di Vito Barresi
E perché mai solo una sana e consapevole libidine salverebbe il giovane dallo stress e dall’Azione Cattolica? Sarà pure un 'evergreen' del rocker Zucchero Fornaciari ma quanto valga adesso questa tesi sonora è comunque da vedere. Soprattutto da quando il nuovo 'Reverendo Rap', il Vescovo di Noto, Monsignor Antonino Staglianò, più popolarmente conosciuto come Don Tonino, abbandonata l'hegeliana nottola di Minerva, proprio sul far della sera, continua felicemente a esibirsi a squarciagola intonando, in antitesi non il Te Deum, ma i refrain di vecchi e nuovi cantautori italiani.
Sciolto e naturale come se stesso, capace d'infiammare i cuori dei suoi giovani fans con stile hip hop, si presenta in abito talare sui palchi dei raduni diocesani come sugli altari della santa messa, con le sue nuove proposte musicali, che mettono in versione canora la sua personale sintesi contemporanea, un linguaggio pop e più progressiv, il riassunto breve di millenni di grande tradizione classica e cristiana, che va dagli inni sacri fino agli spiritual della negritudine e ai gospel dell'evangelismo americano.
In attesa che tocchi il repertorio di Vasco Rossi (anche dopo che Sister Cristina ha sposato quello di Madonna con Like a Virgin), per il Vescovo di Noto, la cui playlist varia da “Io vagabondo” dei Nomadi a “La Cura” di Battiato, da Noemi e Marco Mengoni, è già un successo mediale, con clip amatoriali e ufficiali (ci sono anche quelli ben confezionati dagli uffici diocesani) stracliccatissimi.
Tutti pezzi e incisioni di un'insospettabile e ruspante Voce della Chiesa che meriteranno pure una più ampia lettura critica, un approfondimento non banalizzante ma che per il momento non sembrano mettere il prelato comodamente al riparo dalle critiche, di essere sbrigativamente etichettato come il teologo del karaoke.
In realtà, nella fattispecie tutt'altro che superficiale del suo karaoke teologico, Don Tonino pare metta in luce un fenomeno che è ancora inosservato dai semiologi, l'evidente interazione tra la canzonetta popolare e i canoni della musica sacra, la sovrapposizione pop e folk, la confusione di genere tra alto e basso, capace di riprodurre in microsolco la fondazione di un filone neo-melodico cattolico. Vale a dire una cosa imbrogliatissima piena di sottigliezze metafisiche e di capricci dottrinali.
Incurante del giudizio dei soliti arcifilistei, facendo leva sul kantiano fine in sé, all'arcivescovo poco o punto interessano tali definizioni. Forte com'è dell'imponente mole di pubblicazioni, saggi, scritti, conferenze, articoli e prolusioni (tutti con regolare imprimatur di cardinali e alti prelati), quanto di più e altro c'è di accademico e scientifico nel suo solido e poderoso curriculum di teologo, Don Tonino mixa, combina e mette in web un canto libero che sgorga umano nella prateria abbandonata della fede e delle masse popolari. E visto che siamo in quel di Noto, cioè tra le due provincie di Ragusa con Modica, Ispica, Scicli, Pozzallo e Siracusa con Avola, Pachino, Portopalo e Rosolini, 211.000 battezzati su 212.546 abitanti, ultima nota di novità, nella compilation del Vescovo fa il suo esordio anche il rap, la musica degli afro-americani. Un genere che ha aiutato ad abbattere barriere nel mondo musicale. disgregando una certa cultura. Sulla scena rap nazionale già si vocifera che alcuni tra i più conosciuti rapper italiani stanno meditando di cogliere al volo la new entry di questa inimmaginabile guest star per proporgli qualche cameo, insert nei loro prossimi video. Si dirà, Dacci oggi il nostro iPod quotidiano. Che il road show di 'Reverendo Rap' è solo agli inizi.
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