Se ne parla a mezza voce ma se ne parla. E a dire il vero anche fittamente. Ed è come ritrovarsi all’improvviso straniati e prigionieri, non solo di una sfuggente malia metafisica, ma di una minaccia reale, un pericolo impressionante che sgorga potente da un campo magnetico, una zona minata che sta tra il Sud Italia e il valico di una frontiera interna e vicina, il mare, la costa, i barconi, tutta quella res nullius che è l’off limits della clandestinità e dell’immigrazione e non solo. Uomini, donne, situazioni, cellule, gruppi terroristici messi sull’avamposto e sul retroterra italiano, la Calabria della ‘ndrine e della ‘ndrangheta, situata sulla linea di fuoco della nuova guerra ingaggiata dal e contro il Califfato del vicino Oriente. Cose, storie, situazioni, del tutto impensabili che però in giorni, mesi, anni e persino decenni, sono andate molecolarmente ammassandosi fino a formare l’assetto, il profilo delle prime truppe dell’Isis in terra italiana? Per adesso solo un’immagine, la stesura letteraria di un minority report ma comunque sembiante a un vero esercito straniero territorialmente localizzato, in posti ignoti ma strategici. Che se visti da est guardando ad ovest, da sud puntando al nord sono fabbriche di clandestinità disseminate in brulle campagne isolate, roccaforti e rifugi accasati in famiglie allargate nei villaggi dimenticati del Meridione d’Italia. Proprio ai margini e negli interstizi di aree e territori già storicamente sfuggenti al controllo delle forze dell’ordine e ora abbandonate dopo un lungo periodo di predominio sotto il segno del comando, l’assoluto potere della ‘ndrangheta calabrese. Fate attenzione, però. L’avanzata dell’Isis in terra di ‘ndrangheta potrebbe essere qualcosa di più di una banale fantasia alla Philip K. Dick. Per quanto si possa catalogare narrativamente come frastornate, psicologicamente sconcertate, non di meno è certo che la Calabria di Luzzi, quella di Sellia Marina, Crotone, Rosarno, Lamezia Terme, è la faccia di una regione più che mai logisticamente sbalzata sul fronte lungo di una battaglia geopolitica incombente. Dunque non solo ricostruzione teatrale, ma rintocchi reali in un campo di orfani dove sbatte l’orologio di scenario del mondo attuale. Tanto che un’ipotesi apparentemente implausibile adesso sta assumendo i concreti contorni, le forme materiali e associative specifiche, a tal punto allarmanti, da far pensare ad una vera e propria campagna di territorializzazione dell’Isis in Calabria. D’altro canto nell’albero genealogico della Calabria, la regione ‘free zone’, zona franca o grigia per eccellenza, la periferia dell’Italia dove si gioca in allungo e in difensiva la battaglia contro le bande armate della vicina Libia, non ci sono anche il brigantaggio, il banditismo, le rivolte antistatali, l’onorata società, i sequestri di persona, l’omertà, le faide e le atroci esecuzioni delle teste mozzate?
INCHIESTA ESCLUSIVA
_vitobarresi@DirettoreCambio -
Golfo di Taranto contro Golfo della Sirte. Aveva ragione Sciascia quando sul Corriere della Sera, a proposito di un interrogatorio a Buscetta scriveva con la penna, la piuma e il piombo, l’aneddoto piccolo piccolo secondo cui “Buscetta parla con voce ferma, pacata. Quale che sia la domanda che gli si rivolge, non si innervosisce, a momenti sembra anche divertirsene. Come quando l’avvocato di Greco gli domanda se ricorda di essere stato arrestato dalla Guardia di Finanza, il tale anno, il tale giorno, nelle acque di Crotone. Che cosa vuole dire nelle acque? Domanda Buscetta: a mollo, sul bagnasciuga, su una barca. E poi chiarito il senso della domanda – risponde che non nelle acque di Crotone era stato quel giorno arrestato, ma sulla terra ferma di Taranto...”
In ogni caso forse in futuro qualcuno potrà anche redigere la storia vera della colonna infame dell’Isis in Calabria. Perché questa cronaca dovrebbe cominciare da prima, molto prima dell’ultimo arresto avvenuto all’inizio del gennaio 2016 a Luzzi, un piccolo centro agricolo in provincia di Cosenza, dove l’Isis non sanno neanche cosa significhi di nome. Qui sugli appunti dei cronisti locali restano segnati lo sgomento e la sorpresa della popolazione rimasta in paese che all’alba ha assistito ad un gran trambusto per l’arresto di un giovane di 25 anni, Hamil Mehdi, commerciante ambulante, pronto secondo gli inquirenti, a raggiungere la trincea desertica della guerra santa.
Così con frase di prammatica ‘la notizia ha fatto rapidamente il giro del paese e tutti sono increduli perchè la famiglia di Mehdi è molto conosciuta e stimata. “Ancora non possiamo crederci – affermano alcune persone di Luzzi – alla notizia di questo arresto. Lui è sempre stato un bravo ragazzo e lavorava con il padre. Ci sembra davvero impossibile“. A Luzzi la comunità dei marocchini è composta da una trentina di persone residenti ormai da anni nel piccolo centro cosentino e perfettamente integrati.’
Alla stringa ‘voce di popolo’ si aggiunge persino l’autorevole dichiarazione del ministro dell’Interno Alfano che ha espresso grande soddisfazione per l’arresto di Hamil Mehdi: “E’ stato fermato e arrestato un marocchino indagato per addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale, reato introdotto con il decreto antiterrorismo oggi diventato legge“ mentre sperduta in coda ai resecanti la blanda quanto attonita difesa del presunto foreign fighters, “sono andato in Turchia solamente per pregare.Mi avevano già contestato di appartenere all’Isis ma io ho sempre negato. Ed anche ora ribadisco che non appartengo all’Isis. Sono andato in Turchia solamente per pregare“.
Ragionevolmente, o evidentemente, queste cose non nascono dal nulla ma hanno una propria sorgente, una specifica evoluzione. Che, seguendo una geometria a punti, poi come su una mappa si possono anche collegare tra loro. Ne sanno di più i magistrati calabresi che conducono l’indagine, convinti che quel tipo lì era “pronto per andare in guerra e morire per jihad", per cui l’arresto sarebbe uno dei primi casi di applicazione della legge del 2015, in cui si contesta l’auto addestramento ai fini di terrorismo internazionale. "Il marocchino arrestato è il classico combattente straniero: lo abbiamo monitorato costantemente dopo che in estate era stato espulso dalla Turchia”, neppure i familiari conoscevano il segreto delle sue intenzioni, durante la perquisizione, i poliziotti hanno scovato nel suo zaino un paio di pantaloni militari, una pubblicazione dei Fratelli Musulmani sui comportamenti che deve tenere un buon fedele a norma del Corano, due telefoni cellulari e 800 euro, il marocchino era pronto a raggiungere gli scenari di guerra e poi fuggire in Belgio.
Già, ancora una volta ritorna il Belgio. Anche se nessuno tra gli investigatori al momento sembra propenso ad avanzare una qualche connessione, a stabilire una relazione rilevante, magari soltanto occasionale e concausale, tra la piccola comunità rurale, contadina, agricola, il campanile dell’Abbazia di Santa Maria della Sambucina e il contesto urbano di Molenbeek, il quartiere di Bruxelles assediato dalla polizia belga dove si sospetta si sia formato il commando che ha commesso gli attentati in Francia .
Tuttavia una molteplicità di X Files, documenti con dettagli molto particolareggiati, si sono incastrati come in un puzzle in cui si vede con nitididezza l’insieme delle tessere, esattamente quei punti superficialmente lontanti che si tramutano nel filo nero del terrore che avvicina la periferia sottosviluppata della Calabria con le periferie avanzate dl Belgio.
L’anamnesi penale, e l’analisi sociologica che ne fa da supporto, è quella spiegata con decisione dal Coordinatore della Dda di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, il giudice anti ‘ndrangheta che ha arrestato gli assassini del piccolo Cocò barbaramente giustiziato in una masseria abbandonata di Cassano allo Jonio, che coordina un gruppo di lavoro apposito, che ha concentrato l'attenzione sulla rete calabrese che fa capo all’Isis e al fenomeno del terrorismo islamico in Calabria. Non a caso sono state passate allo ‘scanner’ copiose informative delle forze dell'ordine confluite in passato in indagini già svolte. Massima allerta verso il carcere di Rossano dove recentemente alcuni terroristi detenuti esultarono per gli attentati di Parigi, effettuando un costante monitoraggio delle persone che visitano i congiunti reclusi.
Le indagini sulla ‘connection’ che collegherebbe la Calabria, persino pezzi sommersi e inabissati della ‘ndrangheta locale e il terrorismo islamico, potrebbero espandersi come un fiume in piena. Anche se non sarà facile mettere una pietra sopra sui fallimentari precedenti giudiziari. Emblematico in questo senso resta il caso dell’imam della moschea di Sellia Marina e del figlio, accusati, arrestati e poi scagionati dalla pesante accusa di far parte di una piccola Al Qaeda catanzarese. Dieci mesi di carcere, arrestati a seguito dell’operazione «Nostalgia», accusati di attività di terrorismo internazionale, rimessi in libertà immediata, con sentenza del tribunale del riesame del capoluogo regionale che legittimò i ricorsi dei difensori, annullando l’ordinanza cautelare del giudice per le indagini preliminari.
Un’indagine inutile che si sbriciolò di fronte all’evidenza. Plateale l’insussistenza di un debolissimo teorema elaborato dai magistrati sulla base di un’inchiesta svolta dai poliziotti della Digos di Catanzaro. Dove si ipotizzavano presunte attività di addestramento alle azioni violente con finalità di terrorismo, radicalizzazione e proselitismo nei confronti di appartenenti alle comunità islamiche, operando su rete internet per procurarsi e divulgare documenti multimediali di armi ed esplosivi, e software per il sabotaggio dei sistemi informatici. E adesso si scopre che quella dei tre marocchini, dipinti come come pericolosi esponenti del terrorismo jihadista, descritti come criminali senza scrupoli pronti a realizzare attentati eclatanti e spettacolari per dare slancio planetario alla jihad globale, era tutta una fiction, soltanto una fantasia.
Inesistenza della piccola Al Qaeda di Calabria. Nonostante l’ultima prova fatale, rivolta all’imam di Sellia Marina per aver pronunciato, durante i colloqui in carcere con i familiari, appresa la notizia dell’uccisione di Osama Bin Laden, minacce ai ministri Frattini, Calderoli e Maroni.
Isis in the land of 'Ndrangheta. The black thread that binds with the Molenbeek Calabria - He speaks in a low voice but not talk. And to tell the truth even thickly. And it is like being suddenly as alienated and prisoners, not just a fleeting spell metaphysics, but a real threat, a danger impressive gushing from a powerful magnetic field, a mined area that lies between the South of Italy and the pass an internal border and near the sea, the coast, the boats, everything that res nullius that is off limits of secrecy and immigration and more. Men, women, situations, cells, terrorist groups put sull'avamposto and Italian background, Calabria's 'ndrine and the' Ndrangheta, located on the firing line of the new war waged by and against the Caliphate of the Near East. Things, stories, situations, totally unthinkable but in days, months, years and even decades, have gone molecularly massing to form the structure, the profile of the first ground troops Isis in Italian? For now just an image , the drafting of a literary minority report but semblance of a real foreign army geographically localized, in places unknown but strategic. Which when viewed from the east looking west, from south to north pointing. Clandestine factories scattered barren countryside isolated, arranged marriages in extended families in the abandoned villages of southern Italy, on the margins and in the interstices of areas and territories already historically elusive to control the police. And now abandoned after a long period of dominance under the sign of the command, the absolute power of the 'Ndrangheta in Calabria. Be careful, though. The advance in the land of Isis' Ndrangheta could be something more than an ordinary fantasy to Philip K. Dick.Per than you might categorize as narratively dazed, bewildered psychologically, nevertheless it is certain that Calabria Luzzi, the Sellia Marina, Crotone, Rosarno, Lamezia Terme, is the face of a region more than ever logistically embossed on the front along a geopolitical battle looming. So not only reenactment, but chimes real in a field of orphans where slams clock world scenario attuale.Tanto that the hypothesis seemingly implausible now are taking concrete contours, shapes and materials specific associative, so much alarming , to suggest a real campaign of territorial Isis in Calabria. The other in the family tree of Calabria, the region 'free zones', or gray zone par excellence, the outskirts of Italy where you play in reach and in a defensive battle against the armed gangs of neighboring Libya, there are no Also the robbery, banditry, riots anti-state, the honor society, the kidnappings, the silence, the feuds and the atrocious executions of severed heads? _vitobarresi@DirettoreCambio