Signora Presidente, Governo, cari colleghi, eccoci qui oggi a discutere e a decidere su qualcosa che va al di là di noi e che interessa molte persone, che molti di voi chiamate «diversi» o con peggiori titoli (dei quali in questa sala abbiamo ottimi creatori), ma certamente uguali nel bisogno di veder riconosciuto il sentimento più adorato e svenduto della storia dell'umanità: l'amore. Persone uguali, quindi, persone bisognose di quel diritto universale che può essere chiamato diritto d'amore, tant'è vero che proprio Dio stesso è considerato amore e gli antichi greci ne avevano persino due: Eros e Agape. Questa non è una legge progressista; è una legge, tanto per usare il solito motto, che ci chiede l'Europa. Siamo qui a rincorrere altri Paesi, come la Spagna, che ha adottato la legge sulle unioni civili nel 2005, il Portogallo, che l'ha adottata nel 2009, la Francia, che l'ha adottata nel 2013, l'Islanda e gli Stati Uniti, che l'hanno adottata nel 2015. Là, nel Paese neoliberista per eccellenza, la Corte suprema ha stabilito che il matrimonio è un diritto garantito dalla Costituzione anche alle coppie omosessuali. E da tutti questi Paesi non sono mai arrivate notizie allarmanti o preoccupanti sulle conseguenze dell'applicazione di tali leggi. Anzi, gli studi dicono il contrario. Questa legge, da un lato, è la dovuta e necessaria riorganizzazione di ciò che è stato sancito da molto tempo in tanti Paesi democratici (anche la Corte europea dei diritti dell'uomo nel 2015 ha condannato l'Italia per non prevedere alcuna forma di riconoscimento delle unioni fra persone dello stesso sesso), dall'altro invece questa legge, anche se opinabile nella forma e nella struttura, che renzianamente non è passata al vaglio della Commissione, è comunque una rivoluzione copernicana sotto l'aspetto ideologico e sociale, legata all'identità di genere e ai diritti umani e civili; una rivoluzione legata al riconoscimento sociale e alla tutela di coloro che per vari motivi, legittimi o illegittimi, non possono appellarsi all'istituzione del matrimonio, ancora troppo egemonica per quanto riguarda l'eterogeneità sessuale.
di Laura Bignami
Senatore della Repubblica
Gruppo Misto (Movimento X)
Sarebbe bastata una piccola modifica alla Costituzione, come fatto in Irlanda, e non avremmo avuto più il bisogno di questa legge e dei suoi compromessi, ma purtroppo la percezione della gravità delle modifiche costituzionali è inversamente proporzionale alla percezione della gravità dell'applicazione di un diritto naturale. Questo è quello che sta succedendo. Non nascondiamoci dietro alle espressioni politically correct. Ho sofferto e ho votato no alla riforma costituzionale, perché ledeva i diritti di tutti i cittadini, perché impediva a ciascuno di noi la scelta del proprio rappresentante in Parlamento, ma nessuno mi ha mandato e-mail, nessuno mi ha fatto una richiesta, nessuno dei benpensanti si è fatto avanti cercando di convincermi del contrario.
Ora che si danno dei diritti ad una minoranza di cittadini, molti si ergono sulle barricate per impedire che vengano riconosciute le unioni civili. Non nascondiamoci dietro alle espressioni politically correct. Il cosiddetto problema del trade-off, inteso nel senso di scelte politiche mirate al consenso in termini di voto, non mi riguarda, perché non sono in un partito tradizionale o in un movimento autocratico a caccia di voti, ma devo solo - si fa per dire - rendere conto a coloro che considero miei elettori e a tutti i cittadini che interpello nella vita reale e digitale. Ho solo bisogno di risposte democratiche e rispettose dei diritti umani e costituzionali con cui confrontarmi.
Gian Antonio Stella ci ricorda, in un suo libro, quanto l'omofobia sia stata presente nella storia umana, senza esclusione alcuna, passando dagli antichi fino ai giorni nostri, ricordandoci in particolare che fino a poco tempo fa il rifiuto e il disprezzo verso gli omosessuali era trasversale e bipartisan.
Dalle persecuzioni naziste con lo sterminio nei campi alle cure ormonali obbligatorie degli inglesi, dalla destra alla sinistra, tutti insieme appassionatamente, passando per il centro e senza dimenticare la Chiesa; purtroppo la mia cara Chiesa, anch'essa lontana dalle invocazioni di tante minoranze interne, tra cui Don Gallo, a me tanto caro. Voglio a tal proposito ricordare Alfredo Ormando che nel 1998 si diede fuoco in Piazza San Pietro per ricordare tutti coloro che hanno sofferto a causa di se stessi, innocenti, nella propria naturalità. Queste le parole che ha lasciato: «Spero che capiranno il messaggio che voglio dare: è una forma di protesta contro la Chiesa che demonizza l'omosessualità, demonizzando nel contempo la natura, perché l'omosessualità è sua figlia».
Due sono i concetti ideologici reali e portanti, legati a questa proposta di legge: l'omosessualità in sé da un canto, e la genitorialità omosessuale dall'altro. Ma se un genitore non omosessuale può avere un figlio omosessuale non capisco perché non possa valere il reciproco negato della proposizione suddetta, valido nella logica e nel contenuto. Non mi chiedo perché un genitore omosessuale possa avere un figlio; mi chiedo, invece: perché no? Non chiedo perché un genitore omosessuale non possa avere una famiglia; mi chiedo, invece: perché no? A chi affidiamo i figli abbandonati? Ah, dimenticavo, abbandonati da chi? Da una famiglia! Da una famiglia tradizionale. Tradizionale? E su quale tradizione? Su quali tradizioni sono basate le nostre famiglie? La posizione della donna è stata equiparata al marito da pochi decenni. Sono queste le tradizioni?
In Italia fino a poco tempo fa esisteva il delitto d'onore, fino al 1975 c'era un uomo a capo della famiglia, per anni in contrasto con la nostra Costituzione, ma nessuno ha mai detto niente. L'80 per cento degli abusi sessuali sui minori avviene in famiglia, nelle nostre famiglie e un'altra piccola parte anche in parrocchia. Sono queste le vostre tradizioni? È questa la vostra famiglia? Quella di cui parlate? L'Italia è al primo posto in Europa per il turismo sessuale. Che ci andate a fare là? Sono queste le vostre tradizioni?
Solo nella mia Busto Arsizio vengono effettuati in media 200 aborti l'anno. Dalla relazione del Ministero della salute relativa alla tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza scopriamo che le interruzioni di gravidanza sono quasi 100.000 all'anno! Come sono 100.000 i bambini che mancano all'appello tra gli immigrati clandestini. Che fine hanno fatto? Si potevano aiutare diversamente queste donne? Perché voi cattolici non vi occupate di tutti questi bambini e, pardon, feti con lo stesso fervore di oggi sulle comode poltrone dei salotti televisivi? Non hanno anche quelli dei diritti naturali? Tacete. Per forza: che c'è da dire? Quanti si sarebbero potuti salvare e dare in affido a chi vuole amare? Quanti di fronte alla non-vita avrebbero scelto diversamente? E dell'esempio? Che avete da dire? La metà è separata, e più della metà dei non separati tradisce. Tradisce il marito, tradisce la moglie, e contemporaneamente tutti i figli. Anche questi sono dei bambini.
Torniamo ai figli abbandonati: a chi diamo tutti i nostri figli abbandonati? Quante tipologie di famiglia educativa differenti da una coppia eterosessuale conosciamo? Case famiglia, istituti laici e religiosi, comunità. Eppure queste le tolleriamo, anzi, in molti casi le stimiamo e le portiamo ad esempio e in alcune ci rinchiudiamo persino i vecchi e i disabili. Non sono forse esempi di famiglie? Credete sia meglio la suora dei «Blues Brothers» a una coppia omosessuale per accudire un ragazzo?
Il nocciolo della questione è tutto concentrato nella relazione e nella presenza del rapporto sessuale e della sua tipologia. La dimensione del rapporto sessuale con il quale un'unione manifesta il suo amore. Evitandolo o praticandolo. Le società e le religioni hanno sempre puntato, durante il corso dell'intera umanità, al controllo della sessualità, in un modo o nell'altro, da un eccesso all'altro, sempre con due obiettivi: da un lato, quello di garantire gli equilibri sociali e la sopravvivenza stessa della società e, dall'altro, quello di esercitare il potere di controllo delle classi dominanti e del sistema religioso.
Questa dimensione del rapporto sessuale e delle forme che esso prefigura è determinante nella discriminazione del lecito e dell'illecito, del confine tra l'amore e lo sfruttamento del corpo, l'insulto e la violenza verso l'altro. È facile distinguere dove manca il rapporto di reciprocità e dove il tutto si riduce a mercificazione, violenza e stupro, ma l'omosessualità non è parte di questo discorso. Questo appartiene al collettivo, mentre invece è la pedofilia la cosa mostruosa che avete in mente . Infatti, in molte delle sopracitate famiglie e comunità si è insinuato il vero orrore, quello dell'abuso dei minori, della pedofilia e della violenza, talvolta omertosamente nascosto dalla comunità e dalle figure religiose responsabili o colpevoli, mascherate dalla parola «peccato», facile cortina, surrogato della parola «reato».
Se giustamente possiamo inserire la pedofilia nella «politica del disgusto» e nel disturbo della sessualità, non possiamo e non dobbiamo farlo per l'omosessualità, definita dall'Organizzazione mondiale della sanità, il 17 maggio del 1990, una semplice variante naturale del comportamento umano (ma forse si pensava tutti al campionato del mondo di calcio).
Il sì a questa legge, senza il ricatto della fiducia, vista come estensione di diritti che nulla tolgono alla libertà altrui, è veramente semplice, se non per un punto critico, quello relativo all'adozione; ma critico solo se interpretato come mezzo di bieca volontà di sopraffazione altrui per il soddisfacimento del proprio egoismo narcisistico; egoismo, vogliamo puntualizzare, non ad uso esclusivo di una particolare identità sessuale. Però, riguardo a questo punto, la legge Cirinnà non consente l'adozione se non nel caso straordinario, previsto dalla legge sull'adozione del 1984, quello relativo cioè all'adozione del figlio del compagno, che può essere seguito con attenzione dalla legislazione senza incorrere nella ratifica della pratica illegale dell'utero in affitto, proibita dalla legge n. 40. È proibito per tutti.
Quindi, se ci atteniamo a questo punto, non temiamo particolari problematiche. Siamo consci di lasciare aperto uno spiraglio importante per il futuro, quello dell'adozione, e quello di spingersi fino al riconoscimento totale del matrimonio anche per le coppie dello stesso genere. Riconoscimento che in moltissimi Paesi, come già detto, è già avvenuto e che da noi potrà avvenire in futuro, magari dall'evidenza dei risultati positivi di questa legge negli altri Stati.
Noi del Movimento X Abbiamo posto sul web il disegno di legge Cirinnà, sottoponendolo al parere dei cittadini della rete. Abbiamo visto che la rete ad oggi non è assolutamente rappresentativa dal punto di vista dell'universalità e della rappresentatività, specialmente quando i voti e le risposte sono poche centinaia o poche migliaia; ma sappiamo che non lo è neanche la piazza, i cui numeri oramai sono manipolati dai media e dagli stessi promotori. Entrambe, però, sono dei campioni di rappresentatività che vanno considerati e rispettati. Con rammarico dobbiamo anche dire che la questione delle unioni civili ha denotato una grossa inciviltà di molti, sia in rete che in piazza, da entrambe le fazioni, che hanno concesso ai media l'ennesima distrazione da ciò che attanaglia davvero la nostra Repubblica: la mancanza di lavoro.
Don Gallo, con cui volevo terminare il mio discorso diceva: «Non ho intenzione di sostituire il cliché diffuso che presenta l'omosessuale tutto in negativo con quello che lo presenta tutto in positivo; non esiste un tipo unico e riconoscibile di omosessuale e di omosessualità. Esiste solo la persona. Mi pare di poter dire a tutti, in particolar modo a chi si definisce cristiano, che proprio l'ascolto delle persone fa scoprire una grossa base comune, dove le differenze sono molto meno rilevanti di quanto si pensi. Saper tenere insieme il rispetto delle diversità e la gioia di ritrovare sintonie è il segreto della convivenza. Quando è stata indetta l'assemblea festosa del "Genova pride" ho sofferto per il silenzio della mia Chiesa (...). Era una buona occasione per aprire il dialogo (...).
Queste anime vanno salvate non dal loro orientamento sessuale, ma dalla solitudine. Io c'ero, ero sul carro colorato (...) e Gesù era in mezzo a noi. (...) L'Amore tra uguali non è diverso». Forse oggi, per la prima volta, voterò insieme alla maggioranza e sarà un raro caso dove le necessità di una minoranza, anzi i diritti di una minoranza, si faranno legge. No, oggi la maggioranza si farà minoranza e il diritto farà un passo in avanti, insieme alla vera democrazia, quella dello spirito e non dei numeri.
Citando il miglior presidente mancato della nostra repubblica Stefano Rodotà: “Non sarebbe la prima volta che la conquista di spazio e di cittadinanza da parte di minoranze ha come conseguenza l’arricchimento e la ridefinizione di libertà e diritti per tutti.” Ma, aggiungo io.. “Madre, ecco tuo figlio! Figlio, ecco tua Madre.” Non era una famiglia naturale, ma era il segno dell’amore di Dio, che va al di là delle leggi e sancisce l’amore che da lui arriva. Prendiamo esempio dalla filosofia di quell’uomo, un girovago non sposato, seguito da una piccola e variegata umanità. Facciamo tutti uno sforzo non in nome del diritto, in nome di quell'amore che ci rende felici e dà pienezza alla nostra vita."