CAMBIO | Serie A. Bologna ultimo tra sogno americano ed incubo classifica.

Retweet > "Butta la pasta! Prepara i petardi - gioca il Bologna, non posso far tardi. Dov'è la mia sciarpa, il coso, il fischietto? Ragaz, a vegn sòbbit, mi metto il berretto! ... Hai dei tifosi che son straordinari, ti seguono ovunque - non hanno orari! Li ho visti tornare da una trasferta, di notte col thermos e la coperta - sembravano reduci, le facce tirate, le loro bandiere arrotolate.. e la matèina a lavurèr, sàinza durmir e sàiza magnèèèèèr!" < Dino Sarti, Bologna Campione


Vito Barresi | Direttore CAMBIO Quotidiano social online

Da San Luca, là dove il silenzio quasi monastico ti aiuta a riflettere sul da farsi nella vita, puoi guardare dall’alto la bella archittettura ellittica dello Stadio gigantesco dove gioca lo squadrone sprofondato nel rosso in classifica che neanche il blu della nostalgia e della speranza riuscirebbe a rianimare. Si vede ad occhio nudo la torre Maratona, porzione intermedia della tribuna orientale, di rimpetto alla coperta, progettata da Giulio Ulisse Arata proprio dove, vallo a dire adesso in giro per le vie della città, venne ucciso l’Ugo Bassi che fa bronzea mostra del suo nobile compasso. Blasonato il Dall’Ara di Renato che fu arena del Bulgarelli, solo da qui olimpico e maratoneta, sprofondato com’è nei miserabili bassifondi della classifica di Serie A, dopo otto partite e sette sconfitte, dovrebbero in massa far preghiere e alla svelta assecondando il detto popolare ‘chi an sa zugher, zuga dener’.

Invece no, il Bologna palla al piede all’incontrario va avanti col Rossi, otto palle sette sconfitte. E anche se ti avvicini un pò all’impianto, davvero all’Ara di Arata e vai via via verso gli ingressi, senti il puzzo del piscio che è pregnante e intorno vedi non ultras di periferia né tifosi di rango alla Lucio o alla Gianni ma soltanto i poveri cristi clochard che giammai conobbero il dialetto pasolinese, gli ‘homelesse’ come li chiamano tra le mura turrite le ronde in gergo umarello, quelli che stanno d’intorno tra Piazza della Pace e via Irma Bandiera fino a mezzogiorno a dormire come calchi di Mimmo Paladino, sdraiati e accantucciati a terra in mezzo a un brodo puteabondo di disperazione e vino rancido, ricordati sempre che più in là c’è un blasone, un aquila alata, uno scudetto mitologico, la verità della memoria storica in vetrina extra lusso, nella splendida Galleria principale, roba da ricchi che profuma, quelli che hanno i denari e che adesso aspettano solo che gli americani, da quando Joe Tacopina, trentesimo Presidente del club, ha lasciato il Bologna e concordando che la sua uscita era soltanto una porta di circa tre milioni di euro, si convincano che per Joey Saputo l’obiettivo è solo quello di scongiurare la retrocessione in Serie B. E Saputo, dicono i tifosi, faccia adesso quel che gli compete, altrimenti espresso in ruvido linguaggio, ‘Presidant, l è al to desten, averra al catuen’ (presidente, apri il portafoglio, questo è il tuo destino).

A New York, al ‘Bologna Fc Club Usa’ se ne parla tanto di questo tracollo in cui s’ammaina la bandiera a stelle e striscie. Da qui si è visto il baratro in differita non per via del fuso orario ma perché al "Piccolo caffè" di Manhattan, locale italiano, a pochi passi dall'ufficio del vecchio presidente si avvertivano tutte le preoccupazioni interne alla scontrosa disfida tra Saputo e Tacopina, da cui son venuti gli sbandamenti, le scollatture, le sconfitte e lo stato di evidente demotivazione e crisi dell'intera squadra.

Saputo, il presidente della MLS Montreal Impact, ha preso il timone della squadra di calcio di un sud del nord italiano, quasi come se tutto si giocasse nelle tavole colorate di un fumetto di Topolino, con i vari personaggi di una striscia che portano nomi alla Disneyland. Tacopina spalleggiato dai suoi avvocati accusa d’invidia e gelosia Saputo, suo ex socio in affari. Scattano i dispetti, i tranelli, i trabocchetti. Piace narrare la cronaca della rocambolesca disfida per le strade di Bologna-Topolinia, le gagliarde passeggiate tra Paizza Maggiore e via D’Azeglio quando sembrava di stare davanti ad una vera e propria ‘soccer star’. Un successo e una passione che hanno suscitato ira ed invidia, alimentando pettegolezzi e gossip a livello iperlocal. Come in una soap, Tacopina nel suo ultimo giorno di patron del Bologna giunge allo stadio felice di farsi osannare dai tifosi radunati sotto la tribuna del Dall'Ara, prima dell’incontro col Frosinone. Foto e striscioni, slogan e strette di mano, abbracci e imperdibili selfie, trofeo da ostentare nelle fitte pagine dei social club irriducibili. Bologna stava perdendo il Perry Mason che veniva dall’Atlantico, un gigante buono per abbattere la setta cattiva della banda degli svizzeri alla testa di un pirata con la bandiera nera della Fifa. Ma Tacopina non parlò d’affari perchè il suo cuore era intinto di passione rossoblu. Con Saputo c’era un accordo e non aveva voglia di rimestare.

Frequentemente il New York Times intona l’inno della bella bolognesità. L’immagine è un pò oleografica, edulcorata a fini Travel & Realestate, il ritratto di un piccolo paradiso italiano in contrapposizione all'inferno di Roma capitale. Tanto glamour minimal che fa presa sul pubblico americano. E dentro ci sono spunti su cui riflettere, uno stilema cinematografico alla Charlotte, tipo la combinazione dello stemma civico con la vocazione di 'oasi' internazionale. Tantissimi sognano di visitarla la città delle Torri, di addentarne la mortadella, il prosciutto, il culatello. Brindare con Lambrusco e champagne. Il calcio può ancora essere un grande attrattore per promuovere fascino, food, friendly, le tre effe che fanno il buon vivere felsineo. Ma al Nevada Smith, lo storico pub dove si segue il calcio italiano ed europeo, i tifosi adesso sono taciturni. Non hanno alcuna voglia di parlare dei duellanti, né di Tacopina, forse un pò di più di Saputo. Aspettano che la classifica cambi. Tempi belli di una volta quando il Bologna batteva la Juventus 2-0, doppietta di Marco Di Vaio. Adesso c’è la prova del 9. Un’altra temibile giornata del girone d’andata. Che se continua così sarà davvero infernale e senza ritorno. Anche Saputo aspetta con ansia. Certo non per sapere che sapore ha un pallone a forma di panettone molto prima di Natale.