CAMBIO | La violenza non è amore. Il silenzio ne è complice

Retweet > Il maschilismo, il macismo ma anche la misoginia, elementi che turbano personalità sottili e disturbate, sono di fatto una problematica civile e culturale. Spesso si sente dire in giro qualcosa come: ‘le belle famiglie di una volta...‘ Ebbene, molte delle famiglie di una volta più ancora di quanto accada oggi, erano un coacervo di connivenza, ignoranza e violenza. Gli atteggiamenti culturali che si perpetuano all’interno della famiglia sono quelli con cui i giovani di ogni generazione si sono interfacciati e si relazionano con i propri simili. Va da sé che se una giovane ragazza osserva la propria madre genuflettersi alla volontà maschile ‘dominante’ e talora manipolatoria, ella stessa sarà in balia di questa impronta insana che la renderà infelice per tutta la vita. Tutti gli atteggiamenti materni imprimono nelle giovani donne quelli che saranno i parametri di relazione amorosa con i partner. Stesso dicasi per i giovani uomini che crescono in famiglie disturbate laddove sussiste non solo la genuflessione femminile ma anche episodi di violenza fisica e sessuale, situazioni di tormento da manipolazione mentale e psicologica come condizione ‘normale’ del quotidiano vivere. È un fattore di educazione civile al rispetto dell’altro a fare la differenza e a rendere più sane sia le famiglie e sia i giovani. >


di Carla Liberatore

Le famiglie sono da sempre uno dei contenitori sociali più determinanti e in cui la personalità dei componenti si plasma, si adatta, si forma e si espande; ma se la famiglia stessa è un esempio negativo, la medesima negatività relazionale si esprimerà nei confronti di tutti coloro con cui tali componenti hanno e avranno a che fare.

Le forme familiari sono talmente eterogenee che non si può di fatto stilare una classificazione sociale certo è che i nuclei troppo ‘settari’ ove la connivenza e il silenzio la fanno da padroni, rappresentano un primo indicatore di sussistenza della violenza.

Non è affatto un caso se, come rappresentato dai dati ISTAT, il 69.7% delle violenze sessuali ancor oggi, avvengono all’interno delle mura domestiche, proprio per i fattori succitati nelle righe precedenti. Sussiste una sorta di abulia alla sana reazione nei confronti della violenza, che impedisce di denunciare i componenti della famiglia che perpetuano violenza fisica, sessuale e psicologica, soprattutto nei confronti delle madri e delle figlie.

Alla violenza nessuna categoria di donne è immune, infatti, sempre dai dati ISTAT aggiornati a giugno 2015, risulta che le vittime variano in un’ampia fascia di età fra i 16 e i 70 anni e le donne che sono fatte oggetto di violenza fra il 2014 e il 2015 ammontano a un totale di quasi sette milioni. Praticamente poco più del 10% della popolazione italiana. Il 90% di questi casi di violenza famigliare non viene denunciato.

La violenza maschile così come il macismo e il maschilismo sono dei tasselli che fondano le loro radici nei fondamenti, spesso religiosi, con cui la società ha percorso i tempi. Infatti uno dei valori dettati dal dogma religioso, si regge ancora su esempi storici del medioevo per passare poi all’epoca profondamente oscura dell’inquisizione, in cui la donna doveva essere completamente assoggettata alla volontà maschile e sottomessa alle regole di famiglia del tempo. Questo aspetto culturale, all’alba del ventunesimo secolo, quello del progresso civile, economico e sociale, stenta a staccarsi da dosso alle membrane culturali sulle quali vengono poggiati i fondamenti dell’attuale società moderna.

Cultura ed esempi di violenza sono quindi i cardini centrali degli atteggiamenti violenti e di sopraffazione nei confronti delle donne.

Attualmente aiutano molto la perpetrazione di atteggiamenti violenti, anche i modelli culturali odierni dettati in particolar modo dalla televisione che spesso per fare audience o per vendere prodotti attraverso la pubblicità, utilizza le grazie di corpi sinuosi e perfetti appunto per suggerire modalità femminili alle donne e autorità di possesso negli uomini.

Tutto ciò si potrebbe definire ‘imprinting sociale’, cioè quell’impronta su cui, soprattutto i giovani vanno poi a costruire a loro volta dei modelli relazionali e di perfezione del Sé che puntualmente decadono al cospetto con la realtà generando miriadi di frustrazioni dalle quali inevitabilmente si creano reazioni violente, lesioniste ed auto-lesioniste.

Al di là però degli aspetti culturali, sociali e famigliari della questione, vien da chiedersi: “chi sono gli stupratori? Cos’anno nella testa coloro che compiono atti di violenza?”.

A questi quesiti ha tentato di rispondere la Polizia di Stato stilando una serie di servizi pubblicati sul sito ufficiale dai quali si evince che i profili psicologici degli aggressori sessuali in particolare, vengono spiegati dalle loro logiche comportamentali deviate. E a questo punto sono da tenere presenti quelle implicazioni di cui si è parlato nelle righe sovrastanti di questo articolo.

I violenti e i violentatori sono quindi persone turbate vittime dei propri istinti, delle loro fantasie perverse e in balia di impulsi irresistibili. Gli stupratori nella fattispecie, vanno a caccia delle ‘prede’ per sfogare la loro aggressività, per umiliarle nel corpo e nello spirito arrivando talvolta ad ucciderle.

Nella maggior parte dei casi, così come già accennato, gli stupratori e i violenti si annidano fra le pareti domestiche, sono mariti abbandonati, fidanzati lasciati, tutti soggetti che non riescono a tollerare l’abbandono a cui sono stati condotti dalla propria compagna e qui ci si può rifare alle implicazioni socio-culturali precedentemente enunciate, secondo le quali l’uomo non può tollerare l’abbandono della propria donna poiché ne perderebbe il possesso, il controllo, la dominazione completa, la possibilità di usufruire del suo corpo quando e come vuole, poiché il dettame culturale antico e radicato, gli impone di trattarla come una sua esclusiva proprietà. Un oggetto di cui non può, non deve e non è tollerabile fare a meno.

I violenti e gli stupratori inoltre, hanno spesso alle loro spalle delle storie famigliari determinate da violenza psicologica, fisica e sessuale, ritenuta ‘normale’ all’interno dei loro nuclei di provenienza. Entrano poi anche in ballo aspetti psicologici di ‘compulsività sessuale’ che però andrebbero approfonditi oltremodo con degli specialisti del settore.

Oltre la famiglia d’origine, anche la società ed in primis la Scuola possono aver improntato nei soggetti violentatori, dei modelli di aggressività e violenza ma anche le condizioni di degrado socio-culturale-economico sono rilevanti a tal proposito. Elementi di richiamo alla violenza oltre ai modelli già citati, possono essere anche l’assunzione di droghe ed alcol che da sé stesse inibiscono determinati fattori di rispetto nei confronti dell’altro. Ma quando non sussistono situazioni di alcolismo e dipendenza da stupefacenti, il violentatore è comunque in balia di ossessioni e maniacalità ben precise che devono essere trattate con cure specifiche. Il problema è che soventemente sia nel caso di dipendenza e sia nel caso di ossessioni maniache, il soggetto non riconosce e non accetta di avere un problema poiché molto spesso la sua problematica è letteralmente scaricata su qualunque altro oggetto e soggetto. Come dire: “è sempre colpa di qualcun altro o di qualcosa di esterno”.

Il ‘teorema del violentatore’ che si basa sul ‘è colpa di qualcun altro o di qualcosa di esterno’, diviene a volte in maniera sistematica anche il cardine su cui egli imprime nella vittima il cosiddetto ‘senso di colpa’. Infatti molte donne vittime di violenza fisica e di stupro, specie nell’ambito domestico, sostengono di essere state loro stesse la causa scatenante dell’azione violenta. Non è un caso nemmeno questo perché il violentatore e stupratore famigliare è quasi sempre anche un manipolatore narcisista patologico e la sua compagna crede sempre di poter essere in grado di prevenirne le reazioni a patto che faccia o non faccia determinate cose, atteggiamenti e via dicendo.

In realtà soggetti di siffatta maniera non possono essere controllabili da nessuno in quanto neanche loro stessi riescono effettivamente ad avere il controllo sulle proprie reazioni. Svariati fatti di cronaca in cui sono state vittime delle donne che asserivano che il loro compagno o ex, non avrebbe mai fatto loro del male raccontano che la realtà invece ha sistematicamente confutato tale teoria e alcune di loro, cadendo nel tranello di credere al ‘teorema del violentatore’, sono state uccise.

Lo Stato, la Scuola e la Società rappresentano una componente essenziale per compiere un salto evolutivo in avanti rispetto alla mancanza di nozioni, cognizioni e sostanziale assistenza riguardo alla violenza sulle donne e domestica. È necessario istruire le nuove e vecchie generazioni a ogni livello e con ogni mezzo possibile ed immaginabile, affinché la violenza e lo stupro non rimangano, così come ancora oggi accade, sottaciuti fra le lenzuola matrimoniali, nei borghi degradati e fra le pareti contenitive famigliari.


Violence is not love. Silence is its accomplice - Machismo, misogyny and machismo but also elements that disturb personality thin and noisy, are in fact a problem of society and culture. You often hear around something like: 'beautiful family once ...' Well, many of the families of yesteryear still more so than today, were a jumble of connivance, ignorance and violence. Cultural attitudes that are perpetuated in the family are the ones with which the youth of every generation are interfaced and relate with their own kind. It goes without saying that if a young girl watches his mother kneel to the will men 'dominant' and sometimes manipulative, she herself will be at the mercy of this insane impression that will make it miserable for life. All attitudes maternal imprinted in young women who will be the parameters of loving relationship with partners. Same goes for young men growing up in dysfunctional homes where there is not only the female genuflection but also physical violence and sexual situations torment of mental manipulation and psychological condition as 'normal' of everyday life. It is a factor of civil education to respect for others to make a difference and make healthier both families and both young._carlaliberatore@

Informazioni tratte da:

https://www.poliziadistato.it/poliziamoderna/articolo.php?cod_art=1550

http://www.panorama.it/news/cronaca/25-novembre-giornata-internazionale-contro-la-violenza-sulle-donne/