CAMBIO | Nella guerra tra Vodka e Kebab rispunta la Pizza italiana

Tra la vodka e il kebab rispunta la pizza. E poi la pasta, il vino, le arance, le clementine, l’ortofrutta. Insomma pezzi sostanziosi della filiera agroalimentare italiana vulnerati fortemente dalle sanzioni economiche della Ue nei confronti di Mosca. Sanzioni su cui lucravano non solo e fondamentalmente la Turchia e Israele ma anche per via apparentemente invisibile la stessa Germania, la Polonia, ovviamente l’Austria, l’Ungheria e quanti altri già satelliti dell’ex Comecon, insomma la vecchia comunità economica di stampo sovietico, quei nuovi stati a marca Ue che hanno trovato più facile ‘triangolare’ in qualche modo il loro export per farlo giungere sui mercati moscoviti. Secondo le statistiche i paesi che hanno tratto vantaggio da questa strana forma di libero mercato a fini di 'diritti e democrazia' sono il Pakistan, la Bielorussia, la Serbia, e il Cile. Il paese che ha avuto il maggiore aumento delle forniture verso la Russia è la Bielorussia. Bisognerebbe chiedere a qualche osservatorio di intrecciare i dati relativi alla bilancia commerciale complessiva di questo paese, in entrata e in uscita. Nei primi cinque mesi del 2015, Minsk ha esportato 916,400 tonnellate di prodotti alimentari di cui la fornitura di alcuni paesi è vietata, rispetto a 568,300 tonnellate nello stesso periodo dello scorso anno. _vitobarresi@


Italia fortemente penalizzata nelle esportazioni di qualità verso la più grande economia dell’est, specie in prestigiosi comparti come quello enologico e della moda. Già da mesi critiche sempre più forti vengono rivolte al monitoraggio Ue delle sanzioni, non disponendo di indici di riferimento o di modelli per misurarne l'efficacia, con un’evidente deficit di informazione. Il divieto dell’importazione dall'Unione Europea verso la Russia di molti prodotti agricoli e alimentari come latte, frutta, verdura, formaggio e carne ha pesato su Italia, Spagna e Olanda. L’agricoltura italiana e il settore alimentare hanno registrato una significativa diminuzione produttiva su cui insiste anche la previsione di 265.000 posti di lavoro in meno.

Tuttavia se si comparano le negatività russe, genericamente desunte dall’andamento in discesa del Pil maggiore del 4% nel secondo e terzo trimestre di quest’anno, con i dati delle esportazioni italiane si resta sconcertati: nei primi otto mesi del 2015 l’export italiano verso la Russia è crollato in valore del 29 per cento, fermandosi a 4,5 miliardi di euro dai 6,4 miliardi dello stesso periodo del 2014. La Russia non è riuscita a colmare le carenze provocate dall’embargo di prodotti alimentari, nonostante avesse puntato su un piano per la promozione delle importazioni sostitutive dal Sud America e Asia.

Le cose potrebbero però cambiare soprattutto per l’Italia, in posizione storicamente concorrenziale con Ankara, dopo che le relazioni commerciali tra Mosca e la Turchia si sono bruscamente interrotte a seguito dell’abbattimento di un caccia bombardiere russo. Sotto attacco i settori tipici della cooperazione russo-turca. Secondo l'Organizzazione Mondiale del Turismo, nel 2014 i ricavi dal settore turistico in Turchia sono stimati in 96 miliardi di dollari, pari al 12% del PIL, che la Banca Mondiale stima in 799,5 miliardi di dollari. L'industria del turismo fornisce 2 milioni e 770mila posti di lavoro, ovvero il 9,4% dell'occupazione globale. Il contributo dei turisti russi nel PIL della Turchia è stimato in 4 miliardi di dollari (dati del 2014).

Da qui il nuovo atteggiamento assunto dai rappresentanti italiani a Bruxelles che potrebbe preludere a uno svincolo dalla logica molto discutibile della sanzioni. Il governo Renzi sembra intenzionato a riaprire il dossier anti Putin avanzando in prima istanza la proposta di non approvare automaticamente la proroga di 6 mesi delle sanzioni, ma al contrario richiedendo di discutere la questione tramite un dibattito.

Dopo si è avuta conferma che vi sarebbe stata opposizione su questo punto, la presidenza lussemburghese dell'Unione Europea ha cancellato dall'ordine del giorno il provvedimento nonostante siano ormai a ridosso della scadenza del 31 dicembre, data conclusiva delle misure restrittive contro l’economia russa. Ora bisogna determinare a quale livello e quando sarà discusso questo argomento. "Sappiamo che americani stanno girando in tutte le capitali europee chiedendo tra qualche giorno, quando si riunirà il Consiglio d'Europa, di prolungare le sanzioni contro la Russia senza alcuna discussione," — ha detto il ministro degli esteri russi Lavrov in un'intervista ai media italiani.

Lo scorso 16 novembre i leader di Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia e Italia avrebbero stabilito di mantenere le sanzioni contro la Russia fino alla completa attuazione degli accordi di Minsk nel mentre in Europa si è formato un fronte d'opposizione, che comprende in particolare la Francia, che chiede a Bruxelles di revocare le sanzioni.


In the war between Russian vodka and kebab turkish check the Italian pizza - Among the vodka and the kebab pizza reappears. And then the pasta, wine, oranges, clementines, fruit and vegetables. In short pieces hearty food chain Italian vulnerata strongly by the economic sanctions of the EU against Moscow. Sanctions which lucravano not only and fundamentally Turkey and Israel but also by seemingly invisible even Germany, Poland, of course Austria, Hungary and many other former satellites of the former Comecon, the Soviet-style economic community that They have found it easier to 'triangular' somehow their export markets to allow it to reach Moscow. According to statistics from the countries that have benefited are Pakistan, Belarus, Serbia and Chile. The country that has had the biggest increase in supplies to Russia is Belarus. In the first five months of 2015, Minsk has exported 916.400 tons of food of which the provision of some countries is prohibited, compared to 568.300 tonnes in the same period last year. _vitobarresi@