CAMBIO | La sentenza Mannino e la prossima “faida” nell’Antimafia di Stato

Retweet > La madre di tutte le battaglie, la resa dei conti nel variegato e frantumato fronte dell’Antimafia di Stato sta per cominciare. Sullo sfondo s’intravede un glorioso esercito diviso e spaccato dove i grandi generali (magistrati, esponenti di spicco delle forze dell’ordine, parlamentari, uomini di governo, giornalisti, scrittori, ecc.) decorati sul campo delle loro battaglie nella società civile e nelle istituzioni adesso si guardano in cagnesco, non si parlano fra loro, addirittura si odiano visceralmente e ciecamente. Quanto sta accadendo nei gangli vitali dello Stato dove la scure dei tagli si abbatte anche sui cospicui finaziamenti pubblici di cui quel sistema repressivo ha goduto in questo ultimo trentennio, usufruendo di leggi speciali, emergenzialità senza controllo e crociate ideologiche a colpi di mass media, lascia attonita la pubblica opinione che vede infrangere nelle aule degli stessi Tribunali ciò che venne annunciato con roboanti teoremi accusatori. >


VITO BARRESI | DIRETTORE DI CAMBIO

Il colpo è venuto da Palermo dove tutto era cominciato. Un colpo secco e ben assestato su un castello accusatorio pesante strutturato attorno a una figura che si era ritenuto cardine nella costruzione del sofisticato teorema della trattativa Stato-Mafia. Tutto è parola, narrazione, fiction, a cui poi evidentemente risulta in qualche modo automatico da parte di certi ben formati inquirenti affiggerci sopra i relativi articoli di codice e mettere in scena processi colossali che sfruttano l’impatto mediatico ma che mai si dice costano in maniera impressionante alle esauste casse dello Stato Italiano.

Dalla Sicilia raccontata da Sciascia, dalla denuncia del professionismo e dei teoremi, dall’Isola che dagli anni Ottanta fu un pullulare di varie associazioni e comitati, con il suo santuario etico e morale, nella roccaforte dei Gesuiti consacrata al nome e alla sacra venerazione laica di Don Pedro Arrupe, diretta da padre Bartolomeo Sorge e animata dall’irascibile quanto politicamente cangiante padre Ennio Pintacuta, siamo giunti a quella sfumata, lontana, omologata come diceva il vate delle profezie pasoliniane, dei giorni nostri contrassegnati dall’assoluzione di un ex leader della Democrazia di Stato, Calogero Mannino, proprio nel pieno di un’era politica dominata a Roma dal grande ‘ghota’istituzionale del potere siciliano il trittico alla Guttuso di Capo dello Stato, Sergio Mattarella, Presidente del Senato, Pietro Grasso, Angelino Alfano, vicepresidente del Governo, a cui si aggiunge il Procuratore Generale della Repubblica Giuseppe Pignatone.

E se non fosse che si peccherebbe di eccesso di citazione lettararie si potrebbe dire che è prima di tutto e solo lo Stato Italiano che in casi come questi, davanti a sentenze siffatte, a finire di fare una plateale e meschina brutta figura, nel mentre quanti hanno preso ‘lucciole per lanterne’ se ne escono dal rotto della maglia, lasciando ai soliti bel pensanti dire che tutto ciò altro non è che la conferma che la giustizia in Italia funzione per davvero. Tuttavia come sono scomparse le lucciole tanto care al poeta ucciso quarantanni fa occore prendere atto che finisce per sempre anche l’epoca storica dell’antimafia di regime.

"C'è stato un giudice onesto che ha resistito ad un impianto accusatorio privo di fondamento", queste le prime parole di Calogero Mannino dopo la sentenza di primo grado che lo ha visto assolto dall’accusa di minaccia a corpo politico dello Stato nel processo stralcio nella così detta trattativa Stato-mafia.

L'ex ministro non ha risparmiato pesanti critiche ai pubblici ministeri che l'hanno processato. Mannino, dopo 23 mesi di processo, è stato assolto dal giudice dell’udienza preliminare . La pubblica accusa era rappresentata dai giudici Nino Di Matteo, Vittorio Teresi, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene.

Quel che si può facilmente prevedere che le ricadute di questa sentenza che scagiona l’onorevole Mannino, nel gettare lunghe ombre di sospetto e inquietudine sul lungo, complesso e discutibile passato dell’antimafia di regime, adesso potrebbe suscitare una vera e propria ‘faida’ nel frastagliato fronte dell’antimafia. Ve ne sono chiaramente i segni, dettagli, gli indizi e persino i troppi protagonisti ormai perennemente in lotta tra loro. Dopo le polemiche al calor bianco tra il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e la Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Rosi Bindi è intervenuto molto ruvidamente il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, chiedendosi con voce e toni altisonanti, ("teatralità mista a fariseismo"? come ha commentato lui stesso), chiosando fulmineamente: «Chi sono gli impresentabili? Per me è impresentabile la Bindi». Secondo l’esponente dl PD salernitano "Bindi ha offeso la dignità di chi ha consumato la vita nelle battaglie per la legalità, contro la camorra."Ha espresso un giudizio assolutamente offensivo su Napoli e Campania quando ha detto che la camorra è un suo dato genetico, strutturale, facendo quindi una valutazione offensiva e intollerabile".


* (The ruling Mannino and the next war 'Antimafia State'. The mother of all battles, the showdown in the diverse and fragmented front Antimafia State is about to begin. In the background a glimpse glorious army divided and split where the great general (judges, prominent members of the security forces, parliamentarians, government officials, journalists, writers, etc.) Decorated on the field of their battles in the civil society and institutions now look askance, do not talk to each other, even hate viscerally and blindly. What it is happening to the vital nerve of the state where the ax cuts are also affecting the substantial public Funding Requests that the system respressivo has enjoyed in the last thirty years, taking advantage of special laws, emergenzialità uncontrollably and ideological crusades blows of mass media, leaves incredulous public opinion that sees break in the classrooms of the same courts that which was announced with thundering theorems accusers. Vito Barresi)