Retweet > ... La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello Stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati... Enrico Berlinguer >
L’ultimo di una lunghissima lista di corrotti e voltagabbana è Vincenzo Maruccio l’ex capogruppo dell’Idv arrestato il 13 novembre 2012 con l’accusa di peculato per l’illecita appropriazione di fondi destinati al partito allarmando persino la Banca d’Italia che dovette segnalare ai magistrati una serie di movimenti sospetti sul conto corrente dell’Idv della Regione Lazio, con l’accusa di peculato. La ricostruzione dell’incredibile e rapida fortuna politica dell’avvocato calabrese si rispecchierebbe nei movimenti bancari da cui risulta un impressionante susseguirsi di entrata e uscite, che l’uomo politico del partito dell’ex giudice Di Pietro, ha affermato frutto della sua ordinaria e solita militranza politica. A parte i condom acquistati per un Gay Pride, il Maruccio, è accusato di peculato per aver sottratto dalle casse di un vanaglorioso e sedicente partito anticorruzione, circa un milione di euro in due anni, anche per via di quel vizietto che lo rendeva succumbe di videopoker e slot machine. Una vera e propria compulsione che a dire degli inquirenti lo aveva ridotto a un «bombardiere», appellativo dato nel linguaggio dei giocatori a uno che «non si limita mai», scrisse la procura nel verbale d’arresto. I luoghi frequentati dall’ex capogruppo dell’Idv erano gli stessi dove bazzicavano i soliti noti della banda di Mafia.
Perché poi Italia di Valori sia finito per essere il partito del vizietto invece che il baluardo di una proclamata lotta contro le mafie, per la legalità, contro Berlusconi, per la Costituzione, e per la qualunque in forma di toga lo dicono gli stessi austeri e reprobi fondatori e frequentatori, onorevoli, parlamenti, grandi uomini di legge e quant’altro, di questo inquietante clan dei dipietristi.
Certo il titolo del pezzo rimanda solo per fantasia al film di Tognazzi in cui si racconta anche la storia di una ragazza figlia del deputato e segretario del "Partito per un ordine morale", ma d’altra parte in attesa di una storia che tratteggi la vera identità di Italia dei Valori in Parlamento e fuori non si poteva fare a meno, almeno per brevitas, di alludere a equivoci e doppi sensi insiti nelle cronache di un fiasco prima ancora che politico, etico e morale, che pure sembra sfuggire a una ben determinata lobbie giornalistico-giudiziaria che continua ancora oggi a orientare parte dell’opinione pubblica italiana.
Furono, infatti, proprio alcuni tra i sostenitori più importanti e al di sopra di ogni sospetto come Luigi de Magistris e Sonia Alfano a chiedersi “quando B. ordì la spallata contro Prodi, dove vennero reclutati i sabotatori? Quando B. si è salvato dalla sfiducia, fra le fila di quale partito furono trovati i manovali del trasformismo? IDV è stato l’humus ideale in cui personaggi come Scilipoti e Razzi sono cresciuti e si sono moltiplicati. Qualcuno ricorda De Gregorio? Grazie al suo voltafaccia, Prodi cadde.”
Insomma nel ‘partito del vizietto’ gli unici valori che continuano a salire sono quelli di una ditta che produce in serie come una fabbrica di porcherie, ricadendo periodicamente nei repertori giudiziari della corruzione, del crimine e della illegalità a tal punto da far piangere come mamme di cuore De Magistris, Alfano, Giulio Cavalli che da tempo ribadivano il nesso e il connesso che lega e che collega l’ IDV e la questione morale: “le ultime vergogne, come altrimenti chiamare il caso Razzi/Scilipoti, due individui che si sono venduti, quantomeno moralmente, in virtù di altri interessi rispetto alla politica e al bene pubblico, sono solo la punta di un iceberg che pian piano emerge nella realtà di questo partito. Come dimenticare lo scandaloso caso Porfidia, inquisito per fatti di camorra e ancora difeso da qualche deputato dell’Idv che parla di sacrificio a causa di “fatti privati”. E poi il fumoso Pino Arlacchi, che dopo essere stato eletto con l’Idv e solo grazie all’Idv, ha salutato tutti con un misero pretesto ed è tornato con le orecchie basse al Pd. Ma chi ha portato questi personaggi in questo partito?”