di Vito Barresi
Stasera l’aria è fresca e potrebbero venire dei pensieri a quanti imboccando, puntuali e spediti, giusta l’ora di convocazione, il sentiero che porta in Sala Falcone Borsellino, via Battindarno 123, Quartiere Reno Bologna, proprio mentre nel cielo dal colore blu desiderio, come in un classico ‘affiches’ del grande Magritte, svetta tra le stelle una bene augurante falce di luna.
Un lampo ancora senza tuono che rischiara il buio di una notte lunga decenni, la crisi storica delle periferie felsinee, tra solitudine e abbandono, tristezza e condomini spettrali, degrado del modello civico e Moloch della folla solitaria frequentatori in folla dei mega centri commerciali, le tangenziali e i passanti accanto al Reno, insomma tutto quel diluvio, la catastrofe dei legami sociali, venuto dopo i mitici, irripetibili momenti di una vita di sezione, passata tra simboli e segni di un mondo da cambiare, magari cominciando a sognare Samarcanda e ideologia.
Clima mite, valori temperati, la forza tranquilla della vecchia guardia comunista bolognese, affronta senza paura, fuori dalla clandestinità virtuale dei social, la cosiddetta politica engageè che oggi comanda e detta legge in quella vera e propria bolla dell’illusionismo che è diventato il Partito post democratico di Renzi. Dettando appena tutti sono in aula il primo tema di classe per una stagione innovativa che vorrebbe andare oltre il copione delle solite promesse: come far cadere per tutti, non solo per i magnati delle istituzioni, quelle statue di marmo di un foro senatorio che presto potrebbe crollare, l'ultima di certe discriminazioni, cioè la contrapposizione generazionale, la frattura odiosa e funzionale a ben intesi gruppi di potere, che spacca Bologna e il Paese intero, le dimezza delle loro, inedite, affascinanti e straordinarie potenzialità.
Anzi fa di più abolendo il conflitto e favorendo il voto di scambio, dividendo i vecchi dai giovani, i pensionati dai salariati, i disoccupati dagli emigrati, le donne dagli uomini, i colti dagli incolti, nonostante l'avanzare dell'età biologica abbia modificato, fino a tramutarla come osservava Peter Lasslet, l'attuale mappa della vita collettiva.
Lo potranno anche definire un Guazzaloca di ultima generazione, il Jeremy Corbyn ai tortellini della terza età, il Nicolás Maduro Moros delle Due Torri ma per quello che se ne sa in giro e per quel si evince dalla sua biografia di lunga militanza politica non siamo certo di fronte a un dilettante o a quel che lui stesso si autoetichetta ironicamente in figura di “…un avanzo di politica quale io sono…fiero di esserlo naturalmente…”. Insomma un osso duro, con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ sorniona, certo espressione di una personalità autentica, che in un sol colpo gioca a sorpresa nel campo avverso del monopolio pidiessino, scompaginando il solito tran tran che vige nel regno delle coop cattocomuniste, le parrocchiette al servizio del grande risiko politico emiliano così ipocritamente collegato con le sacre memorie di partito quanto intrinsecamente legato alle sorti del Gulliver della politica italiana, colui che lava più bianco in mezzo ai lillipuziani, di pretta marca renzista.
La carica latentemente sovversiva del progetto di Zani minaccia di stare come la fionda di Davide sta alla faccia sfigurata di Golia. E questo anche grazie alle smorfie viste ai convegni e alla feste dove si radunano quelli che contano. Ecco perché Coalizione Civica Bologna, una specie di cellula comunista degli anni ‘70 che era andata in sonno e che si è improvvisamente risvegliata per il prossimo venturo 2016, sembra la traccia dell’altissima tensione che vibra in città, il filo di un malcontento pericolosamente scoperto e serpeggiante che senza alcuna messa a terra, sta funzionando come una miccia e minaccia ad estremo voltaggio. Di fronte all’inatteso sfidante in casa, il fronte pidiessino, guidato dal segretario di federazione che si propone come capolista, il bolognese d’origine catanzarese Francesco Crivelli, un giovan che in meno di un quinquennio ha scalato prima il Pd cittadino e poi quello provinciale, forte dell’enorme ruolo d’influenza assunto nella nomenclatura democratica da una lobbie che in città chiamano, seppure benevolmente sottovoce, il ‘clan dei calabresi’, mostra fastidio e denuncia qualche sbandamento.
Sta di fatto che in una notte d’estate a Battindarno 123, si è andati oltre l'epoca dei "Padri e Figli" di Turgenev. La diade che sintetizza la società dell'800-900 è finalmente svanita, per entrare nell'era, una sorta di new age politica, dei nonni e dei nipoti della società contemporanea.
Tanti i nonni presenti, pochi ancora i nipoti che certo verranno in seguito se scatterà quel ‘quid’ che portarebbe al ‘quorum’. Comunque l'Assemblea di Coalizione Civica, dopo la 'storica' relazione del 'sub-comandante' on. Mauro Zani, è l'apripista che fa cadere certi pregiudizi tipo la politica è roba da vecchi, la politica quella vera la fanno solo i giovani.
Così i neo ‘bolo-bolscevichi’ che vanno all’assalto di Piazza Maggiore, dovranno applicare la regola aurea secondo cui all’esperienza dei seniores, va sempre aggiunto il coraggio dei juniores, criticamente applicato il sapere tecnologico collettivo di intellettuali, esperti, comunicatori, designer . E soprattutto individuare la formula magica capace, con una chiara lettura dei bisogni che segnano la condizione umana dei cittadini, di captare e magnetizzare l’attenzione degli elettori. Con questi non più reconditi pensieri è andata in scena la prima di un diverso romanzo, l'incipit cinematografico di un 'Am I too old for', con tante pantere grigie, pronte, adesso per domani, persino a stare seduti a terra. Come in una bella foto di un lontano Almanacco del Pci.
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