di Vito Barresi
Non c’è solo il commissario Montalbano, non ci sono solo i poliziotti crudi, feroci, implacabili della Diaz ma ci sono anche loro i ragazzi che come Massimo Impieri sanno che si può morire in servizio e per gli altri. Perché per quanto puoi sapere che tutto andrà bene, per quel che sai come d’abitudine che ritornerai che ormai fa quasi giorno a casa tua, togliendoti il giubbotto all’altezza del cuore, il tesserino a destra, la placca rivolta all’esterno, sganciando il bottone automatico della fondina, ripassandoti a memoria con il segno della croce dov’è la pistola, sai anche che un poliziotto sulla strada è sempre come una piccola particella di mercurio che può cadere a terra, perdendosi per sempre.
Quel fatto andato a sentenza avvenne che erano le 2.30, nella notte tra un sabato e una domenica di luglio.
La pattuglia si era mossa per regolare il traffico dopo che un'auto era rimasta in panne in contrada Cipolla, all'innesto tra la strada statale 106 e la 107 Silana-crotonese. Mentre sistemava i segnalatori, arrivò un'auto a velocità sostenuta. Il guidatore non si fermò, tirò dritto. Poco dopo abbandonò l'autovettura. Il collega si salvò per un soffiò mentre per Massimo, scaraventato dopo l’urto a una quarantina di metri, tutto finiva in un istante.
Era di Sapri, città dove abitano la madre e il padre (ex comandante del distaccamento della Polizia Stradale), la sorella Claudia, i nonni. Da 7 anni lavorava a Crotone, in Calabria. Ci fu il lutto cittadino nella sua splendente Sapri, dove lo salutarono per l'ultima volta gli amici e i familiari. Massimo tornò un pomeriggio di questo luglio che erano all'incirca le 15.00, nella casa dei suoi, in località Timpone. Alle 12.30 nella Chiesa Madre in piazza Plebiscito, le porte si spalancarono per la camera ardente, con il picchetto d’onore della polizia stradale. C'era anche il capo della polizia. Di lui resta l’intitolazione della sottosezione autostradale di Messina all’agente scelto, promosso per merito straordinario medaglia d’oro al valor civile, un anno dalla prematura scomparsa. Almeno affinché la sua storia sia esempio e monito per quanti attentano sulla strada al rispetto dell'obbligo essenziale della responsabilità.
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