Se c’è una cosa che di questo viaggio di Mattarella a Catanzaro bisognerà ricordare, di certo sarà quella di un ennesino Presidente della Repubblica che non riserverà alcuna verà novità strutturale e progettuale per la Calabria. Anzi nel segno persino sfacciato e disinvolto di una continuità storica che oltrepassa la stessa linea dell’immaginazione al potere Mattarella, a differenza dei Napolitano, degli Scalfaro, dei Ciampi, dei Cossiga, dei Saragat e via elencando, questa volta porta in dono alla regione più maltrattata e saccheggiata dalle vecchie logiche di scambio e di rapina della politica nazionale e locale, a questo lembo martoriato dal crimine e dalla malapolitica (tuttora uno sfasciume marchiato a fuoco dallo spietato contrassegno di un ceto di governo e opposizione che ne ha devastato potenzialità, speranza e bellezza) la firma in calce sui decreti di nomina di due nuovi sottosegretari, entrambi in perfetta uniforme di prima e seconda repubblica, di cui una risaputa campionessa del cambio di casacca, riconosciuta olimpionica del gattopardismo in ogni stagione e l’altro famoso al gossip romano e cosentino per le sue ormai arcinote sollazzevoli battute di caccia al cinghiale. Anzi Mattarella, quasi seguendo il filo logico di un suo sempre misurato, accorto e vigilato passato di politico di lunghissima e inossidabile carriera democristiana, giovane e orgoglioso moroteo ma simpatizzante dei gloriosi e potenti capi corrente della mitica Sinistra di Base, tra cui troneggiava il calabrese 'don' Riccardo Misasi, ritorna in Calabria proprio come Lassie andava a casa, per riannodare i ricordi e le amicizie sparse di un mai sgualcito album di famiglia, ciondolando dall’alto del canuto laticlavio sul filo dell’amarcord, tra i sapori antichi della ricerca del tempo perduto e le nuove responsabilità istituzionali nell’era all’istante fulgida e solare del neoscelbismo alla Matteo Renzi. Tuttavia, a differenza del suo predecessore scudo crociato Giulio Andreotti, il Presidente Mattarella non verrà a porre una qualche prima pietra come un tempo, sterminando gli agrumeti secolari della Piana di Gioia Tauro, né tanto meno verrà a inaugurare una nuova fabbrica per dare sollievo e occupazione ai tanti giovani e donne disoccupati, bensì a inaugurare una faraonica piramide residenziale dove alloggia, a mezzadria con il Consiglio regionale a Reggio Calabria detto l'Astronave, un potere regionale che in oltre quarantanni di vita e attività è stato il più iniquo, corrotto e inquinato regime di amministrazione regionale che si annovera nell’intera storia del regionalismo. Una Regione Calabria che per quanto voglia cambiare il proprio look architettonico certo non potrà nascondere un passato indegno fatto più di cronaca nera che di politica vera, a tal punto da aver così schifato gli elettori che, convocati nelle più recenti elezioni, sono stati letteralmente costretti a disertare in massa le urne, facendo salire alle stelle il tasso di astensionismo e di abbandono della democrazia, della partecipazione sovrana e popolare. Una sconfitta e un'onta che forse si farebbe meglio a non nascondere a Mattarella.
_vitobarresi@DirettoreCambio
Siamo di fronte a una regione deformata dal fallimento dei programmi di sviluppo. L'asimmetria dell'arretratezza nella condizione umana contemporanea, tra recessione economica e regressione socioculturale, hanno riportato le lancette del tempo all’anno 1965. Come allora, il Pil pro capite del Sud in rapporto al Centro Nord è tornato indietro di cinquant’anni. Effetto non solo della recessione ma di una revisione del Pil, con l’Istat che ha inserito nei conti regionali attività illegali come il consumo di droga, più forte al Nord per la verità, e la prostituzione. Il ritardo del Mezzogiorno nel 2012 era del 42% secondo le vecchie metodologie di calcolo ed è balzato di ben tre punti al 45% per effetto dei criteri statistici aggiornati.
Nel 2015, per l’assenza di politiche di riequilibrio, la situazione è ancora peggiorata e il ritardo del Sud rispetto al Centro Nord è salito al 45,8%; questa volta per responsabilità di carenti politiche pubbliche e non per diversi conteggi statistici. Siamo, dunque, di fronte a una crisi nella crisi, al ritorno del sottosviluppo con i suoi nuovi caratteri di dipendenza regionale.
La Calabria resta così sospesa tra due ponti, l’uno immaginato e mai realizzato sullo Stretto e l’altro crollato in mezzo al Pollino, non solo metaforicamente tra un enorme potenziale di ricchezza, davvero di livello svizzero o canadese e una estrema povertà sociale, generazionale, costretta nella doppia andatura dell’emigrazione delle sue giovani generazioni e l’immigrazione da altri Sud del mondo.
Vano, ma comunque auspicabile, aspettarsi da Mattarella un qualche cenno a tale miserevole curriculum della vita pubblica regionale, la stessa che continua ancora oggi a essere mantenuta in pugno e sotto scacco da un personale politico praticamente immortale e invulnerabile che vanta tra i suoi membri persone che godono di triple e quadruple pensioni, oltre che di laute indennità e vitalizi, tali da farli assurgere e superare per livelli di reddito e proprietà accumulate a quei grandi agrari, qui Baroni controluce di cui Leonida Repaci scriveva che dalle loro case nobiliari non usciva neanche il fumo di una candela?
Certo sappiamo che sul Sud, sulla Calabria, Mattarella non avrà né parole né proposte nuove. Il suo discorso in Calabria come altrove nel Mezzogiorno che ha pagato più di altre parti del Paese la crisi e la recessione economica in termini di spopolamento, collasso demografico ed emigrazione non conterrà richiami né a Gramsci, né a Salvemini, né tanto meno a Guido Dorso o a Nicola Zitara. Non lo potrebbe fare perché tali meridionalisti non sono identici alla struttura morotea e centrista della sua biblioteca di valori, composta secondo formule e manuali che rimandano alle convergenze parallele dello statista pugliese. Quello di Mattarella è uno schema ormai consolidato da oltre 150 anni di Unità Nazionale, la strada a senso unico che è sempre stata un vicolo cieco per la Calabria e il Meridione.
The Grand Tour of Mattarella in Calabria reduced without lights - If there's one thing about this trip of Mattarella in Catanzaro have to remember, certainly it will be that of a ennesino President of the Republic who do not reserve any real novelty and structural design for Calabria. Indeed the mark even brash and confident of a historical continuity that goes beyond the same line of the imagination to power Mattarella, unlike Napolitano, the Scalfaro, the Ciampi, the Cossiga, of Saragat and so forth, this time brings a gift to the region most abused and plundered by old logic of national politics and local exchange and robbery, in this strip battered by crime and bad politics, still a tumbled branded by the merciless mark of a class of government and opposition that has devastated potential, hope and beauty, the signature on the decree of appointment of two new secretaries, all in perfect uniform for the first and second republic, one of which is well known champion of change of team, recognized the Olympic gattopardismo in every season and the other to the famous Roman gossip and casentino now very well known for its hunting boar. Indeed Mattarella, almost following the logical thread of his always measured, prudent and guarded past of long political career and steel Democrat, young and proud moroteo sympathizer but glorious and powerful current leaders of the legendary Left Basic, including dominated the Calabrian Don Riccardo Misasi, returns to Calabria just like Lassie went home to pick up the scattered memories and friendships of a never crumpled family album, dangling from the hoary laticlavio dell'amarcord on the wire, between the flavors of the search lost time and the new institutional responsibilities era instantly radiant and solar neoscelbismo Matteo Renzi. However, unlike its predecessor crossed shield Giulio Andreotti, President Mattarella will not come to put some foundation stone as a time exterminating the citrus groves of the Piana di Gioia Tauro nor will usher in a new factory to give relief and employment to many young women and the unemployed but to inaugurate a pharaonic pyramid of a regional power that in over forty of life and activity was the most unfair, corrupted and polluted system of regional government that includes the entire history of Italy. A region of Calabria that wants to change their look as architectural certainly will not hide a past unworthy fact that most of the crime of real politics, to the point of having so disgusted voters who have been called up in the most recent elections to desert en masse urns by skyrocketing rates of absenteeism and neglect of democracy, sovereign and popular participation. _vitobarresi@DirettoreCambio