CAMBIO | Ritratto di un Italia depressa in uno stagno

L'Elzeviro di Venturino Lazzaro


Cari amici, buona domenica. È quasi buio oggi, e forse piove. Una sorta di nevrosi azzanna i nostri vertici, politici e non, e ogni occasione diventa un palcoscenico, una sala di posa (che sia l'aliena e fatale alta moda, o un inèdito incontro etico-mistico tra Papa e industriali, poco importa). Chissà cosa avranno da dirsi. La nevrosi è una reiterazione di gesti (i più vari e diversi) nel tentativo di compensare chissà quale danno pregresso, chissà quale trauma, chissà quale lontana ferita. E così, anche sfornare riforme a palate, a prescindere dal come, dal quando, dal modo, sembra quasi un tentativo affannoso di riparare voragini (proprie ed altrui), aperte col tempo, e mai misurate. E noi? Beh, ognuno alimenta come può le proprie nevrosi, e quindi parliamo di tutto, in libertà. Ed è un piacere speciale, e un sollievo, spaziare da Montale a Darwin, dall'economia Keinesiana a Svevo, alla nevrosi (appunto), alla depressione, alla tubercolosi, al web, alla follìa, alla consapevolezza, al pecorino, ai mandarini marzòli. Anche ai mustazzòli e ai sigari toscani. Con qualche accenno anche al vino e ai carciofini. È bello e liberatorio, e terapeutico, perchè domani inizia un'altra settimana, e siamo pronti ad ascoltare nuove notizie, nuovi incontri salvifici, nuove riforme. Tutto sembra in movimento, dovunque, ma non qui. Nella nostra Calabria ("dolente") a tanto movimento non sembra seguire alcuno spostamento. Anzi, sembra uno stagno. E quindi parliamo anche di questo (dobbiamo), siamo fiduciosi e ci prepariamo. Mentre intanto reiteriamo le nostre nevrosi, ognuno a suo modo. Oggi roast beef di maiale (una squisitezza) con patate, (reiterate, ma sottili, a moneta, questa volta). Buon pranzo.