CAMBIO | Nel museo di Arafat solo Pertini e Craxi senza D’Alema e Berlinguer

Retweet > Sapeva Bettino che conosceva Arafat fin da quando era un giovane universitario a Parigi, città dove viveva il capo degli studenti palestinesi, quel che rischiava a credere alle idee, alla loro lotta armata, agli obiettivi e alle ambizioni di un uomo che puntava a far sorgere dai palestinesi un popolo, una nazione? Era consapevole il 'compagno socialista' Bettino Craxi, fino in fondo e con che grado di probabilità, che cosa rischiava, quando prese la decisione politica e di governo di stare dalla parte del capo dell’OLP? Certamente si, dicono oggi testimoni e storici, amici e avversari, analisti e politologi che si interrogano su un periodo tutt’altro che ininfluente e lontano per comprendere la prossima evoluzione della questione palestinese e il futuro di Israele nell’area euromediterranea. Una fase della vicenda politica italiana fortemente connotata da un’ampia apertura filo palestinese, che venne malintesa dagli Stati Uniti e da Israele in quanto minaccia e scelta strategica filo araba, tutta condensata nella celebre frase di Craxi secondo cui ”noi non possiamo accettare che si faccia e si disfi nel Mediterraneo, senza che sia ascoltata la nostra opinione e rispettati i nostri interessi”. Altrimenti come spiegare diversamente l’ammirazione, l’affetto, il rispetto politico e umano che intercorse tra i due leader, Arafat e Craxi, entrambi potenti e contestati, amati e odiati nello stesso tempo? >


VITO BARRESI | DIRETTORE DI CAMBIO

Del controverso rapporto tra i due uomini della sinistra, Bettino Craxi e Yasser Arafat, una europea e l’altra araba e mediorientale, si torna a parlare in occasione della decisione di destinare la casa del Rais a Gaza come Museo dedicato ad Arafat, dove si raccolgono le reliquie, i ricordi, i documenti, e tante altre cose rilevanti che compongono la storia di vita di un palestinese etichettato come un estremista e un terrorista, per altri un grande uomo politico al contempo raffinato e spietato, una personalità quasi leggendaria, sempre effigiato con il sorriso sul volto, scampato a tanti tentativi attentati, un’esistenza avvolta nel mistero.

Negli albun delle fotografie spiccano solo pochi italiani rimarchevoli, ci sono Craxi e Pertini, mancano D’Alema e Berlinguer. L'abbraccio tra Arafat e Sandro Pertini fa ormai parte della storia dl popolo palestinese. Memorabili, anche per le fortissime polemiche suscitate nel mondo ebraico italiano, le parole del Presidente Pertini, nel corso di uno dei messaggi annuali alla nazione secondo cui «il popolo ebraico, al quale va il mio rispetto e la mia solidarietà, ha avuto la sua terra, dovranno avere una terra e una patria anche i palestinesi, che ora vagano in giro per il mondo, altrimenti in Medio Oriente non ci sarà mai pace. Io sono socialista e c’erano molti ebrei nel mio partito, compagni ed amici; ebbene noi abbiamo sempre sentito rispetto e manifestato solidarietà con la causa del popolo di Israele. Ecco perché dico che, come è accaduto per gli ebrei, così i palestinesi devono veder riconosciuti i loro sacrosanti diritti».

Poi gli scatti, molti inediti e mai visti, dell’incontro di Craxi con Arafat il 6 dicembre del 1984 in un rifugio segreto nelle vicinanze di Tunisi. Craxi accolse il capo dell' Olp ad Hammamet, proprio nella sua abitazione, alla presenza dell'ambasciatore italiano a Tunisi Claudio Moreno. Secondo i ricordi di tanti testimoni oculari Arafat aveva un timore reverenziale per Craxi che lo convinse a scegliere l’opzione negoziale. Il socialista milanese fu il capo di stato europeo che Arafat ebbe come punto di riferimento fin da quando spostò il suo quartier generale a Tunisi, forse il suo più importante interlocutore. Comunque il solo che in Europa si spese per la pace e la causa palestinese.

Shimon Peres, suo compagno nell’Internazionale socialista, che era stato il primo a proporre un negoziato basato su una confederazione giordano-palestinese, lasciò poi Craxi nella solitudine, di un compito immane.

Lo stesso grande ‘feeling’ invece mancò con i comunisti. Solo il ministro degli esteri di Botteghe Oscure, Ugo Pecchioli aveva incontrato Arafat di persona. La sua visita a Roma fu un evento importante per il Partito comunista italiano, il cui segretario Berlinguer in quella occasione lo incontrò per la prima volta. Non a caso a tal proposito, sottolineano criticamente molti commentatori, la politica mediorientale del Partito comunista non giunse mai ai livelli di autonomia e di qualità concettuale di quella dei socialisti. Non solo a causa della mancanza di responsabilità di governo ma perchè anche nell’esperienza di D’Alema essi evidenziarono di saper mettere in piedi solo una politica di basso profilo e piuttosto scontata, senza il coraggio morale e la visione lungimirante che ebbe Craxi.


In the museum there are only Arafat Craxi and Pertini. Lack D'Alema and Berlinguer - Certainly, they say today witnesses and historians, friends and rivals, analysts and political scientists who wonder about a time far from irrelevant to understanding the next evolution of the Palestinian issue and the future of Israel in euromediterrane. Phase of Italian political history strongly characterized by a large opening pro-Palestinian, misunderstood by the United States and Israel as a strategic choice pro-Arab, a position all condensed in the famous phrase of Craxi that "we can not accept that you face and discards in the Mediterranean, without having listened to our views and our interests respected. " How else to explain otherwise the admiration, affection, respect the political and human that occurred between the two leaders, both powerful and contested, loved and hated at the same time? _vitobarresi @Bettino knew who knew Arafat since he was a young university student in Paris, where he lived the head of the Palestinian students, what was likely to believe the ideas, objectives and ambitions of a man who was aiming to give rise to the Palestinian people, a nation, knew the companion Craxi, through and with what degree of probability, what danger, when had the political and government to take the side of the head of the PLO?_vitobarresi@