CAMBIO | Tra la guerra e la pace cresce Grillo (28) stabile Renzi (32)

Retweet > Il sondaggio Piepoli-Ansa con le sue cifre certifica che gli assetti del sistema politico non si sono tramutati come sognavano Renzi e Napolitano in unipolari. Anzi con il passare delle settimane e dei mesi essi diventano sempre più nettamente bipolari, stabilmente definiti attorno a due blocchi, quello grilliano e quello renzista, che sono anche due modi alternativi di concepire e di progettare il futuro del Paese. Questa autentica presa di coscienza dell’alternanza democratica possibile, ampiamente diffusa tra gli elettori attivi, sembra essere la preoccupazione emergente nella parte più ‘oscura’ di un ceto dirigente del PD, fortemente impressionato e disorientato dalla tenacia dello zoccolo duro e popolare del grillismo. Per cui il Pd sembra pervaso da una ennesima pulsione regressiva, la tentazione di una resa dei conti, aprendo la caccia ai nuovi mostri, l'insidioso nemico grilliano venuto fuori dopo i socialisti, i craxiani e, last but not least, dopo Berlusconi, coltivando il progetto di far crescere sempre di più lo scontro frontale e diretto con amministratori e militanti del M5S. >


Vito Barresi | Direttore di CAMBIO

La crescita del Movimento Cinque Stelle non si ferma. Un altro più 0,5 per cento in più secondo i dati dell’Istituto Piepoli porta il Movimento di Grillo e Casaleggio a quota 28 % nel gradimento elettorale degli italiani. Un’evoluzione a tal punto consolidata da costituire M5S quale forza stabile di opposizione e di riferimento per lo stesso governo, che nella contrapposizione politica adesso è costretto a tenere costantemente in considerazione atteggiamento e scelte di un avversario reale e non più 'polo' escluso dalla quotidiana costruzione della linea nazionale e complessiva, condivisa dal Paese. Forse sta proprio in questa nuova dinamica impressa dal ‘team dream’ grilliano per dare respiro alle loro mosse per confezionare l'abito di governo del Movimento, la sempre più evidente sofferenza del partito di Renzi che non cresce più.

Tanto che lo stesso leader maximo deve cercare di ostentare una certa ‘sprezzatura’ nei confronti del Movimento Cinque Stelle a cui non vuole affatto dar la patente di unico competitoralla guida del Paese. E per farlo deve evitare comunque di scoprire agli occhi dell'opinione pubblica l'evidente l’affanno suscitato da un pressing politico costante, persino assillante, sempre robusto e concentrato, messo in campo dai gruppi parlamentari del M5S. Tuttavia il Pd continua a godere ancora della stima del 32 per cento dei cittadini.

Ma appare tanto più chiaro che il suo ‘score’ è sempre più condizionato, in parte ormai si potrebbe ben dire 'pilotato' dall’esterno dal direttorio del M5S, che ha sperimentato la sua nuova tattica proprio nel corso di queste difficili settimane politiche dominate dai riflessi dei fatti internazionali. I grilliani hanno affrontato con cautela e moderazione le questione poste dall’ondata terroristica, le ripercussioni della guerra in Siria, la crisi russo-turca, senza mai prestare il fianco ai prevedibli tentativi di strumentalizzazione delle posizioni ‘pacifiste’ insiste nel dna a Cinque Stelle, sia da parte della destra di Salvini, Berlusconi e Meloni che da parte dello stesso Renzi. Per cui, a parte le dichiarazione molto accademiche di Renzi rimaste nel vago della solidarietà internazionale, la lettura della tendenze elettorali sintetizza l’apparente assenza di una vera e forte polemica politica su tali tematiche di politica internazionale che è rimasta per il momento sottotraccia.

Ciò che per M5S è apparso importante è stato lasciare agire i due decisori Renzi e Mattarella e poi giudicare il loro operato in base alle regole costituzionali che stabiliscono precisi paletti e determinate condizioni su tali argomenti. In qualche modo, Mattarella e Renzi, Presidenza del Consiglio e Presidenza della Repubblica, che poi sono massimi organi decisori nei tempi della guerra e della pace, hanno optato per smorzare il dibattito, raffreddando le tentazioni di aggressione e accuse di estremismo nei confronti dei grillo-pacifisti anti-Nato.

Tutto ciò ha consentito all’opposizione pentastellata di conseguire, ‘almeno per il momento’, lo straordinario risultato di congelare i propositi di allineamento bellicista del governo Renzi agli impulsi revanchisti della Francia di Hollande.

Tanto che Renzi ha dovuto affermare, rispondendo a un giornalista, che un intervento militare internazionale in Libia “non è un tema all'ordine del giorno, almeno per il momento. L'Italia ha un numero di donne e uomini impegnati in contingenti che è tra i più elevanti al mondo. Questo sia chiaro. Non è che un intervento in più o in meno denota il nostro tasso di partecipazione alla coalizione internazionale. I giornali cambiano ogni 24 ore, politica estera no. La politica estera non va lasciata alle emozioni, serve continuità e consapevolezza. La nostra non è prudenza ma saggezza e io ne sono fiero".

Non si tratta di un esito politico di poco conto, proprio perchè è chiaro che Renzi su questo argomento ha ‘saggiamente’ e astutamente analizzato, e compreso, che dietro l’apparente inerzia del Movimento Cinque Stelle sulle problematiche della guerra e della pace c’era anche lo specchio delle opinioni vere degli italiani, infine ritradotte in una sorta di sospensione di giudizio sul PD, da qui il fermo al 32%, e una evidente esortazione al M5S di continuare sulla strada del pressing severo, imparziale, attento agli interessi della sicurezza degli italiani sia in Patria che all’estero.

Per le opportune valutazioni dei nostri lettori riportiamo di seguito, secondo una scaletta aritmetica e non ‘politica’, i risultati del sondaggio Piepoli per Ansa.

- Pd 32 % (=)

- M5s 28 % (+ 0,5)

- Lega Nord 14,5%

- Fi 9,5%

- Sinistra Italiana 5 %

- Fdi 3,5% (- 0,5)

- Ncd 2 %

- Altri partiti 3,5% (- 0,5)

- Altri di centrosinistra 1 %

- Altri centrodestra 1 %


Between war and peace it grows Grillo (28) stable Renzi (32) in the data of the survey Piepoli - The poll Piepoli-Ansa with its figures certify that the structure of the political system does not have turned as dreamed Renzi and Napolitano in unipolar. Even with the passing of the weeks and months they become more and more clearly bipolar, firmly defined around two blocks, one grilliano and what renzista, which are also two alternative ways of conceiving and planning the future of the country. This authentic awareness of alternating democratic as possible, widely circulated among voters active, the concern seems to be emerging in the more 'dark' of a ruling class of the PD, greatly impressed and bewildered by the tenacity of the hard core and popular grillismo. To which the Democratic Party seems filled with a yet another regressive instinct, the temptation of a showdown, leading the hunt for new monsters, insidious enemy grilliano came out after the Socialists, the craxiani and, last but not leat, after Berlusconi cultivating the project to grow more and more head-on collision and direct administrators and activists of the M5S._vitobarresi@