di Vito Barresi
Che cosa è accaduto davanti a un varco doganale aeroportuale, in una landa regionale periferica del sud Europa, insomma in Italia, giù di lì in Calabria, precisamente allo scalo internazionale di Lamezia Terme, quando i militi della locale Guardia di Finanza si sono trovati, più o meno, improvvisamente, di fronte a un colosso del rap mondiale come Snoop Dogg?
Una cosa è certa. In un ambiente costantemente in guerra contro il crimine, in una Calabria da sempre minacciata dall’inarrestabile flusso del denaro sporco, gli uomini delle Fiamme Gialle non si sono per nulla fatti impressionare dalle trombe della celebrità. Anche perché se gli fosse venuto in mente di chiedergli un autografo, la firma premium all’idolo rapper, unanimemente considerato il modello assoluto dello stile ‘gansta’, avrebbero dovuta fargliela mettere sulla faccia di George Washington.
Narrano, infatti, le cronache doganali, che di esemplari in carta filigrana con effige e stemmi degli Stati Uniti d’America, ne sono stati trovati, in una sola ispezione, in numero pari a 422 mila dollari sonanti. Metà dei quali sono rimasti sequestrati nelle casse della polizia fiscale, a causa dell’evidente flagranza del reato dovuta all’esubero di liquidità, altrimenti fissata dalle leggi dell'Unione Europea, entro il tetto di 10.000 Euro, all’incirca 11.000 dollari.
Vista la celebrità in questione, una vera e propria star della world music, certamente un Grammy, forse pure un Emmy Award, il caso sta diventando di rilievo internazionale scomodando anche la diplomazia italo americana. Dogg non è certo uno stinco di santo e la sua biografia, il suo ritratto non è solo sulle cover dei propri album, ma è anche dentro i files e gli archivi dell’Interpol.
Nel 1993, Snoop che risponde al secolare e più normale nome anagrafico di Calvin Broadus venne accusato di aver guidato un auto da cui un commando sparò contro un membro di una gang rivale rimasto ucciso. Dogg è stato fermato e tenuto in galera più volte per porto abusivo d’armi e possesso di marijuana.
E tutto questo perché lui è un esponente del genere Gangsta rap. Una subcultura nera elevata al rango di ideologia, a partire dal 1987, da parte di micro comunità devianti, etichettate ‘gantsa rap’. Questi gruppi delinquenziali, molto simili alle ‘ndrine calabresi, esaltano l’omertà, lo stupro, l'omicidio, le donne come oggetti sessuali, le armi, e quant’altro in materia, mixando il tutto in testi e musica che sicuramente hanno scosso i benpensati e i timorati americani e che ci fanno ripensare ai neomelodici della camorra come agli angioletti di un coro parrocchiale.
Scontato, allora, che i dollari di Snoop Dogg nella terra della ‘ndrangheta e del denaro sporco facciano scattare ogni normale e ovvia segnalazione.
Dopo le note e le strofe, non sempre in perfetto e armonico accordo con il delirio e la gioia, la felicità e l’allegro sballo, nel tempio di Atlantide a Montepaone Lido, c’è da aspettarsi che qualcuno vada fino in fondo a questa strana storia.
Chiedendo a cosa servissero tutti quei contanti, nascosti in due federe di cuscino, a un personaggio che molto più agevolmente potrebbe utilizzare non una ma cento carte di credito e bancomat. O forse, agli americani in Italia, comunque e ovunque, è sempre concessa a priori una qualche immunità particolare?
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