Epifania e tradizione del presepe, simbologie e testimonianze della 'memoria' calabrese. Se sono ancora queste le espressioni in uso nella cosiddetta religiosità popolare, nelle chiese e nei musei calabresi chiunque può ritrovare raffigurazioni 'colte' del maestoso e sempre affascinante arrivo dei tre re magi. Ma questa Epifania ha anche il gusto e il colore di una grande saga storica, la magica riscoperta del più insigne pittore, quel Mattia Preti ineffabile e giramondo, conosciuto in ogni corte d'Europa, proprio col suo nomignolo di Cavaliere Calabrese.
Purtroppo però le sue bellissime tele in tema di natività si trovano tutte all'estero. Come la festosa e solenne Adorazione dei Magi, dove le figure appaiono in portamento maestoso, con la bella figura della Vergine che risalta al centro della scena, dipinta intorno al 1652, e acquistata da don Matteo Barberini principe di Palestrina, nella cui collezione rimase fino a metà Settecento, quando fu venduta al conte di Leicester, nella cui collezione, in Inghilterra, dove ancora oggi si può ammirare.
Una seconda Adorazione dei Magi, dipinta dal Preti intorno al 1660, è custodita in un'altra collezione privata in Inghilterra. Si tratta di una tela di dimensioni molto piccole, con guizzanti effetti luministici e una pennellata più soffice. Incantoino inoltre l'Adorazione dei Magi e una Natività, tele di grandi dimensioni, anch'esse oggi in Inghilterra, nella Walker Art Gallery di Liverpool, dove sono conservate altre due sue opere. Gli schemi delle due tele sono più classici, anche nell'iconografia e nello svolgimento della scena. Soggetti, non frequenti nell'opera del Preti, proposti ancora in altre due opere: L'Adorazione dei pastori, forse un "pendant" della tela conservata a Liverpool, custodita nel Museo Nazionale di Varsavia, e in un'altra tela, con lo stesso titolo, che si trova nella Chiesa delle Verginelle a Napoli.
Di Mattia Preti si è tornato a tacere, dopo oltre quattrocento anni dalla nascita e trecento dalla morte, mettendo in atto una operazione che suscitò dubbi e perplessità, qualche polemica, per le scelte che vennero fatte in occasione di quell’evento. Tanti si domandarono se fosse stato utile e produttivo scegliere come testimonial di uno straordinario artista, la cui vita resta ancora un romanzo non scritto né narrato, lo specchio dell'anima del buon calabrese e della sua forma estetica barocca e mediterranea, aver chiamato a presiedere il Comitato scientifico per le dovute celebrazioni, il critico Vittorio Sgarbi, notoriamente conosciuto per il suo poliedrico iperattivismo, per certuni la sua manifesta tuttologia, il quale ebbe a dichiarare la quanto mai generica frase secondo cui ''Mattia Preti rappresenta la secolare storia della Calabria, terra ricca di cultura e quindi di futuro''.