L’Italia non può restare più indietro. Deve fare un passo avanti e lo farà. Questo dice Renzi a proposito della fibra ottica e della diffusione di internet. Senza fibra, continuarenno a essere pochi gli accessi alla rete e gli utenti non potranno usufruire dei vantaggi dei servizi di nuova generazione come lo streaming televisivo on demand. Per questo Renzi si è mosso con il suo scatto da rottamatore. Intanto Telecom accusa Renzi di “superficialità e confusione” nei dettagli di un piano per lo sviluppo della banda larga.
Vito Barresi | Direttore di CAMBIO quotidiano social online
Tutto nelle mani di un solo padrone, il ritorno in grande stile dell’oligopolio elettrico a quella che il giornalismo radical-socialista di un tempo chiamò con rabbia e disprezzo la ‘razza padrona’. I progetti di Renzi sono chiari, l’obiettivo raggiungibile, per via dell’ ormai insostenibile ritardo dell’Italia nel settore delle infrastrutture di telecomunicazione e delle reti dell’immateriale, un digital divide che ci porta ad essere fanalino di coda nei range internazionali. Prima la Rai in Bolletta adesso tutta la trasmissione dati e internet praticamente sotto il controllo diretto e indiretto dell’Enel, un gigantesco ibrido apparentemente privatizzato ma sotto un guardingo controllo politico dove il termine sta per pubblico. Enel ritornerebbe, come un viaggio a ritroso nel passato fanfaniano del Paese, a essere la ‘consolle’ economica di un potere politico graniticamente costruito attorno a Renzi e al Pd.
Resta il fatto che la multinazionale, costantemente sponsor di alcune ben definite holding dell’ambientalismo nazionale, è nel mirino di altre associazioni verdi, fortemente avversata per scelte (carbone, nucleare, ecc.) non sempre coerenti con i classici dell’ecologia, come è accaduto quando il Tribunale di Milano diede ragione a Greenpeace, per aver promosso con la campagna 'bolletta sporca' una forte iniziativa di controinformazione per informare gli utenti sui danni ambientali e alla salute prodotti dalle centrali a carbone e non solo dell'Enel.
Su Enel, il cui titolo appare ormai fisiologicamente debole in Borsa, grava un deficit di oltre 39 miliardi che il management intende ripianare anche grazie a una dismissione da 5 miliardi di euro. Ma a Renzi, quasi la reincarnazione politica di Marshall Mc Luhan, interessa soprattutto il risiko della convergenza tra tv, telefonia, internet, elettricità, puntando a concentrarne il controllo da parte della politica e del Pd. Da qui l’intento di ‘rastrellare’ le torri di trasmissione delle società televisive, Rai e Mediaset, telefoniche di Wind e Telecom Italia.
Comunque sia Renzi ha riaperto i giochi sulla banda ultra larga e sulla digitalizzazione, mettendo sul piatto 12 miliardi di risorse di cui 6,5 da fondi comunitari, chiamando a discuterne con lui gli esperti di sua fiducia, per comprendere i motivi dei ritardi e stabilire un nuovo cronoprogramma.
Il Presidente del Consiglio intenderebbe affidare a Enel il ruolo di capo fila in un’ aggregazione di forze che vedrebbe partecipe anche la principale azienda globale Vodafone, i cui responsabili Vittorio Colao e dell’a.d. italiano Aldo Bisio, si sono recati a Palazzo Chigi, poi seguiti dall’a.d. di Enel Francesco Starace. Enel avrebbe ribadito il proprio disinteresse a ritornare nel settore delle tlc, confermando l’intenzione di portare fibra spenta con i nuovi contatori intelligenti. Ma se Starace si farà convinto del piano Vodafone e Wind sull’accensione della fibra il master plan potrebbe essere diverso per Enel che si proporrebbe in una diversa configurazione.
Il cuore viola di Renzi dove c’è rottamazione batte sempre più forte. E adesso farebbe tutto per Enel, più volte sollecitata, anche ufficialmente a dare la propria disponibilità, mettendo la disposizione tralicci e rete elettrica per far passare la fibra, fino alle case, inserendosi nella gigantesca operazione di rottamazione dei vecchi contatori, sostituiti con le nuove “macchine intelligenti”. L’obiettivo di Renzi è di realizzare una convergenza tra tutti i players privati telefonici e televisivi, puntando sul beneficio fiscale per gli operatori. Siamo allo scadere dei tempi tecnici previsti. Per questo Infratel (società del Ministero dello sviluppo economico) dopo aver chiuso le consultazioni per rinfrescare la mappa delle disponibilità di servizi «a banda larga e ultralarga» sul territorio nazionale ha consegnato il proprio dossier al Presidente. Che ha accesso subito la lampadina sull grande affare ‘banda larga’.