Cari amici, buona domenica. Anche oggi è bello, come ieri, inaspettatamente. L'anno è cominciato a "suon di musica". Mercoledì scorso, al Circolo, ripercorrendo un'epopéa Rock ho rivissuto un periodo veloce, vorace e insaziabile della mia gioventù, curiosamente e stranamente rievocato da un anziano professore, cultore di storia e di memoria. Di quel periodo ricordo ogni cosa, ogni momento. Suoni, situazioni, compagníe, scorribande, ... e la parmigiana (trovarla in frigorifero di notte, al ritorno da un sabato spinto, era un regalo di Dio. La leggevo come una ricompensa) (o come un perdòno). Mercoledì prossimo avremo il ricordo (ancóra) di una persona seria, mite, onesta, forse inconsapevole della sua importanza. Un caro professore del liceo che dieci anni fa si è allontanato, lasciando un ricordo dolce. E non potrò fare a meno di rivivere gli anni della scuola, quei giorni, quei corridoi, la differenza tra le sezioni, le risate soffocate, altre scorribande (più innocenti), altre parmigiane (meno trasgressive). La memoria è una risorsa, un alimento (a volte un rifugio), o uno sprone, un impegno. Col tempo, dìcono, si appanna, si confonde. Più tardi, poi, può mancare del tutto. Sarebbe un disastro. La memoria è un testimone da trasportare, e da consegnare in tempo. Un frammento di identità da custodire, un tentativo di continuità. La memoria è un selfie dell'eternità. Perderla sarebbe davvero un peccato (anche per la parmigiana). Buon pranzo.