Bruce nella nostra nostalgia a memoria di ventenni. L’Elzeviro di Venturino Lazzaro

L’Elzeviro di Venturino Lazzaro


Cari amici, buona domenica. Abbiamo cominciato col botto. Ieri sera al Circolo abbiamo celebrato l'inizio del 2016 in un modo speciale. La musica è capace di grandi cose, e inattese. Può solleticare la memoria (che a volte è nostalgia), o creare un'atmosfera (che spesso è un'emozione). A volte suscita rimpianti, passioni, struggimenti, ma mai mi è capitato di associarla a rancori, a livori a risentimenti. E sarà musica anche mercoledì prossimo, con un recentissimo libro sull'America degli ultimi decenni vista con gli occhi (e con la chitarra) di Bruce Springsteen, un sessantacinquenne amato dai coetanei, ma anche da tanti giovani e giovanissimi. La chiave di questo fenomeno è tra le pagine di questo libro da cui viene fuori, in sostanza, che un ventenne è "solo" un ventenne (con tutti gli agi e gli svantaggi), mentre un sessantenne è "anche" un ventenne, un venticinquenne, è "anche" un quarantenne e così via. Perché da quei traguardi è già passato, e ne ha assorbito gli umori, i colori, gli odori, le ansie e le speranze. E quelle speranze, quei colori, sono sepolti da qualche parte, pronti a rimbalzare e manifestarsi ancòra. Basterebbe attingere ai propri depositi, alle proprie riserve, e saper trovare, nelle polverose soffitte della nostra memoria, stati d'animo, desideri, emozioni accumulati negli anni, e messi in letargo inavvertitamente, quasi inconsapevolmente, di compleanno in compleanno. Ecco, è stato bello iniziare l'anno con la musica, che a volte sa fare da chiave (...o da grimaldello) per aprire quei depositi blindati, quelle polverose soffitte. Buon pranzo (Oggi sono al lavoro. Cucina mia moglie. Chissà...).