CAMBIO | La sfida italo-argentina per diventare presidente nel Paese di Papa Bergoglio

Retweet > Chi sarà il presidente nel Paese del Papa? Dopo il primo turno delle elezioni presidenziali che ha visto prevalere il candidato peronista Scioli sul sindaco di Buenos Aires Macri di colpo si riapre la campagna per il ballottaggio. Il candidato presidenziale del Fronte per la Vittoria commentando i risultati ha riaperto la campagna per il secondo turno, ripetendo gli slogan utilizzati durante l'ultima settimana. Scioli ha attaccato i progetti di cambiamento dell’avversario, Mauricio Macri sostenendo che ‘i cambiamenti devono essere cambiamenti in avanti, mai indietro e sempre a favore dei più bisognosi, poiché gli argentini non vogliono tornare alla svalutazione e al debito’. "Ci sono due diverse visioni del presente e del futuro dell'Argentina in gioco. Noi affermiamo che la nostra priorità è l'umile, i lavoratori e la nostra classe media", ha ribadito Scioli. >

di Vito Barresi Direttore di CAMBIO

Gli italo argenti sono divisi a Buenos Aires. Da un lato quelli con il sindaco della città bairese di antiche origini calabresi Mauricio Macri, personalità di spicco della politica argentina, un cinquantenne, che in questo caso non si può descrivere come 'self made man', in quanto figlio di una famiglia-impresa di primo livello nelle classifiche dei vip latino-americani. Ingegnere civile e imprenditore, rieletto sindaco di Buenos Aires con il 64,3% di preferenze, il padre imprenditore miliardario di origine calabrese Franco Macri, la cui famiglia dalla natìa Siderno emigrò a Roma nella seconda metà dello scorso secolo.

Dall'altra quelli dalla parte di Daniel Scioli, il candidato filo governativo che ha incentrato la sua campagna sugli elettori desiderosi di avere "un presidente che promuove il federalismo e lo sviluppo produttivo fermando la corsa alle privatizzazioni delle 'industrie, delle principali infrastrutture, recuperando alla mano pubblica le ferrovie e le compagnie aeree.

Quella della famiglia di Macri è una storia che ci rimanda a un mondo passato, molto italiano, di forte ispirazione mediterranea, europea ma anche ispanica. Il papà del sindaco Macrì, trascorre l' infanzia in un collegio militare a Tivoli e poi frequenta il liceo Massimo, l'istituto dei padri Gesuiti della Capitale, quando giovane, forte e speranzoso raggiunge l'Argentina, paese promessa, nazione a quel tempo annoverata fra le più ricche e sviluppate del mondo intero. A Buenos Aires, trovò impiego a far le buste paga nell'impresa edile della famiglia italiana Scalera. ''Quando i capi cantiere della ditta se andarono perché attratti da più soldi - ricorda nella sua autobiografia 'Macri visto da Macri' - mandai avanti da solo l'impresa. Quando se ne accorsero, gli Scalera mi diedero l'incarico decuplicando da 100 a 1.000 pesos il mio stipendio''. Una storia leggermente diversa da quelli degli emigrati calabresi che raggiunsero Rio de La Plata a bordo delle navi che portavano nell'utopia argentina le appassionanti e compassionevoli ondate italiane dell'emigrazione transoceanica. Ma per quanto questa sembra una storia già sentita, Mauricio fin da ragazzo è un rampante imprenditore, un vero e prorio latin lover pronto a riecheggiare la 'dolce vita' paterna, quasi il remake felliniano di un Mastroianni tanghero, protagonista a ripetizione di un 'sequel' di love stories, sequestrato nel 1991, da una banda di rapitori, rilasciato dopo due settimane, dietro pagamento di un riscatto di sei milioni di dollari. Poi venne la travolgente stagione della politica. Diventa Presidente del Club Atletico Boca Juniors, una delle maggiori squadre di calcio dei 'portenos'. Grazie agli anni passati come presidente del Boca, in un’epoca di grandi successi internazionali culminati con le vittorie nella Coppa Intercontinentale contro il Real Madrid e il Milan, ha potuto fare il grande salto in politica diventando sindaco di Buenos Aires e leader dell’opposizione di centrodestra alla Kirchner. Tanto che Mauricio, per questo sovrapporsi di calcio e politica si è persino guadagnato il nomignolo di Berlusconi del Rio della Plata. Ma ciò che lo ha favorito di più è stata l’alleanza con il Clarín, il poderoso gruppo che possiede giornali, radio, tv, Internet, l'industria della carta, web, cavo. Adesso è lui che festeggia il suo arcivescovo nel frattempo diventato Papa Francesco. Aspettando il suo ritorno in patria, il governatore di prosegue lungo la sua svolta ecologista appoggiando il programma di Greenpeace nella lotta contro il cambiamento climatico e la conservazione dell'ambiente. Senza smettere di sognare la vicina Casa Rosada.

Euforia e soddisfazione per Mauricio Macri e i suoi collaboratori esplosa dopo la mezzanotte, quando il Centro di Calcolo Nazionale ha pubblicato i risultati con più del 50 per cento dei seggi elettorali e ha fatto ciò che anche il più macrista degli appassionati non avrebbe immaginato. Come Daniel Scioli, Macrì non aveva ancora menzionato la parola ballottaggio. Ma non ha perso un secondo dopo avere avuto conferma del secondo turno di tornare a sedurre gli elettori. Macri ha ringraziato i suoi alleati, facendo di nuovo cenno al peronismo e lanciando segnali ad ampi segmenti di elettori, come insegnanti, sindacalisti, contadini, intellettuali e insegnanti. "Vi invito a conquistare il nostro futuro. Ogni giorno sarà migliore. E 'qui, ora ", ha chiuso tra l’entusiasmo.

CAMBIO FONTI

Mauricio Macri, Photo Clarin \