CAMBIO | Farina? Quantu sinda pigghia! | L’Elzeviro di Venturino Lazzaro


l’ Elzeviro di Venturino Lazzaro




Cari amici, buona domenica.


Inizia un anno (bisesto) dal quale ci aspettiamo grandi cose, e importanti. È un momento dell'anno, questo, in cui di solito ci sentiamo pronti a fare e, soprattutto, a "dare", più che in altri periodi, ma questa volta il clima generale sembra aver reso tutti meno ricettivi, meno pronti a dare, ma anche meno disposti ad accogliere, ad accettare. E in ogni relazione compiuta ci deve essere chi dà, in quantità dovuta, ma deve esserci chi è pronto a prendere, sennò non se ne fa niente.

Una vecchia signora, di un paese vicino, che mi spiegava come si fanno i fritti di Natale, alla mia domanda (interessatissima) su quanta farina ci volesse per un impasto ideale, mi ha dapprima guardato con sorpresa, e poi con un gesto che esprimeva l'ovvietà della cosa mi ha detto: "quantu sinda pigghia!" ("quanta se ne prende"). Io ambìvo ad una quantità, e mi ritrovavo con un concetto. Ma ha ragione lei: per un impasto giusto devi metterne proprio "quanto se ne prende", non di più, non di meno. È così, io credo, in ogni relazione, in ogni confronto e situazione.

Spero che questo sia un anno bellissimo, ricco e interessante, in cui ognuno di noi trovi il modo e la misura di mettersi in gioco e insieme sia disposto a fare, e riesca a dare di sè, a chi ci sta vicino, ogni volta, proprio..."quantu sinda pigghia".


Buon pranzo.