CAMBIO | La guerra dei comuni e l’agenda politica di Matteo Renzi

La ‘guerra dei comuni’ che rischia di innescarsi sulla mappa del potere renziano, punta direttamente su una questione urbana rimasta abbandonata dopo l’eclissi del Partito Comunista, un architrave della partitocrazia storica che, senza la classe operaia, ha portato non in paradiso ma più concretamente nelle stanze dei bottoni e del tanto agognato potere governativo, tutto il ceto politico post pidiessino, con annesse e connesse formazioni satellite come gli ecologisti arcobaleno, i giustizialisti dei propri valori e quanti altri tra gonfaloni popolari e margherite alla amatriciana. Che poi Renzi si dimostrerà capace di rispondere alle pressioni irrazionali, di placare e ricomporre quel magma di entropia localista e municipalista che misura il grado di disordine, in prima istanza del suo stesso partito e delle varie componenti che lo determinano, è tutto un altro discorso sull'ordine della cosa. Renzi dovrà rispondere in qualche modo sia alle sensibilità dei diessini D’Alema e Bersani e sia alle esigenze mai sopite dei Popolari. Specie quelle di Dario Franceschini, già segretario del PD che pare essersi messo in testa di costruire una propria rete di sindaci amici anche in vista dei prossimi appuntamenti politici e organizzativi. Dunque, le candidature dovranno rispondere alla logica di una vera e propria ‘Nazionale’ in casacca renziana. Per far questo Renzi si avvarrà di tutto il suo potere e dell’ausilio di un’apposita cabina di regia. Il suo obiettivo è di far scendere in campo una squadra per vincere, conquistare lo scudetto e chiudere in fretta l’infernale girone del campionato comunale. Dove dorme la lepre nessuno lo sa. Neppure il segugio a cinque stelle. Così dice un vecchio saggio. Una postilla di inizio anno che giriamo ben augurante al Presidente del Consiglio e Segretario Generale del Partito Democratico, Matteo Renzi. Prosit




_vitobarresi@DirettoreCambio



L’anno che verrà inizia per lui proprio durante la più cupa stagione del primo quindicennio del secolo, quella in cui uno spettro si aggira per l’Europa, un terrorismo polimorfo, una strana idra a tre teste, con un suo passato, un presente e forse un futuro, che insanguina, ricatta, assedia e impaurisce Parigi e Bruxelles, la capitale dell’Unione Europea. Sfibrandone i nervi e tenendo in stato di tensione gli stessi luoghi di una civiltà millenaria che un tempo rendevano liberi gli uomini ma non ancora le donne dagli schiavismi e dai servaggi. Dalla prospettiva dell’ente politico pubblico elementare, la base territoriale e democratica dell’intero assetto costituzionale, mai come in questi anni il sistema delle compatibilità, le sinergie e le sussidiarietà, è apparso sconquassato, divaricato, contraddittorio, intransitabile, senza alcuna comunicazione funzionale e dinamica. La vera locomotiva, il tender e non il lander italiano, l’autonomia dei territori, la libertà e la democrazia dei gonfaloni comunali da cui sono partiti lo stesso Renzi e il suo Ministro Del Rio, rimane ancora oggi la reale risorsa, l’unico giacimento di energie e di personalità, capace di catalizzare innovazione e sviluppo, impresa, lavoro, servizi pubblici e occupazione, quel tanto atteso forte cambiamento dell’intero Paese che stenta a profilarsi nella sua concreta forma della stabilità sociale ed economica.

Per questo il Segretario Generale del PD è chiamato a proporre un modello e un programma politico unitario che sia coerente con la sua strategia delle riforme, senza incorrere nella clausola della mediazione, trovando una difficile sintesi non contraddittoria con la sua colossale opera di rottamazione rappresentata nell’immaginario nazionale dalla liquidazione del Senato della Repubblica e nella sua trasformazione in Camera delle Autonomie regionali e comunali.

Renzi dovrà aprire in tutta fretta un calendario di lavori intenso, l’agenda politico personale su cui limare un cronoprogramma ovviamente già fissato da mesi, inseguendo questa prossima e convulsa fase comunale, nel tentativo di dipanare il filo ingarbugliato della crisi profonda e verticale delle cento città italiane, dopo il caso di Roma, la defenestrazione di Marino, le problematiche dell’inquinamento con la gravissima limitazione del principio di libertà di circolazione determinato non certo da sole cause di forza maggiore ma anche e soprattutto dal tragico fallimento delle politiche edilizie, urbanistiche e dei trasporti sia pubblici e privati, che vede coinvolti e imputati tutti quadri della classe dirigente e di sistema tra cui non sarebbero esenti da responsabilità, negligenze ed omissioni anche gli ecologisti, le loro associazioni dinastiche, si pensi solo ai Verdi Arcobaleno di Rutelli, ai vari ministri da Ronchi a Pecoraro, da Ripa di Meana a Ermete Realacci, ecc.

Proprio Renzi che con la sua rottamazione aveva contribuito a sgombrare il campo da una pletora di mezze figure, molte delle quali andate allo sbando e allo sbaraglio pur avendo usufruito di ruoli apicali, istituzionali, governativi e ministeriali dovrebbe dare prova di sapere intelligentemente affrontare la questione municipale aggiungendo all’ingrediente del cambiamento generazionale almeno qualche altro fattore per rendere convincente il suo progetto superando la distanza, anzi il fossato, che si va facendo sempre più grande fra la roccaforte, il castello kafkiano del suo governo romano, e le porte dei comuni, passati dal pronto soccorso delle loro mille contraddizioni sui temi del bilancio, dei servizi e della qualità della vita in una vera e propria lunga e solitaria agonia dell’autonomia degli enti locali, sovrastati dalle inutili regioni, vessati dal fiscalismo centralista, mutilati dalla riforma e dalla cancellazione delle province.


The war of Commons and the political agenda of Matthew Renzi - The 'war of the municipalities' that is likely to engage on the map of power fer, pointing directly to an urban issue was abandoned after the eclipse of the Communist Party, a lintel of party history that, without the working class, led not to heaven but more concretely in the nerve and the coveted governmental power, the whole political class post pidiessino, with associated training and related satellite as ecologists rainbow, the justice-of their own values ​​and those of other popular banners and daisies amatriciana. Then Renzi will prove capable of responding to pressures irrational, appease and reconcile that magma entropy localist and municipalist which measures the degree of disorder in the first place of his own party and the various components that determine it, is a whole other order dl speech. Renzi will have to respond in some way to both the sensitivity of the DS D'Alema and Bersani and to the needs of the People's never silenced. Especially those of Dario Franceschini, former secretary of the Democratic Party that seems to have made up his mind to build a network of friends mayors also in view of the upcoming events and political organization. Therefore, applications must respond to the logic of a real 'National' in renziana jacket. To do this Renzi will use all his power. With the help of a dedicated control room and its goal to field a team to win the league and close quickly the infernal round of the championship city. Where sleeping hare nobody knows. Even the hound. So says an old adage that we turn well-wishing to the Prime Minister and Secretary General of the Democratic Party, Matteo Renzi. _vitobarresi@DirettoreCambio