CAMBIO | Firenze dopo Renzi. Dov’è morta Ashley Olsen. Sopralluogo sulla scena di un femminicidio

Florence, dov’è morta Ashley Olsen, non è un posto qualunque. Comunque la chiamano negli Stati Uniti, Firenze adesso ai loro occhi è una città devastata dalla violenza e dal rischio, infestata di cocaina sudamericana e macuba africani, uno spazio terzo, una wild zone sex and drug afro-euro-asiatica, una zona selvaggia, ibrida, ambigua, provvista di queer spaces urbani e centralissime, luoghi sbagliati dove si concentra qualcosa di diverso dal vizio antico e tradizionale, si annidano altre obliquità espressive della devianza e della personalità, sul filo borderline dell'eros e dello sfruttamento, angoli e locali dove è sempre meglio prestare attenzione, perché sprovvisti anche delle più rudimentali bitte o zattere di salvataggio sociale e solidale. Per molti lettori del New York Times l’assassinio della loro connazionale, avvenuto nel cuore del borgo antico fiorentino, non è mai stato un mistero velato di sesso ma un vero e proprio choc che ha causato un traumatico sgomento. Insomma un fatto avvenuto proprio in quel tanto decantato capoluogo toscano dove ha preso le mosse la trionfale marcia su Roma del nuovo Cesare Augusto italiano, l’ex sindaco della Leopolda Matteo Renzi, capace di esportare il suo modello comunale a livello nazionale, come esempio di sicurezza, tranquillità, innovazione e cambiamento. Ma ancor di più l'opinione pubblica statunitense è rimasta atterrita poichè ha scoperto come il profilo di un omicida potenziale e straniero fosse del tutto ignoto alla vigilanza pubblica e ai servizi di intelligence, aggiungendosi pure il reale stato di degrado sociale e civile in cui si trova da decenni parte considerevole, artistica e monumentale, di una delle più importanti mete turistiche internazionali, la città d’arte per eccellenza che contende ad altre capitali europee il primato globale nell’industria dell’accoglienza. Cosa è successo a Firenze, oltrepassando le seducenti immagini del nuovo, rimasterizzate alla Leopolda, quei video a buon mercato che si vedono scorrere sui megaschermi delle nuove stazioni ferroviarie dell’alta velocità, o delle finte strade e piazze ricreate all’interno degli shopping malls, libere dal traffico veicolare e dalla presenza di residenti, è il vero giallo ancora tutto da scoprire. Lo stravolgimento dell’Oltrarno è cosa nota, persino letteraria. Dopo Le ragazze di San Frediano di Vasco Pratolini, la disgregazione urbana di Firenze venne narrata dalla scrittrice inglese Magdalen Nabb, autrice di romanzi polizieschi con protagonista il Maresciallo Guarnaccia. L’altro ieri nel frattempo la brutta fine di Ashley è già diventata storia. Non resta che andare a scandagliare i luoghi di quest'ennesimo femminicidio, il primo del 2016. Per tracciarne un report estratto non a sorte ma quasi per ragione sociale e politica da una ricerca scientifica svolta dal Lapei (Laboratorio di progettazione ecologica degli insediamenti) del Dipartimento di Urbanistica e Pianificazione del Territorio dell’Università di Firenze, coordinata dal professor Giancarlo Paba e non soggetta a copyright.


_vitobarresi@Direttore Cambio


Negli ultimi dieci anni le piazze di Firenze sono scomparse, sottratte alla città vissuta e agli abitanti per essere trasformate in spazi di transito, di passaggio rapido o sosta distratta per i turisti. Presidiate dalla polizia e tenute “in ordine” da vigili, ausiliari del traffico e guardie ambientali, le piazze subiscono un processo di riduzione di accesso e fruizione, messo in atto tramite ordinanze speciali e divieti (di entrare, sedersi, stare, giocare, ecc.) emessi dal sindaco in nome del decoro urbano, della pulizia, della vivibilità, della sicurezza. Firenze è diventata una sequenza di spazi in cui si espongono merci, monumenti e architetture, immagine urbana del parco tematico internazionale dell’arte, della cultura, della storia e della moda, finalizzata alla cattura dei flussi finanziari che attraversano l’economia mondiale.

L'Oltrarno era, storicamente, il quartiere più povero di Firenze, come testimoniano certe strutture, per esempio i Bagni Pubblici, nei quali ancora oggi il sabato vengono a fare la doccia più di cento persone, o l’Albergo Popolare, servizi che non avrebbero mai fatto costruire, ad esempio, a Coverciano. Santo Spirito è sempre stata una piazza “dalle molte vite”, frequentata da tipi di persone anche molto diverse tra loro.

Luogo in cui si realizza una presenza relazionale tanto legata al corpo e alla materialità delle pietre e delle architetture, quanto agli affetti invisibili e alla comunicazione simbolica tra gli individui e lo spazio urbano. L’atmosfera particolare di questo luogo, che favorisce gli incontri, gli scambi e le forme di socializzazione, risente forse di alcune tracce, appena percet- tibili, di una realtà storica che ha sedimentato situazioni sociali vissute in questo spazio in tempi passati, come l’antica struttura economica del quartiere, fondata sull’artigianato, che incoraggiava le forme di interazione e la costruzione di relazioni sociali.

Il bar della piazza non era solo un luogo di ritrovo, ma anche un ufficio di collocamento permanente. Si trovava sempre qualche lavoretto da fare, per- ché serviva un aiuto a questa o a quella bottega; così, in maniera spontanea, si imparava il mestiere del pellettiere, del fabbro, del vasaio fiorentino, del vetraio, del tessitore, del falegname. In quel modo si combinava la trasmissione di conoscenze alle nuove generazioni e la costruzione di una rete di pic- cola economia di quartiere.

La tradizione artigianale del quartiere e l’esistenza di queste strutture garan- tivano il mantenimento di un reticolo di piccole botteghe in tutta la zona d’Oltrarno. Passando per strada si veniva investiti dagli odori più disparati: legno, verniciatura, ferro bruciato, trucioli bagnati, pelli conciate, che si mesco- lavano all’odore del cibo che usciva dalle finestre delle case; oggi questi odori sono scomparsi”.

Fino a qualche decennio fa la situazione di microcriminalità era circoscritta a livello locale, tutti si conoscevano nel quartiere e la convivenza era sempre stata tranquilla. I problemi veri sono cominciati dalla fine degli anni ‘60, quando è arrivata l’eroina che si fa strada tra le fasce più povere della popolazione. Qui gli spacciatori trovarono una situazione favorevole per i loro commerci: in breve tempo Santo Spirito era diventato il quartiere dei tossicodipendenti; e da qui nasce anche la fama della piazza come simbolo dello spaccio. Molti giovani della zona sono stati falcidiati dall’eroina. Posseggo ancora una foto scattata negli anni ‘70, durante un controllo di polizia sulla scalinata della chiesa, affol- lata di ragazzi del quartiere: i giovani ritratti nella foto sono tutti morti di eroina. Ma anche durante gli anni ‘70 e fino all’inizio degli ‘80 la situazione, benché molto grave, era in qualche modo sotto controllo, perché sempre di scala loca- le. Ora non si capisce più nulla. E non è tanto il problema della delinquenza portata dagli immigrati, come sostengono in molti. La presenza di extracomunitari nel quartiere non ha mai rappresentato un problema, perché qui gli immigrati ci sono sempre stati: si stava tra poveri. Magari succedeva qualche lite tra noi, qualche piccolo “regolamento di conti” che finiva al massimo con un bagno nella fontana, ma niente di più. Ricordo che nelle sere d’estate si mangiava in piazza, si portavano fuori dalle case il cibo, i tavoli e le sedie, si faceva il fuoco e si stava tutti insieme a cena. E spesso chi passava per caso si sedeva a mangiare con noi.

“È l’una di notte in via della Chiesa. Si sentono gli schiamazzi di un gruppo di giovani. Non è una novità per i residenti, che da anni convivono con la movida molesta. Ma stavolta la scena è immortalata dalle foto di uno degli abitanti: tre ragazzi, due ragazze si fermano davanti a una delle poche macchine rimaste parcheggiate in una notte di pulizia della strada. Sistemano della polvere bianca sul tetto dell’auto, la dividono in strisce con una tessera sanitaria, arrotolano un pezzo di carta e sniffano.
 Sono italiani. Sotto un lampione, in piena vista, spavaldi, sniffano una sostanza che sembra essere cocaina. Potrebbe non esserlo, ma è difficile che si tratti di bicarbonato. L’uomo che li immortala pubblica le foto su un noto social network. Ma poche ore dopo è costretto a cancellarle, perché viene travolto da commenti allusivi, contestazioni per una presunta violazioni della privacy degli sniffatori sulla pubblica via, minacce velate: «Come potrai vedere sono del nostro mondo — si legge in un commento — Se poi sta girando come penso questa foto molto probabilmente riceverai loro notizie». L’uomo che ha scattato le foto, raggiunto telefonicamente, mette le mani avanti: «No, oltre a quelle allusioni non ho ricevuto messaggi o telefonate con minacce esplicite — dice — Ma mi fa specie una cosa: se si fosse trattato di stranieri, tutti li avrebbero presi di mira; ma visto che si tratta di “nostri”, allora in tanti si fanno venire gli scrupoli, tirano fuori i “però”». (Claudio Bozza, Giulio Gori)

Il senegalese Cheik Diaw, sentendosi braccato dagli investigatori, aveva contattato via telefono una persona in Senegal specializzata in riti di stregoneria e si era fatto preparare una macumba contro la polizia per sperare di farla franca. E' quanto emerge dalle indagini della squadra mobile di Firenze. Secondo quanto ricostruito, dopo esser stato sentito in questura come persona informata sui fatti il 10 gennaio, Cheik, temendo di essere scoperto, aveva smesso di uscire di casa, rifiutando anche di vedere la sua fidanzata, una giovane italiana. Preso dalla preoccupazione, aveva poi contattato a Dakar uno 'specialista' della macumba, chiedendo di allontanare da lui la polizia. Nella telefonata l'uomo lo rassicura di aver già preparato tutto per il rito, anche i 20 euro necessari per pagare lo stregone attraverso un'agenzia di money transfer.


Florence after Renzi. Where dead Ashley Olsen. Inspection of the scene of a femicide - Florence, where she died Ashley Olsen, is not an ordinary place. However, the call in the United States, Florence now in their eyes is a city devastated by violence and risk, infested with South American cocaine and macuba Africans, a third space, a wild sex and drug areas African-euro-Asian, a wilderness area, hybrid, ambiguous, equipped with queer spaces urban and centrally, the wrong places where focuses something different from vice ancient and traditional, lurk other oblique expression of deviance and personality, the wire borderline eros and exploitation, corners and local where it is always better to be careful, because lack even the most rudimentary bollards or life rafts and social solidarity. For many readers of the New York Times the murder of their compatriot, took place in the heart of the old town of Florence, it has never been a mystery veiled sex but a real shock that caused a traumatic shock. In short, the event that occurred in the much-vaunted Tuscan capital where he took the moves the triumphal march on Rome of the new Italian Caesar Augustus, the former mayor of Leopolda Matteo Renzi, able to export its model municipal nationally, as an example of security, peace, innovation and change. But more than US public opinion has remained terrified as he discovered how the profile of a potential murderer and foreigner was completely unknown to the public vigilance and intelligence services, adding also the real state of social deprivation and calendar year in which located for decades proportion, artistic and monumental, one of the most important international tourist destinations, the city of art par excellence that contends with other European capitals the global primacy in the hospitality industry. What happened in Florence, crossing the seductive images of the new, remastered to Leopolda, those videos cheap that you see slide on giant screens of the new high-speed railway stations, or fake streets and squares recreated inside of shopping malls , free from vehicular traffic and the presence of residents, is the real yellow yet to be discovered. The distortion of the Oltrarno is well known, even literary. After Girls of San Frediano Vasco Pratolini, the disintegration of urban Florence he was narrated by English writer Magdalen Nabb, author of detective novels featuring the Marshal Guarnaccia. The day before yesterday in the meantime the bad end of Ashley has already become history. It just has to go to probe the sites of this latest femicide, the first in 2016. To trace a report generated at random but not quite by name and policy from a scientific research carried out by Lapei (Laboratory of ecological planning of settlements) of Department of Urban and Regional Planning at the University of Florence, coordinated by Professor Giancarlo Paba and not subject to copyright. _vitobarresi@Director Change