CAMBIO | Renzi fa il Gulliver in un’Europa prigioniera dei lillipuziani

Retweet > Non si tratta più di un giovane e aitante bagnino che salva Italia dal naufragio della Concordia, arenata sull’ultima spiaggia dello sfascio in cui corruzione e berlusconismo avevano gettato il Paese, poi pericolosamente quasi consegnato dalla scialuppa di Bersani, Napoleone all’Elba, alla zattera di Beppe Grillo, sfiancato e in apnea per gli assalti spread dei potentati economici e finanziari mondiali. Perché in questa domenica prima dell’inizio del Giubileo della Misericordia a Roma, c’è evidentemente qualcosa di più e di nuovo dell’umiltà e della semplicità in questa sua ‘a modest proposal’ in cui si scorge la forte suggestione e l’impatto, l’ascendente che ha avuto sulla sua presidenza il fatto di nascere nello stesso periodo in cui si è formata e consolidata l’idea mondo del pontificato di papa Francesco. Renzi ne sente l’influsso a tal punto di accettarne la parte che gliene viene, quella di protagonista in un cast in cui sa di essere l’unico tra i leader mondiali ad abitare di rimpetto alla residenza del capo spirituale più importante del pianeta, in testa alla Chiesa Cattolica Universale. Forte di una sua visione delle cose europee e internazionali Renzi può cominciare a pensare di essere meno vulnerabile sul piano nazionale. E lo fa esponendo le sue vedute a tutto campo in un’ intervista al Corriere della Sera che segna in qualche modo il cambio e la rottura con le primissime fasi del suo mandato. Gli analisti e le cancellerie internazionali si sono già affrettate a passare allo scanner le sue dichiarazioni per capire quali sono realmente le intenzioni politiche di un leader europeo in ascesa, così come attualmente, tra il fatale destino di Hollande e la prossima anzianità per quiescienza della Merkel, sembra proporsi il nostro Presidente del Consiglio. In poche righe, riecheggiando il libello di Jonathan Swift, vai a scoprire che nel contesto lillipuziano degli attuali capi di stato e di governo, può anche sorgere, formarsi e affermarsi, un vero e proprio gigante buono somigliante all’ottimista Gulliver? >


Vito Barresi | Direttore di Cambio

Renzi non è un falco. Tra l’Isis e l’Ires, l’Islam e l’Istat adesso pensa anche alla grande Europa del domani. Comprensione, stima e amicizia quanto se ne vuole. Ma non oltre, fino a trattenere la constatazione che per quanto François Hollande sia un uomo molto intelligente, è anche uno statista in qualche modo ridotto in una situazione di estrema solitudine politica e umana.

Tra Renzi e Hollande, due espressioni della sinistra europea, l’uno socialista di lungo corso mitterandiano, l’altro virgulto della sintesi italiana dei catto-comunisti, la distanza è netta ed esplicita nella misura in cui si afferma che il problema del terrorismo tra Parigi e Bruxelles è interno all’area francofona e che la Francia, e il povero Belgio come diceva Baudelaire, sono vittime di una contraddizione sociale, culturale e politica che ha radici nella loro stessa storia repubblicana.

Un passaggio tanto più dirimente che, nei titoli delle nuove linee guida dell’europeismo renzista, si trova già tracciato non solo come l’anticipo della sua relazione al sesto appuntamento annuale della Stazione Leopolda, ma anche in quanto parabola geometricamente ascendente di un uomo politico (molto somigliante al suo concittadino Giovanni Spadolini che non ad altri del passato) che sta maturando in crescendo la svolta storica di una nuova visione più ‘centralista’ e 'decisionista' della politica dell’Unione.

La cifra di Renzi sembra essere solo apparentemente minimalista. Molto british, tutta protesa ad affascinare la generazione dei Nonni 2.0 di cui Corbyn ne è vessillo (‘Blair passerà alla storia come un gigante, non solo nel Regno Unito. Ma questo non significa che le abbia azzeccate tutte. Credo che sull’Iraq siano stati compiuti errori, possiamo dirlo o è lesa maestà?’).

Oggi però per l’Europa non si tratta soltanto di leggere il presente con i proclami ma di effettuare attente analisi dei cicli di medio e lungo periodo, esaminare in maniera asciutta, realista, precisa,una prospettiva storica che è sempre sul pezzo e sull’avvenimento, comunque interdipendente e connessa, per comprenderne i dettagli, le interlinee e le pause. Insomma saper cogliere il rumore della locomotiva lontana, i segnali cosmici anche dentro silenzi, pur nel vortico del rumore, di una transizione internazionale davvero unica e inedita nella storia degli assetti globali.

Perchè su un punto c'è convergenza ovvero sia che questo è un passaggio in cui l’Europa potrebbe tornare a essere non un centro vulnerabile ma il soggetto attivo di più avanzati e progressive evoluzioni dell’assetto economico, politico, sociale, religioso, culturale, dell’intera umanità.

Se, dunque, su questo inimagginabile scacchiere che si è venuto a configurare, offre all’Europa la possibilità di giocare una grande e straordinaria partita mondiale, la prima mossa di Renzi è riuscita, con quel suo disinvolto ma impeccabile sottrarsi, elegantemente e prudentemente, dalle tentazione di farsi ammucchiare in un’armata belligerante. Ma ora il punto è come fare a convincere tutti gli altri a ripensare profilo e struttura di un’Unione Europea collocata tra i due play maker del mondo che nel frattempo hanno profondamente mutando la propria identità e traettoria globale.

Che dir se ne voglia della globalizzazione unipolare o pluripolare, 'what you se is what you see', la realtà internazionale, dopo una lunga deregulation segnata da crisi e congiunture pesantissime, sta tornando nei termini di un non ancora validato paradigma della ‘competizione nella cooperazione’ che appare strutturalmente diversa dalla concorrenza bellica frontale, esclusivamente basata sulla crescita incrementale degli armamenti convenzionali e nucleari.

Attualmente nella lotta per il cosiddetto ‘powershift’, cioè il potere e il dominio sul mondo a venire, tende a imporsi un’opzione zero senza armi nè guerre, ponendo tutti di fronte a una sfida strategica immensa che richiede grandi mutamenti nelle economie e nei capitalismi non più nazionali e regionali.

Respingere l’incubo della guerra significa essere all’altezza di questa sfide. Non solo per il danno all’interesse collettivo globale che deriva dallo scontro ma più semplicemente perchè le scelte sono veramente libere solo quando consentono di scegliere ancora.


Renzi does Gulliver prisoner in a Europe of Lilliputians - It is no longer a handsome young lifeguard who saved Italy from the sinking of the Concordia, ran aground on the last beach of the shambles in which corruption and Berlusconi had thrown the country, then almost dangerously delivered by lifeboat Bersani, Napoleon on Elba, the raft of Beppe Grillo, exhausted and in apnea for assaults spread of powerful economic and financial world. Because in this Sunday before the Jubilee of Mercy in Rome, there is obviously something more and new humility and simplicity in this his 'to Modest Proposal' where you can see the strong suggestion and the impact , the influence it has had on his presidency being born in the same period in which it was formed and consolidated the idea of ​​the world pontificate of Pope Francis. Renzi feels the influence to the point of accepting the part that is him, that of the protagonist in a cast which he knows to be the only world leader to live across the road from the residence of the most important spiritual leader of the planet, the head of the Universal Catholic Church. With a vision of things European and international Renzi can begin to think of being less vulnerable domestically. And it does so by exposing his views across the board in a 'interview with Corriere della Sera that marks somehow change and break with the early stages of his mandate. Analysts and international registries have already rushed to pass the scanner his statements to understand what are really the intentions and political vulnerability of a European leader in the ascendant, as currently, among the fatal destiny of Hollande and the next seniority quiescence Merkel, seems to present our Chairman of the Board. In a few lines, echoing the libel of Jonathan Swift, go find that in the context of the current lillupaziano Heads of State and Government, can also arise, form and establish itself, a real gentle giant like Gulliver Ottimista? _vitobarresi@