popolato da migliaia di africani che hanno invaso le strade principali e vicoli del centro storico, presidiando intere zone, piazze, angoli, aprendo ovunque spazi di mercato alla prostituzione di colore. Un nomadismo urbano e multietnico, con annessa paura di infezioni, scabbia, e per chi più ne ha da fantasticare, anche portatori del virus Ebola.
E, in questo quadro, come in un classico di Sergio Leone, c'era una volta... Crotone, si torna a sparare.
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