L’ombra del boia sulla vita di Greta e di Vanessa

21 agosto 2014, 17:30 100inWeb | di Vito Barresi

di Vito Barresi

E' scesa improvvisamente un'atmosfera silenziosa e cupa sulla sorte di Vanessa e Greta, dopo che il boia islamico che parla in accento inglese, travisato in un lugubre abito nero, ha tagliato la testa a James Foley, un innocente reporter americano operativo sul fronte di guerra, suscitando orrore e paura in tutto il mondo.

Ruvidamente ricacciati nel pozzo oscuro e profondo dove aleggiano ancora gli incubi più atroci e nefasti della storia umana, tra Brembate, Varese, Cosenza e Bergamo, il vociare si è abbassato, fino al soffio impercettibile di un respiro sospeso di apprensione, nella cerchia di amici di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due volontarie italiane rapite in Siria lo scorso 31 luglio. A tal punto che l'attesa si va sempre di più trasformando in un coro unanime di preghiera laica, rivolta a chi può e a chi deve, todo modo, impedire che ancora una volta si alzi il patibolo di sanguinari quanto cinici assassini.

Quasi un'invocazione ad arginare ogni odioso e cieco riverbero di questa assurda ora del male, che rintocca implacabile tra Bagdad e Damasco, Aleppo e Mosul, distruggendo ogni regola di civiltà, annichilendo ogni resto di misericordia e di pietà. A Varese, a parte qualche sguaiato commento, tutti dicono che queste due ragazze, queste due donne, queste due volontarie, queste due cooperanti sono l'orgoglio della nuova gioventù italiana, coraggiosamente entusiaste e consapevolmente responsabili di aver scelto la difficile e pericolosa strada della solidarietà e dell'aiuto agli altri. Vanessa è nata a Cosenza 21 anni, rimasta in Calabria fino al 2000, quando con i suoi è andata in Lombardia, a vivere, studiare e lavorare nel bergamasco. Insieme a Greta, originaria della provincia di Varese, hanno deciso per nobile causa di raggiungere e inoltrarsi in un girone di quell'inferno mediorientale (200.000 morti, 50.000 finiti sotto tortura, 500.000 prigionieri nelle carceri del regime, 150.000 che mancano all'appello senza aver lasciato traccia, 3 milioni e mezzo di rifugiati, 3 milioni di case distrutte, 1 milione di feriti, oltre 650.000 mutilati) per dare sollievo ai bisognosi, soprattutto ai bambini.

La mente, la moviola alla memoria, il ricordo, documentario al montaggio, si spostano rapidamente dalle instagram felici delle due ragazze italiane, ai loro luminosi profili social, così carichi di trepidante amicizia e premurosa speranza, all'immagine dolente e carica di Padre Paolo Dall'Oglio, il gesuita scomparso ormai da troppi mesi, simbolo di dialogo e fraternità.

Adesso, non ieri né domani, mentre tutto questo sta accadendo, dentro il buio del nostro tempo, sullo scenario di un mondo globale e caotico, ciò che drammaticamente si impone sugli schermi dei media, sulle prime dei giornali on line, è solo una figura spaventosa, la cui sagoma si staglia come unica protagonista, la faccia nascosta del boia. Il suo archetipo di odio e terrore, i risvolti aberranti della propria crudeltà, insieme ai brani obliterati persino dalla censura della rete, insieme al raccapricciante racconto del potere demoniaco del boia, mettono ancor di più in pericolo la vita di Greta e Vanessa.

In nome della loro libertà e della loro salvezza, in quest'estate dal sapore di guerra, bisogna mobilitarsi, e uniti, attivare ogni presidio di pressione democratica, nazionale e internazionale, sia nelle istituzioni che tra i cittadini.

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