Italia 2015, Anno primo dell’Antipolitica. L’inarrestabile marcia su Roma del grande esercito dei senza partito

16 dicembre 2014, 14:20 100inWeb | di Vito Barresi

di Vito Barresi

Antipatici questi antipolitici? Davanti a un Paese che ormai naviga a vista in una 'rescue zone, la zona di salvataggio tra il Mediterraneo e la Mitteleuropa, l'onusto e vetusto Presidente della Repubblica ha chiuso molto 'deludentemente' il suo lunghissimo secolo di carrierismo politico attaccando duramente l'arte destruenda della nuova società, discettando sul tema di politica e antipolitica.

Ma chi è oggi la politica e chi l'antipolitica dei nostri tempi? Una risposta potrebbe essere quella disegnata e colorata da una ragazza che protesta davanti al portone di una provincia rottamata. Per spezzare il vecchio gioco dei poteri, fermare la marcia su Roma della vecchia politica, ci vuole più che mai la rivolta dei saperi.

Tra ombre oscure e retaggi del passato agli italiani è parso inutile rigirare la frittata riproponendo un contrasto banalizzante. Il tema in sospeso, a parte il depistaggio ideologico-giuridico, semmai è rimasto quello di Stato e Antistato poiché in realtà dalla testimonianza sulla Trattativa il Quirinale non è uscito 'storicamente' tanto bene.

Ci sono due modi di vedere le conseguenze della crisi della politica. Quello di chi pensava che bastava portare la macchina alla revisione, nell'officina dei tecnici, i meccanici istituzionali bravi a rimettere in pista l'autovettura, solo con un 'lifting' di facciata, una rettifica formale. Una soluzione che non ha scalfito anzi confermato l'egoismo dei bramini di stato, la supremazia della casta di potere, attestata più che mai in difesa dei propri privilegi e vantaggi monopolistici.

Al contrario c'è chi spera che per la società italiana è necessaria una sorta di cura cibernetica. Il paese ha perso la rotta deve trovare un nuovo orientamento e per questo non ha più né voglia né interesse a cercare un leader di maggioranza e di opposizione ma desidera soltanto un diverso sistema, un sistema 'governor', termine che deriva dal latino gubernare che a sua volta origina dal greco kybernetes.

Kybernetes significa timoniere, meccanismo di controllo del timone. In buona sostanza la stragrande parte degli italiani intenderebbe sperimentare soluzioni che vanno oltre la politica, oltre i suoi tradizionali confini rigidi, separati, distinti, conflittuali e identitari.

Il superamento della frontiera storica e identitaria, radicata e rappresentata dai partiti tradizionali, sarebbe già una realtà. Per i conservatori dell'ancien regime andare oltre queste barriere, scavalcare i vecchi schemi comporta notevoli rischi. Per gli innovatori, invece, richiederebbe coraggio, tanta generosità generazionale, visione futura e di scenari, ottimismo sociale, altruismo relazionale, investimento comunicativo. Tutti alimenti di base che scarseggiano sia nelle istituzioni che nei partiti. Aumentare l'intelligenza istituzionale, incrementare le abilità democratiche, implementare il tracciato costituzionale del Paese, significa avere fiducia di non essere ancora una volta gabbati e delusi.

Tuttavia siamo sempre sollecitati a un superamento, ad effettuare ciò che nel campo dei saperi educativi è definito un 'empowerment', un accrescimento politico, sociale, economico di cittadini, comunità, nazione, per aumentare l'intelligenza di una politica ormai inaridita e frantumata. Superare la delega, apprendere l'auto-organizzazione in politica ha un enorme costo, richiede sacrifici e condivisione.

La nuova politica non deve essere genericamente nuova ma differente, capace di intrecciare generi e stili culturali sempre in rapida e profonda mutazione. Sappiamo però che le teste della politica non sono ancora abbastanza veloci nell'adattamento. Occorrono nuove strategie, notevoli investimenti simbolici. Qualunque sia il credo degli italiani, l'intelligenza della politica dovrà crescere alla stessa velocità della loro mutazione culturale. Per questo un modo per tentare di uscire dalla crisi della politica è cercare di comprendere come stanno veramente le cose. Non solo aspettando i sondaggi elettorali ma osservando l'orbita di tutte quelle sonde sociali e culturali che tracciano la traettoria di una nuova prospettiva italiana.

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