Una partita studiata e impostata guardando a sud quella di mister Drago che porta il suo Cesena in vetta alla Serie B, superando nella curva dei ricordi il Crotone nel cuore di passate stagioni. Crotone deludente e imbambolato a Pescara che rifila ai calabresi quattro polpette lasciando di stucco un Juric che certamente già medita la riscossa. Nello scontro a distanza Drago e Juric, questo sabato tocca a quest’ultimo uscire alquanto malconcio, forse anche per avere osato un ambiziosamente troppo di più, non tanto sul rettangolo di gioco ma nel corto circuito tra organico, panchina e titolari.
Probabilmente pensando che per mantenere salda la prima posizione bisognasse avere giocatori immediatamente intercambiabili e fungibili, costantemente a e non periodicamente a sua disposizione, cambiando così quella formazione iniziale che lo aveva portato in trionfo fino ad Ascoli. Sperimentazione legittima quanto intelligente ma che comunque alla prova pratica si è dimostrata fragile e pericolosa già dalla partita in casa con il Brescia, fino a sfociare oggi sull’Adriatico in una immeritata quanto più brutta prova di questo storico quanto entusiasmante avvio di campionato. Tuttavia sul lungo cammino del torneo una sonora sconfitta ci sta anche per rialzare le difese e ritornare al più sano realismo. Da par suo certamente Drago per questa via adesso è sotto la lente della critica, chiamato a sopportare il carico della leadarship. Dovrà limare la punteria dei suoi reparti, amalgamare ulteriormente la formazione, misurare in metri e spazi il suo 4-3-3, dare più incisività al suo attacco e più sicurezza alla propria difesa. Decisamente il Cesena ora punta alla Serie A avendo dalla sua la forza dei risultati alle spalle e lo slancio in abbrivio per quelli prossimi da costruire.
Non è che in campo romagnolo vi siano grandi stelle uruguyane tuttavia ci sono le premesse perché si giochi per l’ambizione e per il successo. A Draghi non mancano le coordinate di carattere e i fattori personali di sapienza tecnica e visione strategica. Tanto è vero che va ripetendo spesso il mantra di una Cesena divenuta presto la sua nuova piccola grande patria, adesso non solo per la riduttiva impressione di un ambiente molto speculare con quello del Sud. La felice scoperta dei valori aggiunti strutturali, tra cui in primis il clima di responsabilità e di fiducia instaurato dalla società, concorre all’evidenza a promuove il talento e far apprezzare le qualità di un allenatore che sa mantenere le promesse.