Con La Rosa Tatuata, un film del 1955, Anna Magnani vinse il premio Oscar come migliore attrice protagonista, prima attrice italiana ad essere premiata agli Academy Awards. Il film venne da un’ idea di Tennesee Williams che scrisse il testo proprio per la Magnani sperando che l’attrice andasse Brodway. Ma Anna, insicura del suo inglese Magnani, accettò invec di farne un film, con la sceneggiatura di Tennesee Williams e la regia di Daniel Mann.
Una storia di famiglia di grande attualità quella degli immigrati siciliani che vivevano in Louisiana. Serafina Delle Rose, sposata per procura, come accadeva spesso in quell’epoca, con Rosario Delle Rose, un ragazzo bellissimo, dal fisico perfetto, con una rosa tatuata sul petto, di cui si era innamorata.
Tutto si gioca attorno alla scena simbolo del film quando Serafina, racconta di aspettare un altro figlio chiedendogli di promettere che il suo sarebbe stato l’ultimo viaggio col camion, abbracciandolo con sentimento, passione, amore. Rosario perderà la vita poco dopo in un incidente stradale a causa del mancato rispetto di un posto di blocco.
Sessantanni dopo si cantano ancora i ricordi, s’incide la memoria della straordinaria attrice italiana. Qui di Nannarella, la romana, la popolana, la dea dentro di noi, la Nannarè sorprendente che nascondeva il segreto nativo, quel padre calabrese che la rinnegò, amato segretamente ma non corrisposta, sentimento deificato, emozione rimossa, lasciò nei suoi occhi il sogno calabrese di una grande donna.
Romana al cento per cento ma di stampo bruzio, figlia di un cosentino e di una romagnola che la legittimò Magnani, Anna è cammeo del mondo popolare. E ci sembra di udire ancora la voce arsa e calda di Anna Magnani e vederne gli occhi uguali a quelli di Teresa Talotta Gullace, la calabrese sconosciuta ma forte come un cuore di donna narrato da Corrado Alvaro, che s’intrecciano nella trama di simboli e storie, memorie e rinunce, paternità negate e certamente amore, terra, maternità e passione, paternità e fede ma anche illusione e dolore. Anna la più grande attrice del cinema italiano del novecento, figlia mai ri- conosciuta e rinnegata di un calabrese, Teresa, la donna originaria di Cittanova, in Calabria, che ispirò il film più celebre dell'attrice romana, "Roma città aperta".
Due personaggi che senza mai incontrarsi mai ritornano a ritrovarsi unite indissolubilmente. Anche così lo sguardo vero della Calabria ha sempre saputo dare di più e meglio all’Italia e al paese. Senza mai chiedere null’altro in cambio se non il rispetto.