CAMBIO | Papa Francesco nell’Africa che ha perso il suo futuro

Retweet > Volete venire a vedere il fallimento colossale della modernità occidentale? Allora provate a seguire attentamente le tappe del viaggio africano di Papa Francesco, proprio dopo la sua Enciclica ‘Laudato Sì’ e il Discorso alle Nazioni Unite. Nella famosa borsa nera che certamente anche questa volta porterà con sé in Kenia, Uganda e Repubblica Centrafricana, dal 25 al 30 novembre 2015, trova posto il pensiero di un’Enciclica che ha messo in evidenza la correlazione tra povertà e fragilità del Pianeta, le iniquità generate dalla costante infrazione dei principi del bene comune, l’attesa e l’urgenza dei dannati della terra, come pure le parole pronunciate in sede internazionale, in occasione del 70 anniversario dell’Onu, sunteggiate nella richiesta non derogabile al diritto di tutti di avere un tetto, un lavoro e un ambiente sano, la pace, la fine dei conflitti fratricidi, la messa al bando della guerra intesa come ‘negazione’ di ogni umanità, fraternità e sacralità della vita. Nel frattempo liberalizzazione, globalizzazione e privatizzazione hanno ridotto l’Africa in uno stato di grande difficoltà e disagio, esposta alle più gravi epidemie, passando dal flagello dell’Aids a quello di Ebola, sotto l’evidente ricatto dell’avanzare del nuovo dispotismo dei Califfati di ultima generazione. L’integrazione dell’Africa nell’economia mondiale è stato un fiasco colossale, un fallimento epocale. Il bilancio delle nuove politiche di lotta alla povertà resta fortemente critico. Il credo del liberismo, di fatto portato avanti da FMI e Banca Mondiale, ha lasciato ancor più indifesi i paesi africani che non hanno saputo resistere autonomamente alla crisi mondiale. Ecco perché sullo sfondo di questo viaggio restano i problemi di sempre: l’ingovernabilità della transizione del sistema economico mondiale che sta generando tante turbolenze solo apparentemente marginali come il terrorismo, le mire egemoniche e le pretese di grandi e piccoli potentati politici e statali che vogliono controllare e impossessarsi di una nuova governace del mondo. >


Vito Barresi | Direttore di Cambio

“Chiedo a tutti voi di pregare per questo viaggio, affinché sia per tutti questi cari fratelli, e anche per me, un segno di vicinanza e d’amore”. Questa l’invocazione di Papa Francesco ha rivolto dopo l’Angelus, prima di partire verso un Africa inquieta e martoriata, davvero lontana dal progresso e dalla prosperità che pur gli spetterebbe.

L’impegnativo percorso tracciato sulla ‘road map’ papale appare fortemente segnato dai più recenti avvenimenti del terrorismo francese, dalla lineare seppur non sempre evidenziata, continuità tra la potenza di morte sprigionata in un contesto sottosviluppato come quello del Kenia dove vennero uccisi 147 studenti cristiani, massacrati e decapitati da un gruppo jihadista di estremisti somali Al Shabaab, e quello economicamente e tecnologicamente avanzatissimo parigino. Occasione utile per Francesco al fine di lanciare un appello alle religioni perché siano “fattori di riconciliazione”, alla pace “perché non si unisca il nome di Dio per giustificare la violenza” e al rispetto per la dignità degli esseri umani.

Il tema della povertà, della disuguaglianza e del sottosviluppo fanno parte dell’agenda dei colloqui previsti nella sede delle Nazioni Unite a Nairobi, lavvove è evidente che per l’Africa ci sono stati pochi grandi cambiamenti, tanta, tantissima continuità con il passato coloniale, imperialista e post coloniale. La povertà non è stata scalfita ma soltanto molto relativamente ridotta. Fondo Monetario Inetrnazionale e Banca Mondiale hanno cambiato in questi decenni gli slogan e le parole, modificato con qualche ritocco le vecchie sigle, forse migliorato il loro modo di consultazione nelle varie realtà nazionali africane, ma non hanno affatto cambiato il loro credo. Che è rimasto quello di sempre vale a dire ligio ai precetti e coerente con i principi dei testi sacri dell’economia liberista, un credo ideologico perennemente uguale nel tempo, nelle congiunture e nei cicli globali. E tutto questo perché secondo il liberismo di stampo euro-americano per l’Africa non ci sono dieci modi nuovi, possibili e diversi, alternativi e innovativi, per trasformare radicalmente l’indirizzo di una crescita non più di rapina ma di equità, se non quelli di promuovere la liberalizzazione delle economie, sostenere i mercati aperti, rIdurre i disavanzi delle finanze publiche.

Continuando per loro solita via, i paesi forti che dominano il mondo globale hanno fatto si che gli obiettivi fissati dalle Nazioni Unite per il nuovo millennio, cioè veder ridotta entro il 2015 la povertà del 50 % nel mondo, sono rimasti un sogno ancora lontano dal realizzarsi.

Le loro ricette, anche se da più tempo tanti economisti denunciano il fallimentare fondamentalismo di queste politiche economiche, proponendo altri modelli, non hanno impedito alle ineguaglianze d’aumentare nel mentre le crisi finanziarie degli stati africani si sono moltiplicate.

Nel frattempo liberalizzazione dei capitali, globalizzazione e privatizzazione hanno ridotto l’Africa in uno stato di grande difficoltà e disagio, esposta alle più gravi epidemie, passando dal flagello dell’Aids a quello di Ebola, sotto l’evidente ricatto dell’avanzare del nuovo dispotismo dei Califfati di ultima generazione. L’integrazione dell’Africa nell’economia mondiale, con la liberalizzazione, la deregolamentazione e le privatizzazioni, è stato un fiasco colossale, un fallimento epocale. Il bilancio delle nuove politiche di lotta alla povertà resta fortemente critico. Il credo del liberismo ha lasciato ancor più indifesi i paesi africani che non hanno saputo resistere autonomamente alla crisi mondiale.

Nella Repubblica Centrafricana, infine, l’apertura della Porta Santa della cattedrale di Bangui sarà “un incoraggiamento a curare le ferite, un incoraggiamento a superare le divisioni in nome del rispetto e dell’accettazione reciproca, in maniera tale che i gruppi che ora si fronteggiano possano trovare le ragioni per lavorare insieme a beneficio del Paese e del bene comune del Paese”.


Pope Francis in Africa who lost her future - Do you want to come and see the colossal failure of Western modernity? Then try to follow the stages of the journey of African Pope Francis, just after his encyclical 'Praised Yes' and the Speech to the United Nations. In the famous black bag that will certainly bring with it this time in Kenya, Uganda and the Central African Republic, where he went 25 to 30 November 2015, is the place of thought un'Enclica that has highlighted the disparity of the relationship between poverty and fragility Planet, the inequities generated by the constant infringement of the principles of the common good, the wait and the urgency of the wretched of the earth, as well as the words spoken at the international level to mark the 70th anniversary of the UN, in sunteggiate that required no immediate derogated the right of everyone to have a roof, a job and a healthy environment, peace, the end of the fratricidal conflicts, the banning of war as 'denial' of all humanity, brotherhood and sanctity of life. Meanwhile, liberalization, globalization and privatization have reduced Africa in a state of great difficulty and hardship, exposed to the most serious epidemics, from the scourge of AIDS to that of Ebola, under the obvious blackmail advancing the new despotism of caliphate last generation. The integration of Africa into the world economy through deregulation and privatization has been a colossal fiasco, an epochal failure. The budget of the new policies to combat poverty remains highly critical. The creed of liberalism, in fact carried out by the IMF and World Bank, has left even more vulnerable African countries that could not resist themselves to the global crisis. That's why the background of this trip are the usual problems that the ungovernability of the transition of the global economic system that is generating so many seemingly marginal turbulence such as that of terrorism, the hegemonic aims and demands of large and small political powers and state They want to control and take possession of a new Governance of the world. _vitobarresi @