di Vito Barresi
Sapete come si chiamano quelli che, in un angolo del sud Italia devastato dall'Eni, schifano e detestano fino al limite della rabbia e dell'invettiva i grandi, grassi, ricchi, protervi e potenti manager della corruzione che siedono a Milano sulla urticante groppa del loro ingordo cane nero a sei zampe?
Da mesi in occupazione permanente, assiepati fino a notte con tende e auto dietro i cancelli della Centrale del gas che vettorializza in rete Snam oltre il 16% del gas consumato in sede nazionale, tutti ormai li chiamano Attivisti No Eni.
Sono i gufi che bubolano contro il colosso petrolifero, il cui vertice è accusato di aver versato una mega tangente di oltre mezzo miliardo di dollari all’ex ministro del petrolio nigeriano Dan Etete per lo sfruttamento di un giacimento off shore del Paese africano. Un gruppo di giovani, ragazze, disoccupati, cassintegrati, pensionati, che si vestono di nero come il petrolio, decisi ad abbracciare una crociata per far giungere la voce di una città uccisa dalle vecchie industrie inquinanti e dal silenzioso sfruttamento delle proprie risorse energetiche, fin sull'altare del santuario del colonialismo petrolifero italiano, la sede centrale dell'Eni, dove pure non si negano transazioni anomale pari a un valore che potrebbe immediatamente risollevare le sorti della città più povera e disoccupata d'Italia.
Anche a Crotone, si proprio a Crotone, come canta Peppe Voltarelli, è giunta l'eco dei manager dell'Eni, l’Ad Claudio Descalzi e l’ex presidente Paolo Scaroni, tanto benvoluti da Matteo Renzi, che avrebbero corrotto a manetta, imperturbabili anche di fronte alla Convenzione Ocse che condanna le tangenti come un crimine internazionale.
Tra uno striscione e l'altro, i contestatori che hanno invocato persino Papa Francesco, esortandolo a destituire l'attuale arcivescovo e a nominare al suo posto Padre Giancarlo Maria Bregantini, evidenziano in pubblico l'altra faccia, cinica e sporca che dell'Eni si conosce in Calabria.
Alla caccia di uno strano Anonimus di Stato, con sede aziendale a San Donato Milanese, gli Attivisti No Eni, dicono ai pochi giornalisti che seguono la loro battaglia che l'unica Agip reale che conoscono, è un'Agenzia Italiana delle Pompe funebri che odora di gas e petrolio, responsabile di uno sfruttamento minerario senza controlli che ha letteralmente fatto a pezzi il territorio, ricacciandolo sul margine del caos, dopo aver conquistando con arroganza, protervia e prepotenza ogni linea di falda, sfruttando fino al fondo del barile, immensi giacimenti metaniferi, tra il mare azzurro e una culla costiera di argilla dolce.
Sotto la cui crosta geologica, adesso pare, il cane vorace abbia fiutato un altro, prezioso tesoro archeologico, l'ombra nera del petrolio che si staglia sulla riva di questa costa jonica crotonese, magari per infrangerne definitivamente il chimerico sogno turistico, bello e impossibile, a modello California.
In queste terre di sguardi e informazioni sussurrate, certo non passa inosservato che sull'ormai maturo affare metano aleggia il rampante trailer del petrolio fresco. Così già si conoscono nomi e referenti, indirizzi e telefoni degli uomini che marcano il territorio con l'etichetta di varie società petrolifere, da molti mesi presenti nel mare di Pitagora, ancor prima che Matteo Renzi inventasse il decreto Sblocca Italia.
Sensibile alle promettenti intraprese che si aprono sulla strada del petrolio calabrese, una discreta folla di interessati e affaristi, mescolati ai pochi veri imprenditori locali, accoglierà il Presidente Nazionale di Confindustria Giorgio Squinzi, atteso nella prima ora antelucana di un lunedì di mezzo settembre. Magari per sentire confermare da lui, la posizione ufficiale di Assomineraria, pronta a balzare sul treno dell’oro nero calabrese.
Per il resto che importa tornare a parlare di vincoli ambientali e paesistici, di decollo turistico e di beni archeologici, quando già le trivelle vanno a spasso liberamente come artistiche installazioni premoderne tra il Tempio di Hera Lacinia e il lungomare crotonese? Un po’ senza vergogna, soltanto a pochi metri da quella statua dedicata al tragico eroe della città, Rino Gaetano, malinconico menestrello misteriosamente scomparso a Roma. Forse perché denunciava tangenti e mazzette dell’oro nero italiano... Spendi, spandi effendi. Chissà se i gufi “No Eni” di Crotone questa volta gliela canteranno a Giorgio Squinzi.
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