Retweet > Appare chiaro che l’effetto dei più recenti fuochi di guerriglia urbana, generato da un terrorismo di stampo francofono e jihadista, serve anche a distrarre e distogliere l’attenzione degli europei dal vero grande pericolo in atto che è quello della militarizzazione e dal degrado bellico in cui sta precipitando l’intero Mar Mediterraneo. Un mare lasciato alla mercè di un impressionante gioco al riarmo, ridotto a una discarica solcata da flotte con armamenti di tipo nucleare e convenzionale, una trincea abbandonata e derelitta sulla frontiera euro-mediterranea, autentico anello debole della sicurezza e della difesa dell’Unione Europea. Santa Barbara, Festa della Marina Militare rimasta senza flotta, con la testa rivolta svogliatamente ai marò che la celebrano lontano. Ma soprattutto turbata da una serpeggiante inquietudine, acuita dalle minacce fitte e stringenti che si addensano, a cumuli e cirri meterologici, sulle acque sempre più agitate del Mediterraneo. L’antico Mare Nostrum, dopo la grande e bisecolare egemonia atlantica e americana, torna ad essere al centro del mondo come scenario unico e speciale della Terza Guerra Mondiale. Una vasca fra tre continenti che rischia di trasformarsi da spazio di pace tra i popoli, in terribile teatro di guerra tra piccole, medie e grandi superpotenze planetarie. Nessuno, tranne pochi tra i capi di stato e di governo, mostra di cogliere la portata di tale pericolo, la sua intrinseca natura distruttiva e destabilizzante, il generale stato di insicurezza e precarietà, il fuoco che tiene costantemente sotto pressione l’intero vecchio continente. Non più scenario che appariva grande ma quello in cui i sistemi di comunicazione e l’avvento della ciberwarfare, con i mezzi che ne solcano incessantemente le acque, questo mare antichissimo è ancor di più ambiente intimamente condizionato e infragilito, costantemente sottoattacco, angolo dove a tenaglia tutte le potenze extraeuropee, agiscono come in una ragnatela, da attori che determinano situazioni incontrollabili. Sempre di più sopsinto nel baratro di un' inedita extraterritorialità globale, nel Mediterraneo, dopo la tragica esperienza dei flussi migratori, l’unica soggettività assente è proprio l’Unione Europea. Che mostra ancora una volta di non avere né autonomia nè indipendenza sufficiente sia in politica estera che in quella della difesa per tutelare sul piano del diritto interno e internazionale il suo primato naturale e storico sul Mediterraneo. >
Vito Barresi | Direttore CAMBIO
Santa Barbara ora pro nobis. Con un sospiro di sollievo e una preghiera di ringraziamento i più alti vertici e di comando della Marina Militare ossequiano con affetto, nel giorno annuale della festa, la loro protettrice per aver finalmente disincagliato dalle secche delle difficoltà e della crisi economica un corpo che era essenzialmente combattente rimasto praticamente senza flotta. Marina Militare comunque e sempre ‘estote parati’ per la guerra massiccia come un tempo ma che negli ultimi anni si è trovata imbottigliata in un mondo di non guerra e di non pace dove improvvisamente, dalla notte al giorno, si passa dal soccorso umanitario in mare a un attacco terroristico, al più brutale e agghiacciante scontro con nemici insidiosi armati ad altissimi livelli tecnologici.
Una gratitudine che il Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Giuseppe De Giorgi, continua a ripetere come un 'mantra' nei confronti ‘del Governo e del Parlamento che ha voluto procedere con urgenza a un provvedimento emergenziale per avviare il rinnovamento della flotta con il programma della cosiddetta Legge Navale che si tradurrà nella costruzione di 10 nuovi pattugliatori, una nave anfibia, una nave rifornitrice e due navi supporto operazioni subacquee, con un investimento di grande rilievo che porterà benefici ovunque sia presente la Marina, poiché senza flotta non ci sono le basi di sicurezza e lotta al terrorismo'.
Le parole dell’ammiraglio De Giorgi fanno riferimento al programma pluriennale per il rinnovamento della flotta della Marina Militare (la cosiddetta "Legge navale") che si avvale di un finanziamento complessivo di 5,4 miliardi di euro, tramite un contratto pubblico con l'Amministrazione della Difesa Italiana, per varare sette imbarcazioni 'unità di supporto logistico (LSS, Logistic Support Ship), sei pattugliatori (PPA, ovvero Pattugliatori Polivalenti d'Altura) con ulteriori quattro in opzione e un'unità da trasporto e sbarco (LHD, Landing Helicopter Dock). Una Legge quella navale per altro molto controversa poiché oltre alle problematiche di Bilancio sta incontrando in Parlamento l’opposizione del Movimento Cinque Stelle. Specie in quel collegato che porrebbe la Capitaneria di Porto - Guardia Costiera alle dipendenze dirette della Marina Militare, in quanto “quest’accorpamento è un altro passo verso la militarizzazione del Paese, che segue le folli spese già portate avanti sugli F35 dopo le false promesse di un dimezzamento.’
Anzi, secondo i deputati in Commissione Difesa, Affari Costituzionali e Trasporti è evidente che quella del governo non è nient’altro che una debole, nonché illegittima scusa per consegnare tutto il potere nelle mani di un singolo, vale a dire nelle mani del Capo di Stato Maggiore della Marina Militare.
Tuttavia la Marina Militare del domani non potrà più essere uguale a quella del passato. A dirlo non sono solo gli ammiragli, gli strateghi della guerra, i capi di stato o i monarchi, i ministri della difesa e i capitani dell’industria bellica ma tutte le variabili che stanno cambiando nella realtà, di un tumultuoso e rapido contesto mondiale. Così, per quanto il Mediterraneo rappresenti solo l’1% della superficie acquea del mondo, in esso si svolge il 25% del traffico mercantile internazionale, un volume di scambi tanto più strategico se si fa caso alla quasi totalità di trasporto petrolifero ed energetico, non solo navale ma anche sottomarino, proveniente dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia con destinazione Europa per via Italia.
Nel Mediterraneo insistono ben cinque su nove stretti, che sono tra i punti strategici più importanti sulle mappe, passaggi e snodi che rivestono un valore cardinale per l’impatto immediato, normalmente o straordinariamente, sull’economia marittima mondiale e più in generale sull’economia.
E ora le cose si sono complicate ulteriormente non solo per la presenza del’Isis nel Golfo della Sirte, per l’instabilità in Libia e nella regione del Nord Africa-Sahel, per i traffici illeciti e i barconi di profughi che continuano ad attraversare il Mediterraneo ma anche perché su tale quadrante si sono recentemente sovrapposte nuove emergenze. In primo luogo quella della ricomparsa della flotta russa, dopo la scomparsa di quella sovietica, con il ritorno dei sommergibili di Mosca nel Mar Nero e nel Mediterraneo, e non solo davanti alla Siria. Per non dire di più sulla smisurata crescita in un'area regionale fisicamente circoscritta di un riarmo navale che contraddistingue tutte le potenze militari. Senza allarmare più di tanto l'Unione Europea.
The Italian Navy in the Mediterranean dangerous Santabarbara - It is clear that the effect of the most recent fires of urban warfare, terrorism generated mold Francophone, also serves to distract and divert attention from the Europeans truly great danger that in place is the militarization and the deterioration in war which he is plunging the entire Mediterranean Sea. A sea left at the mercy of an awesome game to reset, reduced to a landfill with arms crossed by fleets of nuclear and conventional type, a trench deserted and forlorn on the border euro-Mediterranean real weak link in the security and defense of the European Union . Santa Barbara, Feast of the Navy remained without the fleet, with the head turned listlessly to the marines that celebrate it away. But especially disturbed by a meandering unrest, exacerbated by threats thick and stringent that thicken, heaps and cirrus meteorological, increasingly agitated waters of the Mediterranean Sea. The ancient Mare Nostrum, after the great and bisecolare Atlantic and American hegemony, becomes the center of the world as a unique and special of World War III, a spa between three continents, which is likely to turn to an area of peace between peoples in terrible theater of war between small, medium and large planetary superpower. No one but a handful of heads of state and government to seize shows the extent of that danger, its intrinsic nature destructive and destabilizing, the general state of insecurity and precariousness, the fire that constantly attack the entire continent. No longer the scenario that looked great but one in which the communication systems and the advent of ciberwarfare, means that ply the waters of this ancient sea, make environment intimately affected and fragile, constantly underetching, the corner where pincer all powers outside Europe, act as in a web, by actors that determine uncontrollable situations. This unprecedented global extraterritoriality of the Mediterranean, after the tragic experience of migration certifies, the only absent subjectivity is precisely the European Union. Showing once again that they have neither autonomy nor independence enough in foreign policy than in the defense. _vitobarresi@