CAMBIO | Natale a Napolislam. Le Voci di Dentro a San Gregorio Armeno

Il Natale che cambia a San Gregorio Armeno è sotto il segno meticcio dei presepi della Misericordia. Tra armonie e invenzioni, i presepi sempre vivi riecheggiano un tempo dell’attualità senza concordia, le scene comunicanti che certo non osano ma evitano, per non dire scansano, l’orrida stravaganza di trovarne uno in cui la bandiera dell’Isis è pronta a sventolare sulla povera grotta di Betlemme. Dopo il diluvio universale di un occidentalismo molto bieco e cieco che ha cancellato i resti alieni della tradizione cristiana agognando di farlo con altre religioni quel che resta dell’incanto del Presepe, lo trovi anche nelle notti solcate dai traccianti della guerra aerea, in quei dettagli che illuminano il paesaggio di Greccio, marcando il passo pellegrino di nuove carovane sociali che certo stanno già cambiando profondamente l’Europa da qui al 2050. Si perché, se ti metti ad ascoltare quel che si dice e si parla nelle vie storiche dove fabbricano da secoli la tradizione del presepe, senti forte e chiaro che ‘le voci di dentro’, anche quando sono sussurrate sotto traccia, nel sotterraneo della parola negata, ricalcano la melodica della sura aprente della fatiha. La radio clandestina non trasmette solo musiche orientali ma quelle nuove che non si danno più pace per la pace e da anni fanno da controcanto a quelle rosse, caritatevole e veraci dell’immortale Napoli. Non come un lamento, nemmeno un brusio ma nella nenia nuova di una preghiera a un Dio Straniero, desertico, mondiale, cantilenante, che nulla ha a che spartire col passato, volta a un futuro che qui è già ma non ancora. Li senti e li vedi veramente ma restano ombre, fantasmi che aleggiano tra gli angeli di San Gregorio Armeno. Vita maomettana nella Napoli contemporanea dove, secondo propria religione, gli islamici occupano diversi spazi cittadini tra vecchie e nuove pressioni sociali, politiche e religiose. Nel presepe ci stava il moro e il Magio nero che portava dono dall’Etiopia. Adesso tra i vicoli non ci sono i saraceni, i mori, ma l’Islam che non porta nome né impronta se non per le polizie di stato. Tanti, tantissimi, con le loro case nei bassi, le bancherelle delle vendite quotidiane, i riti del commercio, l’ingresso senza decori delle loro modeste moschee. Napoli continua a prendere molto se non tutto dal Mediterraneo e poi a dare tanto all’Italia, all’Europa, al mondo. Esporta a centinaia i suoi scienziati ma soprattutto il marchio originale del suo pensiero, l’industria di una sapienza-conoscenza che si forma in un immenso OpenLab, acquartierato sulle pendici del vulcano, nel tappeto erboso di un’immensa spianata vesuviana.


_vitobarresi@ DirettoreCambio

Le voci di dentro si odono ma i film che raccontano le storie ibridate di comunità, trascrivono biografie e note sociali segnaletiche, account di vita e profili diversi di protagonisti nello spazio relazionale urbano non si possono vedere. Così è accaduto per il film Napolislam scritto e diretto da Ernesto Pagano, regista, giornalista, arabista, in cui si illustrano le storie di dieci napoletani convertiti, come è il caso di uno spazzino, napoletano da generazioni, che prega in moschea e ha le figlie che indossano il niqab, un parrucchiere per signore, anche lui napoletano, che battaglia con le clienti per dimostrare che la risposta ai problemi di oggi sta racchiusa nell’esempio del profeta Muhammad e non nel culto di padre Pio.

La moschea di piazza Mercato è lo scrigno di questa mutazione genetica o se si vuole dell’eterno ritorno di motivi sopiti, amputati o soltanto anchilostati, pronti al risveglio di una sconosciuta primavera. E’ ormai da molti anni che le voci di dentro che si ascoltano a San Gregorio Armeno sono quelle di Napolislam, un nuovo neologismo coniato dal regista di un film programmato nelle sale che, dopo il ‘novembre nero’ di Parigi, è divenuto improvvisamente ‘perturbante’. Tanto perturbante da finire cancellato dalle quindici sale in Italia dove era stato messo in cartellone. La colonna sonora porta le musiche del rapper Danilo Alì che canta Allah in napoletano.

La Partenope islamica vista in questo film si dipana sia in forma di racconto che di fiaba controversa. Un tessuto narrativo che comincia ad abbozzare un pre-testo, un qualcosa che va oltre la logica anglo americana dello scontro delle civiltà in cui Islam e cattolicesimo vanno oltre la logica della guerra fino a tramutarsi in qualcosa di inedito e diverso che forse ancora non comprendiamo, né intuiamo nella sua traettoria concettuale e spirituale, se non tornando tutti insieme nel Giardino dell’incanto dove vige la regola aurea della similitudine che fa dire al Saladino “non puoi avere veri amici e veri fratelli se non nei nemici perché solo loro possono sapere che avvia alla similitudine”.

Il Signore del Corano è il Dio Rahman, pienezza di Amore e Misericordia” che in una società frantumata dalla violenza, sa parlare anche nei termini della Misericordia, proprio quando più forte è il desiderio di incontrasi e non rinchiudersi, cooperando insieme nella costruzione di una civiltà planetaria che comprende senza escludere, estripando il pregiudizio che è sempre premessa dell’irrazionalità e dell’odio.

Non a caso Sharazade Houshmand, teologa musulmana, intervistata dall’Agenzia Sir mostra di non avere dubbi sulla possibilità di partecipazione dei musulmani al Giubileo. E da “teologa” spiega: “Ogni capitolo del Corano che è il testo sacro per i musulmani e più precisamente 113 su 114 capitoli, apre con questa formula trina: Allah, Rahman, Rahim. Ci sono diverse traduzioni in italiano ma l’ultima che io condivido, mette al posto di Rahman la parola Amore. Quindi il Corano insiste in modo costante sulla presentazione di Dio come ‘pienezza di Amore e di Misericordia’.


Christmas Napolislam. The voices from San Gregorio Armeno - The Christmas that changes in San Gregorio Armeno is under the sign of the mestizo cribs of Mercy. Among harmonies and inventions, the cribs still alive echo a time of current without harmony, communicating that certain scenes but dare not avoid, if not dodge the horrible extravagance to find one where the banner is ready to Isis waving the poor grotto of Bethlehem. After the Flood of Westernism very sinister and blind that erased the remnants of the Christian tradition alien yearning to do it with other religions what is left of the enchantment of the Nativity, the nights are also crossed by tracers of the air war, in those details that illuminate the landscape of Greccio, marking the pilgrim caravans of new social certainly already having a profound Europe by 2050. It is why, if you start to listen to what they say and we talk in the historic streets where produce from centuries the tradition of the crib, you hear loud and clear that 'the voices from within', even when they are whispered into chase, in the basement of the word denied, modeled on the pioneering melodic sura of Fatiha. The clandestine radio broadcasts not only oriental music but the new ones that do not give more peace for peace and for years counterpoise to the red ones, charitable and true immortal Naples. Not as a complaint, but not even a buzz in the dirge of a new prayer to God a Stranger, desert world, chanting, which has nothing at all to do with the past, once a future that is already here but not yet. You hear them and see them really but remain shadows, ghosts that hover between the angels of San Gregorio Armeno. Mohammedan contemporary life in Naples where, according to their religion, Muslims occupy different spaces in the city between old and new social pressures, political and religious. In the crib she had the brown and black Magio leading gift from Ethiopia. Now in the alleys there are Saracens, Moors, but Islam that does not bring the name or mark if not for the police state. Many, many, with their houses in the low, the stalls of daily sales, the rites of the trade, the entrance without decorations of their small mosques. Naples continues to take a lot if not everything from the Mediterranean and then to give so much to Italy, Europe, the world. Export to hundreds its scientists but also the original brand of his thought, the industry of a wisdom-knowledge that is formed in a huge OpenLab, headquartered on the slopes of the volcano, in the turf of a huge esplanade Vesuvius._vitobarresi@direttorecambio