CAMBIO | Benzina nera. L’ombra dell’Isis e delle mafie sul contrabbando petrolifero nel Sud Italia

Retweet > Per fare un solo esempio basterebbe semplicemente ritornare a mente su uno dei tanti report (o verbali che dir si voglia) elaborati, scritti e sottoscritti dagli investigatori delle Fiamme gialle su un allarme almeno fino a oggi ampiamente sottovalutato anche nelle sue implicazioni ecologiche di inquinamento ambientale, dove si descrive e rappresenta l’impressionante e minacciosa espansione del mercato nero di benzina e gasolio per autotrazione e di petrolio semilavorato per piccole e medie raffinerie clandestine. E tutto questo nonostante negli ultimi due anni la statistica criminale dei sequestri, delle denunce e degli arresti abbia avuto una vorticosa impennata, per innumerevoli casi di contrabbando di benzina, gasolio e altri prodotti petroliferi. Mezzi e siti industriali confiscati, milioni di litri di benzine senza controllo oppure contraffatte destinati alle pompe e alle stazioni di servizio di vaste aree metropolitane, una distribuzione capillare di carburanti senza ottani ma con tanto piombo, un giro d’affari insospettabile e di difficile individuazione in zone urbane dove ogni giorno si mettono in moto i motori di una gigantesca macchina della mobilità civile, la circolazione infetta che si articola su aste autostradali con considerevole flusso viario giornaliero. Tutto è rimasto nascosto nel cordame catramoso di più complessi intrecci internazionali che solo adesso, dopo che Putin ha denunciato il traffico illecito di petrolio tra Isis e Turchia, sta finalmente facendo innalzare il livello d’allerta, la consapevolezza del rischio tossico di una grande contaminazione, l’emergenza della borsa nera del petrolio sporco e del riciclaggio cash di proventi che potrebbero infestare l’intera motorizzazione nazionale ed europea, rischiando di trasformare la rete della distribuzione stradale e autostradale di carburanti, nel bancomat dell’Isis e delle forze criminali che controllano ancora le economie e il territorio di un Meridione sull'orlo del default. >


Vito Barresi | Direttore di CAMBIO

Intere regioni, in particolare la Campania e la Calabria, metropoli come Napoli, città come Salerno, Caserta e Aversa, ampi tratti della Autostrada A3, sarebbero al centro di una diffusa rete di spaccio di benzine false che portano ai reati di approvvigionamento di prodotti petroliferi in contrabbando e conseguente vendita in nero di gasolio e benzina, illecito utilizzo del regime di deposito fiscale, falsi acquisti e cessioni intracomunitarie, false esportazioni, false destinazioni ad usi agevolati ovvero esenti da imposte, falsificazione dei documenti di trasporto e dei registi di carico e scarico dei prodotti energetici, consumo in frode di ingenti volumi di prodotti petroliferi, manomissioni delle colonnine di erogazione ovvero del software di quantificazione del prodotto commercializzato, falsificazione dei sigilli metrici ovvero dei contrassegni legali, illecite operazioni di miscelazione di prodotti energetici, frode in commercio ai danni degli automobilisti, illeciti flussi finanziari e illecite movimentazioni di danaro. Un variegato inventario di delitti che ha persino portato alla scoperta di tombini di accesso ai serbatoi interrati di carburante, che erano stati coperti da un manto di asfalto, in violazione delle norme di sicurezza.

Ma se è certa la destinazione di mercato rimane ancora misteriosamente e minacciosamente ignota la provenienza. In mancanza di un certificato di produzione ufficiale, che impedisce alle forze dell’ordine e ai consumatori di conoscere la tracciabilità del percorso petrolifero dalla bocca di pozzo alla colonnina di benzina, pochi conoscono la reale provenienza di petroli e benzine. Secondo fonti investigative straniere il flusso di petroliere con l'Italia dal sud est della Turchia riguarderebbe il porto siciliano di Augusta e anche altri importanti scali. A Ceyhan arriva l'oleodotto dal Mar Caspio e anche il petrolio dei nostri alleati curdi dal nord dell'Irak, ma secondo uno studio dell'università Greenwich, di Londra, pure il greggio insanguinato del Califfo.

Il presidente russo, Vladimir Putin, è stato il primo a denunciare che l'oro nero del Califfo viene contrabbandato via Turchia da Siria o Irak e arriva sul mercato internazionale compresa l'Europa e l'Italia. «Abbiamo informazioni che il petrolio dai depositi controllati dallo Stato islamico entra nel territorio turco su scala industriale. Avviene giorno e notte grazie a camion cisterna, che percorrono il tragitto fino ai porti dove è caricato sulle petroliere».

Anche se la loro non può essere definita una guerra per il petrolio, Isis controlla ormai una rete significativa di pozzi vendendo di contrabbando 2-300mila barili al giorno. Sebbene il contrabbando di petrolio sia sempre esistito, dagli embarghi contro Teheran o Baghdad fino a tante altre attività illecite, non era mai successo che si verificasse una pericolosa convergenza tra la crisi economica del Mezzogiorno d’Italia e l’espansione del mercato nero dei carburanti. Mai si è verificato che un’area geografica tanto consistente come il Sud sia apparsa tanto permeabile alla penetrazione di merci illegali che entrano facilmente nella distribuzione di mercato, soprattutto dopo che in Libia la situazione si è aggravata per via della ricorrente anarchia nella produzione petrolifera, la cui sottrazione illecita equivale a 800mila barili, la metà del potenziale del Paese. E volendo si aggiunge anche la questione della Nigeria, altro Paese Opec, alle prese con i guerriglieri del delta del Niger, nonché del Sudan.

Per questo i graduati della Guardia di Finanza, in tanti breafing con i giornalisti, non hanno esitato a parlare ‘un vero e proprio fiume di carburante clandestino immesso in circolazione in Italia dal 2013 ad oggi, che ammonta miliardi di litri, introdotto nel circuito commerciale nazionale in completa evasione dell’accisa, quantificata in migliaia di milioni di euro’.


Gasoline black. The shadow of the Isis and mafias smuggling oil in Southern Italy - To give just one example could simply go back to the mind of one of the many reports (verbal or, if you prefer) elaborated, written and signed by the investigators of the Financial Police of an alarm at least up to now largely underestimated even in its ecological implications of environmental pollution, which describes and is the impressive and threatening expansion of the black market for petrol and diesel fuel and oil for small and medium semi-clandestine refineries. And all this despite the last two years the crime statistics of seizures, complaints and arrests has had a dizzying surge, to countless cases of smuggling of gasoline, diesel and other petroleum products. Transportation and industrial sites confiscated, millions of liters of gasoline without control or counterfeit for pumps and service stations to large metropolitan areas, a widespread distribution of free fuel octane but with so much lead, a turnover unexpected and difficult to detect in urban areas where every day you set in motion the engines of a gigantic machine mobility civil circulation infected that consists of rods with considerable flow motorway road daily. Everything was hidden in the cordage tarry more complex interweaving International that only now, after Putin denounced the illicit trade of oil between Isis and Turkey, is finally making raise the level of alert, aware of the risk of a large toxic contamination , the emergence of the black bag of dirty oil and recycling of cash proceeds that may infest the entire drive national and European, threatening to transform the distribution network of road and highway fuel, ATMs in the Isis and the criminal forces that still control the economy and the territory of the South on the brink of default. _vitobarresi@