CAMBIO | La questione bancaria alla prossima svolta del governo Renzi

Con la retorica del suo solito ottimismo, sempre pronto a mettersi alla guida della macchina del tempo per lusingare la pubblica opinione con i fastosi traguardi raggiunti in avvenire, Matteo Renzi fa comunque finta di non aver paura di un'altra macchina quella del fango e dello scandalo che monta di giorno in giorno attorno al sempre più opaco e perverso intreccio che le cronache allestiscono tra banche e governo. «Ladri! Ladri! Andate in galera, politici e banchieri, corrotti e corruttori!» non sono invettive rivolte ieri a Montecitorio contro il governo dai banchi dell’opposizione a 5 Stelle, ma le parole che nel lontanissimo 1892 si udivano risuonare sotto l’ampia campata della Camera dei deputati. Tutto ciò per dire che nella politica come nella memoria nazionale c’è sempre un giorno dell’eterno ritorno. Allora, e non sappiamo se anche oggi, la collusione affaristica intaccò i più alti ranghi istituzionali con eminenti personalità, tra cui il governatore della Banca Romana, Bernardo Tanlongo, accusato di truffa e falso in bilancio, un po’ come l’onorevole Verdini, e fu Giolitti, in qualche modo come Renzi, a nominarlo senatore per godere della relativa immunità, in questo caso a farlo entrare nell’ibrida maggioranza del Partito Democratico. A scorrere le cronache di questi crack bancari, fallimenti e intrighi, avvenuti specie in Toscana, non si sarà lontani da scorgere ombre inquietanti, che pure i magistrati di Firenze, coordinati dal procuratore generale del capoluogo fiorentino Giuseppe Creazzo, non hanno mancato di rilevare, così come in quei tempi di Regno Sabaudo e Banca Romana non mancò l’assassinio del direttore generale del Banco di Sicilia, Notarbartolo, su mandato del deputato Raffaele Palizzolo, braccio destro di Crispi nella capitale dell’isola, per un giro vorticoso di speculazioni e di illegalità che coinvolgevano, ieri come oggi, la rete delle piccole banche popolari. Come dicono i parlamentari dell’opposizione grillina, adesso Renzi non ha più tempo per tergiversare né d’imboccare vie di fuga. Tocca a lui e al suo PD prendere atto che in Italia tra politica e concentrazione/disseminazione bancaria vi è in atto un palese corto circuito che richiede una chiara e specifica risposta politica. Certamente sta in questo intricato sovrapporsi di scandali delle banche cooperative, voragine del Monte Paschi, ‘suicidio’ di un suo manager, inchieste in corso sulle infiltrazioni mafiose in pezzi Unicredit, ingresso nella maggioranza di Verdini, lotta alla corruzione e al ‘signoraggio’ di determinate cricche politico finanziarie che detengono l’oligopolio finanziario e creditizio nel Paese, che si sta svolgendo la battaglia politica nazionale. L’accelerazione in atto è tutta dentro la stesura dell’agenda-setting dei prossimi mesi. Se cioè la priorità toccherà allo scandalo bancario o alla campagna di Libia.


_vitobarresi@camBioQuotidiano


Gli analisti dicono alla fine che lo stesso Renzi poco ha fatto di fronte alle regole europee per cui secondo il cosiddetto ‘bail in’ l’intervento del fondo di garanzia dei depositi nella risoluzione delle crisi bancarie è possibile solo con la partecipazione ai costi del fallimento oltre che dei soci anche dei detentori delle obbligazioni subordinate e di depositi superiori ai 100 mila euro. Anzi non ha pressato più di tanto in questi due anni, eseguendo il dettato di Bruxelles sul salvataggio delle piccole banche, di fatto anticipando il bail in già nel 2015.

Mettere in atto tecniche di mascheramento degli scandali e delle responsabilità, magari utilizzando ben orchestrati mezzi di comunicazione di massa, testate e giornalisti al soldo pubblico del parastato della politica dominante, quanto potrebbe aiutare per uscire rapidamente dal circolo vizioso che stringe crisi bancaria/corruzione/questione morale in cui si stanno dipanando i destini personali di Renzi e quelli politico parlamentari della sua maggioranza?

Abbastanza poco se poi tutto questo potrebbe risultare controproducente, poiché in tema di denari le risposte sono poche e univoche: o la soddisfazione del danno oppure la verità con le conseguenze per i responsabili.

Da qui gli interrogativi che di giorno in giorno diventano più pressanti sul ruolo che sta assumendo su questo tema e altri connessi quale quello dei mutui, delle morosità e dei debiti, banche cooperative, sofferenze garanzie immobiliari in maniera sempre più confusa e spesso ambigua proprio il Parlamento, cioè la massima istituzione rappresentativa del sistema democratico.

E’ veramente il luogo garantito di un dibattito vero e dell’iniziativa politica, oppure si sta disponendo a registrare supinamente scelte in tema di politica bancaria studiate e decise altrove?


The banking issue at the next turn of the Renzi government - With the rhetoric of his usual optimism, always ready to get behind the wheel of time to flatter the public car with magnificent achievements in the future, Matteo Renzi is still pretend not to be afraid of another machine of the mud and the scandal that mounts day by day around the increasingly opaque and perverse interplay between banks and the government. "Thieves! Thieves! Go to jail, politicians and bankers, corrupt and corrupting! "Are not invective addressed yesterday in the House against the government from the opposition benches to 5 Star, but the words that could be heard echoing in the distant 1892 under the broad vault of the House of deputies. All this to say that in politics as in national memory there is always a day of eternal return. Then, and we do not know if even today, collusion business area nicked the highest institutional ranks with eminent personalities, including the governor of the Banca Romana, Bernardo Tanlongo, accused of fraud and false accounting, a bit 'as Mr Verdini, and was Giolitti, somewhat like Renzi, to appoint a senator to enjoy the relative immunity in this case to get him nell'ibrida majority of the Democratic Party. To scroll through the news these bank crack, failures and intrigues, which occurred especially in Tuscany, you will see not far from disturbing shadows, although the magistrates of Florence, coordinated by the Attorney General of the city of Florence Giuseppe Creazzo, have not failed to point out, as well as in those of the Kingdom of Savoy time and Banca Romana he did not fail the assassination of the general director of Banco di Sicilia, Notarbartolo, on mandate of the deputy Raffaele Palizzolo, right arm of Crispi in the capital, for a whirlwind of speculation and illegality involving the network of small banks. As they say the opposition MPs grillina now Renzi has no more time to procrastinate or take the escape routes. It's up to him and his Democratic Party to take note that in Italy between politics and banking concentration there is in place a clear short circuit that requires a clear and specific policy response. It certainly is in this intricate overlapping scandals of cooperative banks, abyss of Monte Paschi with 'suicide' of his manager, the ongoing investigations on Mafia infiltration in Unicredit pieces, the entry into the majority of Verdini, fight against corruption and to 'seigniorage' of certain financial political cliques who are in financial and credit oligopoly in the country that is taking place the battle national policy. The acceleration in place is all inside the draft agenda-setting, if that is the priority it is for the banking scandal or the Libyan campaign. _vitobarresi@camBioQuotidiano