Dopo il successo di Podemos chiedersi se ci siano degli abusivi nella sinistra spagnola e in quella europea non solo non ha più senso ma costituisce l’asse attorno a cui gira il dibattito politico per cambiare nel profondo partiti e rappresentanze di una nuova sinistra. Non si tratta più delle trite divisioni tra socialisti e comunisti, rivoluzionari e revisionisti, riformisti e massimalisti ma di un profondo cambio di paradigma, oltre che generazionale, soprattutto culturale. Che ora è giunto a una svolta, alla portata programmatica e progettuale di un vero e più ampio rinnovamento ideologico del personale politico e delle sue organizzazioni. Il modello italiano, espresso fin qui dal laboratorio in provetta del Partito Democratico, cioè quello di concentrare per annullare inclusivamente nel proprio interno la dialettica critica e pluralista della sinistra, proponendo di fatto una versione molto tecnocratica e mediale del vecchio centralismo democratico di marca catto-comunista, non solo non ha dato i risultati attesi ma costringe tutti a un rapido ripensamento, per i guasti che ha prodotto anche in termini di perdita di centralità rispetto a ben più concorrenziali soggetti di antagonismo e opposizione. Andare oltre la melassa dell’antipopulismo, rimettersi a pensare non più debolmente all’identità della sinistra, è divenuto un imperativo categorico se non si vuole cadere nella brace francese in cui nella notte i gatti della destra non diventano bigi ma si travestono di rosso. Ristrutturare, e sul breve periodo, la sinistra nei termini dialettici, critici e pluralisti significa ribaltare l’attuale verticismo lottando contro ogni forma di monopolio politico e ombrello partitocratrico. Iglesias ha promesso che cercherà di capire i valori e i motivi dei socialisti di Sanchez. Dopo Tsipras in Grecia, Corbyn in Gran Bretagna, oggi dalla Spagna inizia una nuova fase. Solo la lettura a freddo dei risultati aprirà questa riflessione attorno al tema della sinistra plurale. Una sinistra plurale è il progetto forte che può contraddistinguere in questa stagione le forze vere del cambiamento che si battono contro la logica del partito unico, perorata soprattutto in Italia dagli ondivaghi seguaci della formula magica del renzismo.
_vitobarresi@DirettoreCambio
Una notte elettorale lunga con i reporter volanti che aggiornano il voto minuto per minuto. A Madrid come in tutta la Spagna il voto a Podemos ha fatto crollare la fortezza del bipartitismo spagnolo. E se non sono macerie poco c’è mancato se si tiene conto che quasi la metà dei vecchi elettori dei due pilastri della partitocrazia, popolari e socialisti, sono stati letteralmente abbandonati da una vera e propria moltitudine in fuga dai recinti della politica tradizionale.
Sebbene il tema sia certamente quello di chi vince, bisogna anche aggiungere che in questa tornata elettorale i Popolari spagnoli hanno puntato a ridimensionare il più possibile la perdita di un enorme numero di elettori, con il solo fine di mantenere la maggioranza parlamentare, anche se non più assoluta ma relativa.
Le cose si capovolgono totalmente se si guarda alla formazione in atto di un nuovo e ampio consenso elettorale totalmente captato a sinistra da Podemos nella doppia interpretazione di competitor del PP e di duellante diretto con i socialisti Pablo Iglesias ha abbracciato con passione la battaglia diretta per indebolire i socialisti impegnandosi a demolirne l’affidabilità del progetto di Pedro Sanchez ormai incapace di condurre la sinistra alla vittoria con programmi obsoleti inadatti alla nuova fase della congiuntura politica spagnola, europea e internazionale.
Tuttavia va detto che il primo risultato di questa campagna elettorale è quello connesso al cambiamento del profilo politico e comunicativo sia di Iglesias che dello stesso Partito di Podemos. Nel primo caso perché dopo le elezioni europee del maggio 2014, il leader della formazione ha cercato, non senza qualche contraddittorietà, di dare un tratto insieme più personale e più collettivo al movimento, accentuando notevolmente il lato rosso della passionalità carismatica, l’amore e l’orgoglio per la propria forza anticasta, anche con accenni a vaghi tocchi presidenzialistici.
Lo straordinario risultato di Podemos è la vera sorpresa non solo per la Spagna ma più complessivamente nel panorama politico europeo. Perché di fatto apre una nuova stagione nella sinistra europea evidenziando la vulnerabilità e il declino della vecchia casata socialista e socialdemocratica, dando una forte accelerazione ai processi di grande trasformazione, sia in termini di classi e di gruppi sociali che di base elettorale, della sinistra nel suo complesso.
Podemos. The real surprise policy that breaks the monopoly of only one left - After the success of Podemos to ask whether there are squatters in the Spanish Left and the European Union not only makes no sense but is the axis around which revolves the political debate to change deep political parties and representatives of a new left. It is no longer the trite divisions between socialists and communists, revolutionaries and revisionists, reformists and maximalists but of a profound paradigm shift, as well as generational, mainly cultural. That it is now at a turning point, the reach and programmatic design of a true wider ideological renewal of the political and its organizations. The Italian model, expressed so far by laboratory test-tube of the Democratic Party, which is to concentrate to cancel inclusively in its internal dialectics of criticism and pluralist left, proposing in fact a version of the old media very technocratic and democratic centralism brand catto- communist, not only he did not give the expected results but forces everyone to a quick afterthought for faults that produced even in terms of loss of centrality compared to much more competitive subjects of antagonism and opposition. Go over the molasses dell'antipopulismo, get back to thinking no more weakly identity of the left, has become a categorical imperative if you do not want to fall into the fire in which the French in the night the cats do not become the right bigi but dress up red. Restructure, and in the short term, the left in dialectical terms, critical and pluralistic means reverse the current oligarchic fight any form of political monopoly and umbrella partitocratrico. Iglesias has promised to try to understand the values and motives of the socialists of Sanchez. After Tsipras Greece, Corbyn in the UK today from Spain begins a new phase. Only the cold reading results will open this reflection on the theme of the plural left. A plural left is the strong project that can distinguish this season the true forces of change that fighting against the logic of the single party, advocated especially in Italy by wavering followers of the magic formula of renzismo. _vitobarresi @ DirettoreCambio