Retweet > Nel mentre Renzi si lascia fotografare in versione “Buena Vista Social Club” sul lungomare a L’Avana, in Francia il prestigioso quotidiano Le Monde ha pubblicato un articolo, scritto dal suo corrispondente da Roma Philippe Ridet che sta facendo letteralmente tremare i santuari del potere, mettendo in agitazione i palazzi più importanti (dal Ministero della Difesa a quello dell’Economia, dal Ministero degli Interni a quello degli Esteri, ecc.) dove agiscono le grandi lobbie di Stato, sempre più in apprensione per il non più ipotetico sorpasso elettorale della formazione di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio rispetto ai partiti tradizionali, tra cui spicca il declino politico del Pd sempre più esposto agli attacchi distruttivi della corruzione. Il titolo apposto dai redattori parigini di “Le Monde” non lascia margini al dubbio: “En Italie, le Mouvement 5 étoiles se prépare à prendre le pouvoir”, In Italia, il Movimento 5 Stelle si prepara a prendere il potere, per come è apparso nell’edizione del 27.10.2015 alle ore 11 e 17 >
CAMBIO propone ai lettori la traduzione del pezzo scritto dal collega Ridet.
“Non è al potere come Syriza in Grecia, non governa grandi città come Podemos in Spagna, ma in Italia, il Movimento 5 stelle (M5S) continua a crescere inesorabilmente sondaggio dopo sondaggio. Mentre alcuni hanno predetto la fine imminente di questo "non-partito" dopo i risultati deludenti alle elezioni europee e regionali, adesso pesa il 27% dei voti, 2 punti meglio del suo punteggio alle elezioni legislative e del Senato di febbraio 2013, che gli ha permesso di eleggere 163 parlamentari. In un contesto di liquefazione della destra italiana, appare come l'unica alternativa al Partito Democratico (centro sinistra) di Matteo Renzi e il suo più pericoloso avversario. Le elezioni comunali del giugno 2016, a Milano, Bologna, Torino, Napoli e soprattutto a Roma, minate da scandali, dovrebbero confermare queste radicamento. Questo successo aprirebbe una nuova speranza per i sostenitori di Beppe Grillo. Forti ora di 91 deputati, 36 senatori (una quarantina di parlamentari sono stati espulsi o hanno cambiato gruppo di apparteneza), 17 deputati, 11 sindaci e un migliaio di consiglieri regionali e comunali, il Movimento sogno di conquistare ed esercitare il potere.
“DIMOSTRARE CHE SAPPIAMO GOVERNARE"
"Se vinciamo al Comune di Roma, ci sarà da governare il paese per dieci anni", ha detto l'ex comico in una riunione di attivisti ed eletti il 17 e 18 ottobre a Imola (Emilia-Romagna). "Sapevamo di essere opposizione, ora dobbiamo dimostrare che sappiamo governare, e se noi riusciamo a conquistare e ben amministrare Roma, noi potremo fare altrettanto per il Paese”, così ha promesso da parte sua un deputato. Ma un ‘non partito’ può esercitare un vero potere? Dopo la sua nascita nel 2008, si è caratterizzato piuttosto con delle parole d’ordine e dei valori (trasparenza, legalità ecologia) che per un programma. Post ideologico, si dichiara né di destra né di sinistra: ostile a ogni idea di leadership, professa che ‘uno vale uno’ e che la parola del militante di base è tanto più preziosa di quella di un parlamentare. Esso è dotato invece di regole irrinunciabili: decisioni sottomesse al voto su internet, obbligo per i suoi candidati - designati a loro volta dagli internauti - di non essere mai stati, in un’elezione precedente, eletti in un altro partito, limitazione ristretta a due mandati consecutivi per tutti gli eletti qualunque sia il proprio ruolo, rifiuto di alleanze con altre formazioni. La prospettiva di esercitare un giorno le più alte responsabilità di governo potrebbero mettere in discussione l’identità del Movimento e i suoi principi. Già Grillo, 67 anni ha fatto qualche passo indietro. Se la vecchia ‘vedette’ della televisione resta un buon prodotto di richiamo, anche lui rischia di passare di moda. Il suo modo di esprimersi, la sua facondia, le sue provocazioni restano legate all’epoca della sua gloria, negli anni 1980 e 1990. Il suo inquietante mentore, Gianroberto Casaleggio, che gestisce il blog Beppegrillo.it, autentico sismografo del partito, è contestato. Alcuni eletti, come Federico Pizzarotti, il sindaco di Parma, gli rimproverano un atteggiamento politico ‘opaco e tradizionale’. La clausola che impedisce agli eletti di partecipare alle trasmissioni televisive, a meno che non siano i soli invitati, è stata tolta. Ormai gli eletti del Movimento Cinque Stelle fanno tanto ascolto quanto i suoi fondatori. Conseguentemente, da ormai un anno, giustificandosi di essere stanco e affaticato, Grillo ha ufficialmente consegnato le redini del M5S a un direttorio di cinque persone.
CONTRASTI GENERAZIONALI
E’ in questa cerchia che si ritrova Luigi Di Maio, 29 anni, vice presidente della Camera dei Deputati, e Alessandro Di Battista, 37 anni, deputato. Questi due uomini rappresentano l’avvenire del M5S. Ben pettinati, cravatta con il nodo al limite della strangolazione, dal dialogo sobrio e con parole soppesate, ottimi esemplari di un genere ideale, essi sembrano essere l’antitesi generazionale e stilistica di Grillo che guarda alla loro evoluzione con un tanto di fierezza e di apprensione. E se si alleassero per farlo fuori? Il primo appare ormai nei sondaggi alla pari con Renzi e con Salvini, il segretario federale della Lega Nord; il secondo come il candidato ideale alla poltrona di sindaco di Roma di cui è originario. Ma questo modo di selezionare i talenti non è affatto compatibile con lo statuto del Movimento. Se un giorno vorrà ambire a essere Presidente del Consiglio, Di Maio dovrà essere scelto da qualche decina di migliaia di internauti iscritti al sito Beppegrillo.it. Quanto al signor Di Battisti, egli non potrà essere candidato a sindaco di Roma, essendo già deputato.
Per il Movimento Cinque Stelle è arrivato il momento d’interrogarsi: il suo regolamento interno è compatibile con la vita politica in cui le occasioni si presentano senza che siano forzatamente previste? “Nel 2013 ha dichiarato Grillo il 30 agosto, noi non eravamo pronti. Adesso abbiamo vicino tanta gente. Oggi il Movimento progredisce in qualità. Da due anni a questa parte, non importa chi è entrato ormai, ma quelli che sono venuti sono dei professionisti che si avvicinano a noi, persone che possono veramente apportare qualche cosa.” Come fare spazio a questi ultimi? Come allontanare gli eletti deludenti e promuovere i talenti per immagazzinare nuove vittorie? Come eliminare i transfughi attirati dalla prospettiva di una rielezione?
Sono questi i problemi che oggi si pongono al “non partito”. Se si decide di lasciare sopravvivere i più forti e di condannare i più deboli, M5S diventerà una formazione come le altre. Se si attiene a dei principi democratici e partecipativi, per cui un candidato conosciuto solo dai suoi amici e dalla sua famiglia può uscire come al lotto, esso corre il rischio di non vedere mai il potere supremo. Si possono vincere le elezioni senza perdere la propria anima?