CAMBIO | Lettera dal carcere di chi ha visto sparire tutte le sue illusioni

L’anno scorso la redazione di Ristretti Orizzonti in occasione del Natale aveva raccolto le testimonianze di persone detenute, e dei loro figli, genitori, compagne, sorelle, fratelli. Testi poco “natalizi” perché pieni di assenze, di dolore, di lontananze. Quest’anno non riusciremo a essere più sereni, perché l’anno è stato difficile, e soprattutto perché troppe persone in carcere vivono ancora senza speranza. Senza Speranza 
in particolare vivono quelli che sono condannati all’ergastolo ostativo, l’ergastolo cioè che non concede vie d’uscita a meno che la persona condannata non collabori con la Giustizia, ma in tanti non lo vogliono fare per non rovinare la vita dei propri cari. 

Senza Speranza vivono tanti condannati all’ergastolo “normale”, che poi tanto normale non è, perché aspettare anni, decenni anche per avere la piccola illusione di un permesso rende ogni Natale più insopportabile.

 Senza Speranza vivono tanti uomini condannati a pene smisurate, uomini che sono in galera da 20, 30, anche 40 anni. E 20 anni di carcere non sono 20 anni di vita libera: provate a immaginare il giorno più brutto della vostra vita, e poi moltiplicatelo per 365 giorni all’anno, per 20 lunghissimi anni, e forse riuscirete a capire che un anno di galera pesa come venti di libertà. 

Senza Speranza vivono quei detenuti chiusi nei circuiti di Alta Sicurezza da decenni, immobili in sezioni-ghetto dove ci si confronta solo con se stessi e con la propria rabbia.

 Senza Speranza vivono i detenuti rinchiusi nel carcere duro del 41 bis, ci sono uomini in 41 bis da più di vent’anni, da quando questo regime è stato introdotto, uomini che non sanno più neppure parlare da esseri umani, uomini che i loro figli li possono incontrare per una miserabile ora al mese, dietro a un vetro.

 Senza Speranza non si può vivere, e allora diciamocelo chiaro, nel nostro Paese le condanne a morte esistono ancora, solo che sono condanne a una “morte viva”. Ristretti Orizzonti - Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.



di Gaetano Fiandaca


Questa mattina, come quasi tutte le mattine, mi sono alzato alle 5, fuori era ancora buio e mi sono messo a pensare alla mia vita passata, a quanto tempo ho trascorso in questi posti e quanto tempo ancora ci dovrò restare.
Sono passati tanti anni da quel lontano 1994 e per fortuna ancora riesco a distinguere il giorno e la notte, percepisco ancora gli equilibri che si alternano nelle 24 ore e gioisco quando, quelle rare volte, il sole riesce a spaccare le giornate gelide dell’inverno di Padova.
Vorrei essere anch’io forte come il sole e risorgere ogni giorno, ma da 21 anni l’inverno è entrato nel mio cuore e nel cuore dei miei cari senza mai abbandonarci.
Il tempo si è fermato per sempre, il mio orologio ha un orario fisso, l’orario dell’ERGASTOLO OSTATIVO.
I primi tempi sognavo che la mia situazione potesse cambiare, cercavo di farmi forza per lottare e facevo di tutto per essere il sostegno morale della mia famiglia, ma purtroppo quell’orologio mi ha dimostrato di essere più forte di ogni mia volontà, di ogni mio sogno, di ogni mio desiderio.
Per tanti anni ho allenato il mio fisico nella speranza vana di contrastare i segni dell’invecchiamento sul mio corpo, ma oggi mi rendo conto che il ciclo della vita è inarrestabile, niente e nessuno può fermare lo scorrere degli anni e l’amarezza di vederli scorrere nel peggiore dei modi, anche se a parte il tempo, la mia vita si è fermata alla data del mio arresto.
Oggi mi rendo conto che quello che mi salva da tutto questo orrore è l’amore di mia figlia e di mia moglie, che sono state più forti di tutti questi anni di carcere, anche se per resistere a questo lungo calvario stanno pagando un caro prezzo, visto che hanno scelto di starmi vicino seguendomi nelle varie carceri che mi hanno fatto girare su giù e per l’Italia, come un pacco postale e per motivi che non avevano a che fare con i miei comportamenti.
A volte mi chiedo se si sono mai rese veramente conto che dovranno seguirmi per tutta la vita poiché io da qui non uscirò vivo, perché il mio ergastolo ostativo non me lo permetterà, non mi darà questa possibilità, perché chi è condannato a questa pena è ritenuto colpevole per sempre, irrecuperabile.
Vorrei solo trovare la forza e la lucidità di dire a mia moglie e a mia figlia che la speranza non ha nulla di concreto a cui aggrapparsi, ma non vorrei che anche loro smettessero di sognare come ho fatto io.
Sicuramente il fatto di non essere mai riuscito a spiegare chiaramente che cos’è l’ergastolo ostativo ai miei cari non mi fa stare bene, ma è anche vero che sono sempre stato convinto che l’ergastolo ostativo fosse una condanna fatta per errore e che uno stato democratico come l’Italia, culla del cristianesimo, non potesse fregiarsi di una pena così disumana, visto che ha sempre lottato in prima linea contro le torture e la pena di morte, quindi pensavo che sarebbe stata rivista e con questa ferma convinzione ho sempre temporeggiato. Comunque, non voglio rassegnarmi a questa pena di morte mascherata così come l’ha definita Papa Francesco e continuo a sperare che al più presto venga rivista, così che non mi sentirò di essere stato un bugiardo nei confronti di mia moglie e di mia figlia, dalle quali traggo ancora oggi la forza necessaria per continuare a lottare.


Letter from prison of those who saw disappearing all its illusions of Gaetano Fiandaca - Last year the editors of Shrunk Horizons at Christmas had collected testimony from detainees, and their children, parents, partners, sisters, brothers. Slipshod "Christmas" because full of absences, of pain, of distances. This year we will not be more serene, because the year has been difficult, mainly because too many people in prison still live without hope. Hopeless especially those who are living with life sentences impediment, that is a life sentence that does not allow a way out unless the convicted person does not cooperate with the Justice, but many do not want to do not to ruin the lives of loved ones. Without hope we have many lifers "normal", then it is not so normal, why wait years, even decades to get the little illusion of a permit it makes every Christmas unbearable. Without hope they have many men sentenced to enormous, men who are in jail for 20, 30, even 40 years. And 20 years in prison are not 20 years of free life: just imagine the worst day of your life, and then multiply that by 365 days a year, for 20 long years, and perhaps you will understand that a year in jail weighs as winds of freedom. Hopeless live those held in closed circuits of high security for decades, properties for sections ghetto where you are confronted only with themselves and with their anger. Without hope for detainees imprisoned in hard 41a, there are men in 41 a more than twenty years, since the scheme was introduced, men who can not even speak to most human beings, men and their children they may encounter a miserable hour per month, behind glass. Without hope you can not live, and then let's face clearly, in our country the death sentences still exist, only that sentences are a "living death".