di Vito Barresi
Benedetto colui che viene eletto nel nome del Signore o in quello del popolo italiano?
La domanda sorge spontanea visto che più non si sa davvero a che santo votarsi, domenica 23 novembre prossimo venturo, data fissata per la celebrazione del suffragio universale diretto, l'elezione del nuovo Consiglio Regionale della Calabria, dopo che i Vescovi calabresi, con un documento ufficiale, hanno posto il corno del dilemma alle istituzioni regionali e agli elettori di confessione cattolica, contemporaneamente, convocati a rispettare un 'doppio' precetto, quello civico, democratico ed elettorale, insieme a quello religioso e spirituale, partecipando bis in idem, a partire dalle 9,30 in Piazza San Pietro, al rito di canonizzazione, di san Nicola Saggio da Longobardi, primo frate minimo a scalare la gloria degli altari dopo il fondatore dell'ordine, san Francesco di Paola.
Un momento agognato, oltremodo sospirato dai numerosi fedeli del francescano che da ben 228 anni, avvenuta la sua beatificazione nel 1786, 77 anni dopo la morte, aspettavano che dalle stanze vaticane venisse erogato l'ambito decreto da calendario, forse anche per scusarsi del secolare ritardo patito dal neo santo.
Proprio qui, dopo che il Tribunale Ecclesiastico di Cosenza, con il placet dell'Arcivescovo Nunnari, aveva riaperto la causa di canonizzazione del Beato Nicola Saggio da Longobardi, per un miracolo attribuito e tante grazie ricevute, non per fretta ma per devota programmazione, il lungo purgatorio procedurale è stato presto superato dall'augusta convocazione al cospetto di Papa Francesco, discretamente quanto fermamente richiesta dal postulatore di tutte le cause che riguardano l’ordine dei Minimi, padre Ottavio Laino.
Per la cronaca, allorquando il Sommo Pontefice, durante il Concistoro d'inizio anno, stabiliva per Giovanni Battista Clemente Saggio, al secolo suo poi divenuto fra Nicola, la dignità di santo, da conferire in data 23 novembre 2014, le campane della Cattedrale di Cosenza e di tutte le chiese dei Frati Minimi, in primis il campanile della Basilica di Paola poi quelle in piazza Plebiscito a Napoli e di via Manzoni a Milano, si sciolsero a festa.
Fatto sta che adesso la fortuita, quanto confliggente assonanza fra il lieto giubilo per l'urna del Saggio e la gravosa responsabilità delle urne nel seggio, come mai avvenuto neanche ai tempi di Don Camillo e Peppone, durante gli indimenticabili e rimarchevoli decenni ex voto delle innumerevoli, bellissime Madonne Pellegrine, non solo minaccia il rinfocolarsi di una mai sopita diffidenza tra Cesare e il popolo credente, quanto addirittura il suo tramutarsi nel primo 'casus belli' della storia politica repubblicana per stabilire la data dei ludi caratecei. Chiesa e Vescovi calabresi sono apertamente sul piede di guerra, tuonando da pulpiti mediali e rostri a mezzo stampa, probabilmente anche con qualche motivata ragione, per ottenere il rinvio delle elezioni regionali.
Altro che inchino dei soliti ignoti alle statue in processione. Questa volta la cosa rischia di mettere a dura prova anche il buon vicinato tra il Ministero degli Interni e i palazzi di via della Conciliazione. Tanto da far sballottare persino la sorvegliata benevolenza delle gerarchie vaticane verso Matteo Renzi, sempre ossequioso delle specifiche prerogative politico e religiose di Stato e di Chiesa. Per quel è dato sapere, le reciproche diplomazie, per il tramite di ben note truppe cammellate romane, sono già in movimento per raggiungere un concordato. Facendo ogni lecita pressione, non più sull'assetto politico regionale, quanto direttamente sui membri della delegazione parlamentare e ministeriale calabrese.
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