di Vito Barresi
Ma perché mai poi per Matteo Renzi non dovrebbe valere lo slogan 'Piove, Governo Ladro!', proprio quando il premierato del bel fiorentino, figlio di cotanta signoria alluvionale, ha evidenziato disattenzione strategica e poi concretamente sbando, pressapochismo e confusione sui grandi temi del rischio in un Paese come il nostro che è l'atlante storico, data-base millenario, il bollettino stagionale delle alluvioni, dei terremoti, delle calamità, la summa e il coacervo della vulnerabilità idrogeologica, territoriale e urbana del mondo intero?
Prendete il programma di governo di Matteo Renzi e rabbrividite. Non un solo cenno di politiche strategiche, investimenti e innovazioni progettuali per abbassare la soglia di pericolo, lo stato di minaccia ricorrente e perpetuo che sovrasta la comunità nazionale e le popolazioni locali; ripassate approfonditamente quelle che erano individuate come le priorità messe in mostra nelle varie edizioni della sua magnificente e futuristica Leopolda. Sarà come un viaggio su Marte prima della Nasa, passeggiando in vuoto cosmico di tecnologie e infrastrutture di base, remote e di controllo, attraversare un deserto assoluto di proposte, scenari e iniziative per salvare l'Italia dalle sempre potenziali e incombenti catastrofi naturali che minacciano di sfigurarla e raderla al suolo, sia di giorno che di notte.
Sarà un caso ma ‘Piove, governo ladro!’ era un'espressione in uso proprio nel Granducato di Toscana quando Leopoldo impose una tassa sul sale, con la pesa che si effettuava sempre nei giorni di pioggia e il sale pesava di più perché bagnato. La stessa intonazione torna utile per comprendere la vera e propria voragine sociale e politica che si è aperta tra il Nord del Paese e l'attuale Presidente del Consiglio, a rischio delegittimazione non solo perché in carenza di voto all'origine ma anche di consenso popolare sul momento.
Un esecutivo che, non meno di qualche mese fa riconfermava, parola dello stesso leader del Pd, di avere come unico “dovere quello di raccontare che cosa vogliamo fare e come vogliamo portare l'Italia fuori dal pantano nel quale si trova, per provare ad imprimere una svolta profonda nella vita quotidiana della gente e del nostro popolo.”
Quasi un profezia. La parte più avanzata del Paese, quella che con la Lombardia e Milano si appresta ad ospitare l'Expo 2015, con il Seveso e il Lambro in subbuglio, non solo non riesce a liberarsi dal pantano ma si ritrova a piedi bagnati letteralmente travolta da un ondata di fango.
Tuttavia stampa e televisioni filo governative sembrano poco propense a evidenziare che è completamente saltata l'integrazione e l'interdipendenza tra una Protezione Civile politicizzata e centralista e un'efficiente pianificazione degli interventi di prevenzione sul territorio. Le stesse tute rosse e gialle degli operatori e dei volontari costrette ad agire alla rinfusa rimangono al palo nei propri accampamenti per la mancanza di un fattivo coordinamento, nel mentre le supreme gerarchie statali e prefettizie, sembrano quasi esclusivamente attente al controllo e alla gestione politica della crisi e delle calamità. Quanto meno discutibile appare invece la gestione accentratrice dei Grandi Rischi, di chiaro stampo politico clientelare, purtroppo apparsa vergognosamente fallimentare davanti a quella stessa platea globale del G20, dove Renzi si è affannato a presentare mirabolanti ricette per uscire dalla stagnazione economico e dal sottosviluppo.
Al contrario, adesso sembra più chiaro che anche il Governo del 'rottamatore' dovrebbe cominciare a misurarsi con la premiata fabbrica delle demolizioni che puntualmente presenta il proprio spaventoso conto all'Italia. Una ditta quella delle catastrofi implacabile e capace di spedire, sia per posta che via mail, anche l'orrificante cartolina di una Milano alluvionata, immagine anteprima di un'apocalittica Expo 2015.
D'altra parte, lo stesso Renzi, in carenza di investimenti e risorse, con i tagli apportati alle finanze statali, comunali e regionali come potrebbe parlare a lingua sciolta di gestione del rischio e di prevenzione delle calamità?
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