Fu un bell'intervista quella che realizzai alcuni anni fa nella casa catanzarese di Luigi De Magistris, reduce da una significativa vittoria alle elezioni europee, ottenendo un numero di preferenze straordinario, superiore persino a quello di Berlusconi, anzi più certo e legale per via della 'illeggittimità' del leader del Polo della Libertà.
La risento oggi nella sua prima parte a mente della decisione della terza corte di appello di Roma che ha assolto il sindaco di Napoli e il consulente Gioacchino Genchi dall'accusa di abuso d'ufficio in relazione alla vicenda dell'acquisizione di tabulati telefonici di politici. E' un ripercorrere non solo le tappe significative della vita di un uomo come De Magistris che continua a dare prova di battersi sempre con tenacia e coraggio, una figura simbolo della lotta alla corruzione in Italia, ma anche di come la Calabria abbia perso a quel tempo una grande risorsa che si metteva al suo servizio.
Il tempo cancella anche i rimpianti. Restano costanti i quadri di una scena sociale regionale ancora soggetta alle servitù del passaggio politico. Lo stesso commento a caldo di De Magistris "per me è la fine di una profonda sofferenza", lascia intendere davvero tante cose irrisolte e da affrontare: "sono convinto di avere svolto il mio mestiere di magistrato nel pieno rispetto della costituzione e della legge con l'obiettivo di cercare una verità difficile".
Di quella giornata ricordo il taglio essenziale, la visione aperta ma anche molto rigorosa di un giovane magistrato che sembrava uscito da un romanzo non d'epoca ma di attualità. E sopratutto il suo incrollabile ardore verso il Sud, la Calabria, la sua Napoli con i problemi e le contraddizione di un mondo simultaneamente in rapida evoluzione e in profonda disgregazione.
Intervista di Vito Barresi a Luigi De Magistris