La fine del renzismo tra lezione spagnola e nuova sinistra italiana

9 gennaio 2016, 18:18 100inWeb | di Vito Barresi

di Vito Barresi


Quando nel corso del 2016 il renzismo avrà esaurito definitivamente la sua artificiale spinta propulsiva, essenzialmente basata sulla sua unica connotazione saliente ossia la ‘generazionalità’ di un improvvisato e affastellato ceto dirigente post comunista e post democristiano di derivazione ‘familistica’, si porrà in Italia il problema concreto di una rapida quanto difficile ridefinizione di nuovi soggetti politici aperti, evolutivi e a sinistra, profondamente diversi rispetto a quelli del passato sia remoto (1921) che prossimo (1968 -1989).

Il PD, in quanto partito di destra mascherato con tocchi di sinistra conservatrice e retriva, si farà garante di un evidente revisionismo (per certi aspetti già storicamente sperimentato nella variante totalitaria e nazionalista del mussolinismo) che lo porterà a manifestarsi espressamente come partito ‘tricolore’, ultimo luogo di laceranti contraddizioni di un ceto politico autoreferenziale, eterodiretto e ormai privo di sue originali e autome rappresentazioni ideologiche e sociali.

Dal punto di vista iconografico Il Pd è il cascame sintetico e posticcio di ben definite fratture tra una sinistra storica (comunista, cattolica, laico-massonica, socialdemocratica e repubblicana, fortemente contrastante con culture e ideologie del socialismo italiano, ripreso in tutte le sue varie e minoritarie sfaccettature) in cui si è consumato lo spesso involucro statalista, dove si governava il conflitto sociale e territoriale italiano con l’assistenzialismo e il welfare partitocratrico, un Partito di plastica che non riesce più a controllare la profonda spaccatura tra due antipodi del ceto medio italiano.

Renzi è alla guida di una vera e propria ‘ruota della fortuna’ impazzita, che non è più in grado di controllare, se non con tocchi borderline, sempre sul limite della legalità costituzionale, la spaccatura verticale tra una vasta area impoverita e marginalizzata, ricacciata nell’ambito di un contesto sociale di brutale proletarizzazione e una élite di politicamti, molto spesso ignoranti, corrotti e compromessi, che ha saputo opportunisticamente sfruttare l’egemonia istituzionale derivante dall’eredità politica della partitocrazia rossa del Pci e bianca della Democrazia Cristiana.

Attualmente, lo spazio politico in cui si manifesta la contraddizione assiale, il conflitto latente e mascherato, per altro psico-socialmente lacerante fino al punto dell'autolesionismo soggettivo e culturale, tra il ceto medio impoverito, proletarizzato e disgregato è ambiguamente occupato dal M5S in parte preponderante e ‘autoritariamente’ da un cascame di vecchia sinistra collegata al residuo potere della casta sindacale e parlamentarista, per questo contraria ogni vera evoluzione che considera una minaccia mortale sia alla sua sinistra che al suo centro.

Oggi in Italia la politica, soprattutto quella dei grandi partiti demoscopici, è rappresentata da un gigantesco Leviatano ‘grillo-renziano’, un corpo in decomposizione (PD) da cui ormai, come avrebbe detto Carlo M.Cipolla, emanano Miasmi e Umori, il putrido odore della corruzione, similmente a quanto accaduto nel pornocorpo berlusconiano.

Ciò che si può descrivere come il tentativo di impedire la polarizzazione dello scontro tra società nel suo insieme e l’elite dominante andata al potere sotto l’ombrello burocratico-partitocratrico-economico-sindacale-finanziario-bancario è nello stesso tempo evidente nel progetto politico di un movimento solipsistico, capeggiato in monologo da un ex ‘starlett’ della Rai di Bernabei, che rischia di passare repentinamente dal comico al tragico, e che per ironia della storia, prende ‘nomen’ proprio come le star del palcoscenico, 5Stelle.

In entrambi i casi politici di PD e M5S tutto questo si è imposto nella forma di una ‘politica confezionata’, seriale, replicante, piccolo borghesizzata che ha prodotto e riproduce manichini in abiti da cerimonia da indossare davanti a un microfono, di fronte a una telecamera, nelle assisi sovrane e democratiche ridotte a bivacco dalla corruzione.

Tuttavia siamo convinti che anche in Italia il cambiamento autentico è possibile andando oltre le logiche, i ritardi e le menzogne dei vecchi partiti, che hanno portato il Paese in queste condizioni di degrado, ritardo e declino, costringendo le nuove generazioni alla disoccupazione, all’emigrazione persino alla disperazione per la mancanza di una prospettiva costruttiva di crescita e sviluppo personale, familiare e sociale.

L'iniziativa politica, lo stato nascente, di un nuovo soggetto, seguendo la lezione spagnola di Podemos e di Pablo Iglesias, potrebbe essenzialmente essere rivolta a sviluppare una nuova sintesi, a promuovere e rappresentare i nuovi punti di svolta dell’attualità politica italiana, europea e internazionale. Per questo bisogna rivolgersi a un giacimento politico, elettorale, sociale ed economico enorme che non trova canali né giusta espressione nella rappresentanza istituzionale attuale. Storie di vita, storie di comunità, vicende di piccoli e grandi gruppi, di partiti e intellettuali, protagonisti simboli e martiri del pensiero di giustizia e uguaglianza, il cui contributo storico oggi appare denegato da una vera e propria industria del profitto politico che ha pianificato il catastrofico genocidio culturale della sinistra italiana, la sua violenta disidentificazione, la brutale demolizione e infine la garrula rottamazione renzista dei suoi simboli e dei grandi ideali.

Una realtà fatta di memorie e contemporaneità che ha bisogno di passare dalla ricerca dell’essere all’evento politico che ci fa dire e comprendere per empatia, per arte, estetica, ragione critica e progetto le parole chiave della nostra iniziativa politica: Popoli, Democrazie, Movimenti, Solidarietà. Tutte scritte e pronunciate in terza persona per affermare il fulcro e l’importanza di una rinnovata declinazione pluralista.

Dunque un primo approccio per costruire insieme una politica e una coalizione di unità popolare di respiro europeo, in una nuova epoca di riscoperta globale delle prospettive storiche marxiste e gramsciane, che si vuole aprire anche per affrontare le nuove e straordinarie opportunità offerte dalla galoppante disgregazione verticale delle formazioni politiche autoritarie, antipluraliste e ideologicamente totalizzanti come il Pd e M5S.

Contro l'antipolitica funzionale al regime di una monocrazia sedicente democratica noi lottiamo affinchè la politica torni al primo posto per cambiare il Paese.