di Vito Barresi
Certo di Real non ci sarà il Madrid ma di sicuro allo stadio della 'Favorita', nel sabato di San Valentino in cui si gioca il derby delle due grandi capitali del Meridione, un vero e proprio 'big macht' tra le società più blasonate del calcio della Curva Sud, si sentirà tutta, ma proprio tutta la nostalgia e il battito del cuore 'ingrato', nobile e nostalgico del mai dimenticato Regno delle Due Sicilie.
Un specie di piccolo, effimero, eterno ritorno ai fasti (e nefasti) del Viceregno, guardando alla vicina Spagna del montante e travolgente 'Podemos' calcistico, non con gli occhi della bella regina Isabella di Borbone, regina del Regno delle Due Sicilie, nata a Madrid nell'anno della Rivoluzione Francese da Carlo IV, re di Spagna, e Maria Luisa di Borbone Parma che a tredici anni appena compiuti, sposò il cugino Francesco di Borbone, duca di Calabria, figlio di Ferdinando IV, re delle due Sicilie, fratello del padre di Isabella, ma con quelli di Rafael Benítez Maudes, più popolarmente Rafa Benítez, classe 1960, nato a Madrid, l'allenatore del post Maradona, appositamente scelto per indossare gli abiti in formato cinematografico del presidente De Laurentis.
Bravo, preparato, vincente, dopo avere dato in meno di due anni al Napoli non solo un'intelligente impostazione quanto una mentalità che fa la netta differenza in un campionato in cui continua la tirannide della difensiva, con un calcio offensivo di respiro europeo, attrezzato di una varietà di tattiche, ripartenze, schemi e velocizzazioni, per aumentare il tasso di internazionalità della squadra ha persino coniato lo slogan 'spalla a spalla', scagliandosi contro certo tedio locale, il pessimismo dei tifosi benpensanti che aleggiava intorno al club azzurro, tanto da riprendersi quella che Marco Ciriello su 'Il Mattino' ha sontuosamente tratteggiato come la 'lenta rivincita di Rafa l'aristocratico'.
Metodico e creativo com'è in parte affida a questa partita proprio il rinnovo del suo contratto, stretto tra il sole di Campi Flegrei e la 'nostalgia canaglia' del suo primo amore, i Reds del Liverpool, dove risiedono i suoi affetti più cari.
A poche ore dall'incontro, in quel del 'Barbera', lo stadio che tutti continuano non a caso e per mai sopita memoria storica a chiamare con il toponimo dell'immenso e splendido parco di Ferdinando I di Borbone, la “Real Tenuta La Favorita”, il tecnico rosanero Iachino ha approfondito in rifinitura gli allenamenti, non solo per rintuzzare i prevedibili assalti di Gonzalo Higuain, il Pipita argentino, il polpaccio più in forma del Campionato, che nell'anticipo della 23esima giornata, ha già il compito segnato a quaderno di portare gli Azzurri ancor più in alto, praticamente a ridosso delle Alpi bianconere, ma anche per non deludere sia il pirotecnico patron Zamparini, sia la vasta e agguerrita tifoseria peloritana, magari con il colpaccio in casa, corroborante per fantasia, spirito e classifica.
Nel Sud del pallone, decimato dalla crisi societarie, dal crollo degli abbonamenti, dalle continue retrocessioni, dalla spietata diffusione di un opaco, discutibile e non sempre trasparente sistema Sky, stravolto dagli intrecci tra crimine e sport, come ha ben raccontato la massima autorità anti-corruzione Raffaele Cantone che certo non per eufemismo si era domandato come mai nel Mezzogiorno 'non nasce un Chievo o un AlbinoLeffe, anzi peggio, spariscono pure le squadre delle grandi città, visto che in Campania c'è solo un club di A, la Salernitana lotta per risalire, la Casertana e l'Avellino sono molto lontano, in Calabria è retrocessa la Reggina, guardate che fine ha fatto il Catanzaro... poiché la verità è che la presenza della criminalità organizzata diventa un limite per imprenditori coraggiosi, e i boss hanno fra le mani società piccole e spesso oltre la C2 non vogliono andare...', c'è anche tanta voglia di guardare da un'altra e nuova prospettiva il calcio meridionale.
Curiosità, ma poi non tanto, nella più desolante e interessata disattenzione degli osservatori, quasi tutti asserviti e infeudati nel modello colonialista di Sky, gli unici che riescono ancora ad avere questo desiderio, sorprendentemente, sono proprio i negletti e tanto schifati 'neoborbonici' che dal loro sito ufficiale denunciano il 'corrotto mondo del calcio, l'illegale strapotere delle compagini del nord, proponendo il primo "campionato delle Due Sicilie", con in palio uno scudetto rappresentato da un giglio d'oro. Nel frattempo, i "Neoborbonici attivisti", uno dei tanti gruppi della galassia neosudista, hanno chiesto al Calcio Napoli di cambiare lo stemma sociale, rimpiazzando l'Asino scalciante con il cavallo rampante, antico simbolo della città del Vesuvio.
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